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 2011  luglio 08 Venerdì calendario

L’UOMO, PER CASO - È UN LIBRO

da raccomandare agli esperti di alieni, che quasi sempre li dipingono con fattezze umanoidi. Forse più nanerottoli di noi, con quattro dita invece che cinque, una testolina glabra, ma comunque assai simili all’homo sapiens. Soltanto illusioni, specchio di un antropomorfismo perverso. Se anche ci fosse vita su altri pianeti, essa avrebbe assunto forme per noi inimmaginabili. Come ci ha spiegato il grande Stephen J. Gould – il vero nume tutelare dell’ultimo lavoro del filosofo della scienza Telmo Pievani, La vita inaspettata. Il fascino di un’evoluzione che non ci aveva previsto presso Cortina – se riavvolgessimo il nastro dell’evoluzione, otterremmo uno scenario radicalmente diverso da quello attuale. L’uomo non ci sarebbe più. Ogni processo evolutivo è infatti una «sequenza di eventi irripetibili e generosi». Se, per esempio, 60 milioni di anni fa un meteorite non avesse polverizzato i dinosauri , dando il via libera ai mammiferi, forse oggi, al nostro posto, ci sarebbero dei magnifici rettili piumati. Più che figli di Dio, noi umani siamo figli di quel meteorite. Pievani ha scritto un libro stuzzicante e irriverente. Non piacerà a quanti – teologi e filosofi della storia – assegnano una nicchia privilegiata all’uomo nell’universo. Corbellerie! Fra 5 miliardi di anni, prima di esplodere, il Sole si espanderà e inghiottirà la terra. La biosfera, probabilmente, si sarà già esaurita da tempo. E il bipede? Si estinguerà entro qualche migliaio d’anni, come il 99 per cento delle specie che l’hanno preceduto («Allegria!», direbbe Mike Bongiorno). In un grande libro che abbracciasse l’intera parabola del nostro pianetino (i 4,5 miliardi di anni già trascorsi e i 5 che ci attendono), l’homo sapiens non troverebbe spazio neppure in una nota a piè di pagina. Assai più rilevanti di lui sono stati i batteri e altri organismi unicellulari. Insomma, dobbiamo farcene una ragione. Siamo il frutto della contingenza, l’esito di «un’evoluzione che non ci aveva previsto». Ma scoprire che nessuna mano invisibile ha mai guidato le nostre sorti, non significa precipitare nell’orrido del nichilismo, come sentenziano i sacerdoti più corrucciati. La nostra vita, infatti, può avere un senso anche se non è incastonata in un disegno che la trascende. Perché siamo noi a costruirla, giorno dopo giorno, in un mix «di libertà e di conseguente responsabilità morale» (Gould). La storia siamo noi.