Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 8/7/2011, 8 luglio 2011
IL FATTO DI IERI - 8 LUGLIO 1899
Quando la boxe si combatteva a mani nude. Fino a metà ’800, niente guantoni per i pugili che si sfidavano in ring ottagonali, chiusi da corde e pali, per un numero indefinito di riprese. Affare per uomini rudi, come John L. Sullivan, The Boston Strong Boy, come lo chiamavano negli States, deciso a mollare la carriera di prete per entrare, 20enne peso massimo, nel gran circo del pugilato, ancora sotto le primordiali regole del London Prize Ring Rules, codice sportivo in cui, a pugni nudi, quasi tutto era permesso, ganci, montanti, diretti al naso e alla gola. Assistito da un astuto manager, John L., famoso anche per il vizio di bere e sperperare soldi in donne e scommesse, si portò a casa, in giro per l’America e per l’Europa, un bel mucchio di titoli mondiali, pronto a incontrare chiunque, anche ossi duri come tale Charlie Mitchell, l’unico, a New York, a metterlo al tappeto al primo round. Con le mani ormai tremanti per l’alcol, il duro di Boston entrerà comunque nella storia della boxe per quell’incontro dell’8 luglio 1889, durante il quale, preso da conati di vomito per essersi dissetato con whisky ghiacciato, rischierà più volte il ko. 75 round drammatici e gli ultimi del pugilato senza guantoni.