ELENA DUSI, la Repubblica 8/7/2011, 8 luglio 2011
SHUTTLE, DAI VACCINI AL CUORE ARTIFICIALE ECCO COME CI HA CAMBIATO LA VITA
Le rose non profumano nel cosmo. Il tentativo di coltivare fiori sullo Shuttle per estrarne fragranze spaziali non verrà ricordato fra gli esperimenti di successo, ora che gli hangar si stanno per chiudere sulla coda delle navicelle Nasa. Ma per ingegneri, medici e biologi, quella che finisce oggi con l´ultimo lancio dell´Atlantis dalla base di Cape Canaveral (temporali permettendo) è un´epoca ricca di risultati scientifici, in cui a testare il comportamento di piante, animali e nuovi materiali in condizioni di microgravità nel corso di 30 anni, 135 missioni e 21mila orbite non sono stati solo scienziati blasonati, ma anche aziende (come nel caso della International Flavors and Fragrances rimasta delusa dalla rosa sbocciata in orbita) e semplici studenti vincitori dei concorsi banditi dalla Nasa. E in cui oltre a occuparsi di astrusi problemi di chimica, fisica e ingegneria, gli astronauti hanno avuto il tempo di stupirsi osservando come i ragni si organizzano per tessere una tela, le api per costruire un favo, i pesci per trovare una rotta e le piante per distinguere tra radici e fusto in un mondo che ha perso il confine fra sotto e sopra.
Il disappunto per la rosa inodore può forse essere preso come emblema di un programma scientifico che, secondo i più, non giustifica il costo di una navicella che in trent´anni ha succhiato dai bilanci americani oltre 200 miliardi di dollari (50 in più del progetto Apollo per la Luna). Ma se nuove leghe metalliche, cristalli purissimi, materiali isolanti leggeri come piume, soluzioni aeronautiche e ingegneristiche estreme, pompe per cuori artificiali, vaccini in sperimentazione, integratori alimentari ed esercizi ginnici per contrastare la perdita muscolare e l´osteoporosi - tutte le innovazioni raggiunte in orbita da quando è attiva la nave spaziale - non bilanciano i costi e la perdita di vite umane, bisogna ricordare che almeno tre "figli" dello Shuttle continueranno a solcare il cosmo colmando di soddisfazioni astronomi e fisici anche quando la "madre" che li ha affidati allo spazio sarà andata in pensione.
Il più maturo fra i discendenti scientifici dello Shuttle è Hubble, il telescopio spaziale che ha rivoluzionato il modo di guardare il cosmo con le sue spettacolari immagini scattate al di fuori dell´atmosfera terrestre. Questa settimana lo strumento ha inviato alla Nasa la sua milionesima foto, ma sarebbe stato solo un ferrovecchio se nel 1993, appena tre anni dopo il lancio, una missione Shuttle non si fosse accostata al suo specchio difettoso e gli astronauti non fossero usciti dalla navicella con il cacciavite in mano (nonostante gli scomodi guantoni) per sostituirlo.
Molti degli esperimenti scientifici portati in orbita dallo Shuttle sono poi proseguiti sulla Stazione spaziale internazionale, forse il progetto più ambizioso che l´uomo abbia concepito nel cosmo. La prima componente decollò nel 1998. Ma dopo la missione di oggi (in cui il modulo italiano Leonardo con la cambusa piena verrà aggiunto al grande edificio spaziale) resteranno solo i russi a fare la spola fra la Terra e una Stazione che fu concepita per chiudere le cicatrici della guerra fredda.
Il terzo grande progetto scientifico figlio dello Shuttle ha solo pochi mesi di vita e un´importante partecipazione italiana. Ams (Alpha Magnetic Spectrometer) è uno strumento installato a maggio a bordo della Stazione dopo 17 anni di costruzione e due miliardi di dollari di spesa. Dovrà ininterrottamente setacciare i raggi cosmici alla ricerca di tracce di antimateria, con i dati scientifici che nei prossimi 15-20 anni affluiranno al centro di controllo del Cern di Ginevra per le analisi.
L´impronta della scienza italiana sullo Shuttle si registrò anche nel´92 e nel ‘96, con i due tentativi di realizzare un cosiddetto "satellite al guinzaglio". Si trattava di una sorta di centrale elettrica progettata fra gli altri dall´Asi (Agenzia spaziale italiana), collegata alla Stazione attraverso un cavo di 20 chilometri e capace di generare energia attraversando il campo magnetico terrestre. Il cavo si attorcigliò in un caso e si spezzò nel secondo, lasciando il satellite alla deriva nello spazio, ma dopo aver comunque prodotto una discreta dose di elettricità. Difficile stabilire se il progetto fu un successo o un fallimento, e forse lo stesso si può dire del programma Shuttle nel suo complesso, definito dalla rivista Science "il coltellino svizzero dello spazio": capace di svolgere mille compiti insieme, ma senza riuscire a essere lo strumento ideale per nulla in particolare.