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 2011  luglio 09 Sabato calendario

LA MALEDIZIONE IMMOBILIARE DEL POTERE DA SCAJOLA A FINI CROCE E DELIZIA DEI POLITICI

La maledizione immobiliare del potere ha colpito ancora; e anche stavolta non si sa se esprimere gioia o sgomento, meraviglia o tristezza, rabbia, nausea o rassegnazione dinanzi agli 8.500 "euri" pagati dal ministro dell´economia per quell´appartamento a Campo Marzio.
Così, nell´incertezza, ci si appende alle memorie archeologiche o toponomastiche, giacché quello di duemila anni orsono era un sito particolare, c´erano un bosco, la Selva Licinia, e dei portici, detti «d´Europa», e un obelisco egiziano, trafugato a Ieropolis, che fungeva da meridiana. Come pure, immaginando il via vai di auto blu, pare addirittura conveniente affidarsi ai segni, per cui nelle foto del portone d´ingresso, al fianco del cinquecentesco palazzo di Tremonti & Milanese si vede la vetrina di un negozio d´arredamenti, ma soprattutto la macroscopica insegna che lo sovrasta: «Super Casa», là dove l´accresciuto prefisso sembra confermare il beffardo sortilegio dello scandalo.
Ah, la casa, la casa, croce e delizia di una classe politica dominata da perenne e miseranda smania abitativa: e solo e sempre da quelle parti lì vengono a vivere, sull´antico Mons Citatorius, donde Montecitorio, tra sfarzo istituzionale e centralità deluxe; mai che i potenti, prima di essere pizzicati col sorcio in bocca, se ne vadano a stare sopra qualche tintoria in fondo a viale Marconi, o tra gli immancabili lavori in corso di Talenti, o a rischiare la paralisi da traffico all´estremo Laurentino o a sperimentare il pendolarismo alla tomba di Nerone.
E allora: Berlusconi, che pure nel discorso pubblico oltre che una concezione patrimoniale ha utilmente introdotto la categoria dell´invidia, almeno le case se le paga da solo. Ma diversi suoi protetti molto meno. Con il che sempre più spesso la scena si arricchisce di esempi che gridano vendetta, appunto.
E la casa di Scajola, acquistata «forse eccessivamente a buon prezzo» riconobbe il ministro, per niente disposto a farsi intimidire, ma soprattutto ignaro di chi l´aveva aiutato a comprarla. Un mezzanino un po´ buio, disse anche. Solo che poi, quando la faccenda del misterioso filantropo venne fuori uscirono le foto di lui e della moglie, la signora Maria Teresa, in posa abbracciati dinanzi alle maxi vetrate perché i lettori di Oggi potessero ammirare lo sfondo del Colosseo. Con la didascalia: «Un panorama da gladiatori». Proprio.
E poi la casa di Bertolaso, a via Giulia, altro posticino poco costoso: quell´appartamento gli serviva per cambiarsi d´abito, disse anche, che lui oltretutto «intimamente» credeva gliela avessero prestata i generosi monsignori della Propaganda Fide, e invece i giudici pensano che era l´ancora più generoso costruttore Anemone. E poi ancora la casa di quell´altro ex ministro berlusconiano, Lunardi, il re dei Trafori, che invece lui davvero se la comprò davvero dal cardinal Sepe, un affarone. A tanti illustri e privilegiati condomini della Repubblica, intanto, affitti, ristrutturazioni, lavoretti, provvedevano tanto il Vaticano che i costruttori favoriti della Protezione civile.
La casa, dunque. Quel che si dice un tema sensibile, anche quando la compravendita o l´affitto non generano controversie giudiziarie, però mediatiche sì, e si trascinano per giorni, uno stillicidio di autodiscredito che si intensifica secondo arcani cicli senza risparmiare nessuno. E Affittopoli, e Affittopoli bis, e la casa Ater della Polverini, e la casa di Veltroni a New York, e la casa che D´Alema dovette abbandonare, e la casa di D´Antoni con due Jacuzzi, e quella di Dini con la piscina (detta «vasca»), sul tetto, e la casa di Martelli sull´Appia, battezzata «I Giardini di Politeia», e le case di Di Pietro, che dispiacevano al Giornale.
Un flusso ininterrotto che in coincidenza con l´affievolirsi delle passioni ideologiche sgorga alla fine degli anni 80, quando De Mita, giunto a Palazzo Chigi, si fece la Reggia Ciriacense a equo canone Inpdai; e che arriva a Fini & Tulliani a Montecarlo in un fulgore di planimetrie, arredi, spedizionieri, elettrodomestici tra i quali mette conto evocare la cucina Scavolini modello «Scenery» entrata di prepotenza nel dibattito. Fino a Tremonti, che pure qualche soldino per pagarsi l´affitto si pensava l´avesse.
Ed è come se gli orizzonti del potere si fossero ristretti e immiseriti a livello condominiale, con recriminazioni da pianerottolo o di panni da stendere sul lastrico solare. Dalla polis, che sarebbe il governo della città, all´oikia, che in greco antico vuol dire casa, o famiglia. Ce n´è abbastanza per riflettere sulle magnifiche sorti, e regressive.