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 2011  luglio 08 Venerdì calendario

E IL CAVALIERE ANNUNCIA IL RITIRO "NEL 2013 LASCIO, TOCCA AD ALFANO" - ROMA

«Ma quand´è che smetterete di attaccarmi? Provate a essere più equilibrati. Se ci riuscite». Silvio Berlusconi ha appena presentato il libro del "responsabile" Domenico Scilipoti. Esce dalla sala del Mappamondo alla Camera, dribbla le telecamere e alcuni parlamentari del Pdl in attesa di un colloquio. Ma davanti al cronista di Repubblica fa partire l´offensiva. Attacca, per difendersi e difendere il suo governo. Si dice convinto che non ci saranno le elezioni anticipate e che le inchieste in corso che lo riguardano «finiranno nel nulla». Spara ad alzo zero contro i magistrati («il partito dei giudici si sta preparando all´appuntamento elettorale del 2013»), sferza il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti («è l´unico che non fa gioco di squadra») e blinda il cosiddetto Lodo Mondadori («L´ha scritto il Tesoro e il Guardasigilli»). Soprattutto annuncia formalmente che tra 18 mesi il candidato premier del centrodestra non sarà più lui. Bensì Angelino Alfano, il nuovo segretario del Pdl. E la carta che il centrodestra giocherà per il Quirinale sarà invece quella di Gianni Letta.
Il premier è un fiume in piena. Non si ferma nemmeno quando un paio di deputati del suo partito cercano di salutarlo. Si infila nell´ascensore che lo porta verso il tunnel "segreto" tra Montecitorio a Palazzo Chigi. E fa di tutto per mostrarsi sereno e deciso a proseguire la legislatura.
Lei dice che dobbiamo essere più equilibrati, eppure contro di lei sembra ormai schierarsi tutto il centrodestra.
«Ma non è vero. Qualcuno cerca solo un po´ di visibilità. Nient´altro».
Scusi, e i nervosismi della Lega?
«Guardate che l´intesa con Bossi è solidissima. E ho un buon rapporto anche con Maroni e Calderoli».
Le ipotesi di governo tecnico per sostituirla, però, non le tira fuori Repubblica.
«Non c´è alcuna possibilità che nasca un esecutivo del genere. Anche i leghisti, dove vuole che vadano? Tutti quelli che si staccano fanno una brutta fine. Pensate a Fini e Casini. Quelli del Fli ormai sono inesistenti. Il loro progetto politico - una volta fallito l´assalto del 14 dicembre - è il nulla. Ero solo io il loro obiettivo». A questo punto il Cavaliere accelera il passo. La scorta lo aspetta alla fine del tunnel. Continua a parlare. Tra le mani una cartellina azzurra e il libro di Scilipoti "Il re dei peones".
Il suo patto con il Senatur sarà pure granitico, ma nel Carroccio non è per tutti così. Lì qualcosa si sta muovendo.
«Sono le nuove generazioni. È giusto. Capiscono che io e Umberto prima o poi dobbiamo essere sostituiti. E si preparano. Con una piccola differenza rispetto al Pdl: ci sono tanti giovani di valore come Reguzzoni o Cota, ma non hanno ancora trovato il successore di Bossi».
Vuol dire che invece il suo partito l´ha trovato e che lei verrà sostituito?
«Certo».
Non si candiderà alle prossime elezioni politiche?
«Assolutamente no. Il candidato premier del centrodestra sarà Alfano. Io, se potessi, lascerei già ora...». A questo punto si ferma. Come se fosse indeciso: continuare a sfogarsi oppure no. Davanti, la porta del suo studio. Un sospiro ed entra. Si siede su un divano giallo pallido. Un analcolico e qualche tartina al peperone sul tavolo. Lo interrompe il suo portavoce, Paolo Bonaiuti: «Non devi dire che ti dimetti...». «Infatti non mi dimetto - ricomincia, ma con un tono più stanco -, però verrebbe voglia. In ogni caso alle prossime elezioni non sarò io il candidato premier».
Crede che la coalizione lo accetterà? E la Lega? Tremonti lo accetterà?
«Perché no? Ne ho già parlato. Credo che siano tutti d´accordo. Io farò la campagna elettorale e aiuterò Angelino. Farò il "padre nobile". Cercherò di costruire il Ppe in Italia. Ma a 77 anni non posso più fare il presidente del consiglio».
Le servirà l´aiuto dei centristi di Casini.
«Mah! Pier non ha ancora deciso. Ha due possibilità. O va da solo come Terzo polo o - come penso - farà un patto di apparentamento con noi quando saprà che il candidato premier non sono io. A sinistra non può andare perché altrimenti perde i due terzi dei suoi elettori. E la legge elettorale resta questa. Non se ne esce».
Se Alfano sarà il candidato premier, lei cercherà di andare al Quirinale?
Stringe gli occhi e scuote la testa. Si appoggia sullo schienale del divano e abbassa la voce: «Non è per me. Al Quirinale ci andrà Gianni Letta. È la persona più adatta. Anzi è una grande persona. È un buono e ha ottimi rapporti anche con il centrosinistra. Avrebbe anche i loro voti».
E questa doppia candidatura trova d´accordo pure Tremonti?
«Non lo so. Sa, lui pensa di essere un genio e crede che tutti gli altri siano dei cretini. Lo sopporto perché lo conosco da tempo e va accettato così. Ma è l´unico che non fa gioco di squadra».
E perché, secondo lei, lo fa?
«Non lo so. È carattere. Ma alla fine non può fare niente. Anche lui: dove va? Anche nella Lega hanno un po´ preso le distanze».
Certo pure Brunetta non sarà tanto contento di come è stato apostrofato dal collega.
«Quel "cretino" è emblematico. Brunetta, giustamente, parlava ai nostri elettori. Lui invece parla solo ai mercati».
Non vi siete spiegati nemmeno sulla norma "Salva-Fininvest".
«Era tutto chiaro».
L´ha fatta mettere lei nella manovra?
«Hanno fatto tutto Tremonti e Alfano. Io nemmeno la volevo. Ma resto dell´idea che sia un provvedimento sacrosanto».
Ma sembra costruita per la sua azienda.
«Niente affatto. La riproporremo in Parlamento. Anche perchè, ne sono sicuro, i cinque magistrati della Cassazione ribalteranno il verdetto». Per un momento recupera il sorriso di un tempo. Si gira ancora verso Bonaiuti e dice: «Paolo, hai visto Milanese (collaboratore di Tremonti ndr)? Richiesta di arresto». Spalanca le braccia e non aggiunge altro. Cerca di cambiare discorso.
Lei dice che va tutto bene, ma ci sono tante inchieste che la riguardano e che vedono coinvolti diversi uomini del suo governo.
«Sa qual è la verità? È che il partito dei giudici si sta preparando alle prossime elezioni. Tutti cercano dei meriti per farsi candidare. La loro è semplice invidia sociale».
Nell´inchiesta P4, però, le prove ci sono. I documenti sono tanti e il quadro si presenta grave.
«È tutta roba che finirà nel nulla. Io poi in quell´inchiesta non sono proprio entrato. Quel Bisignani non l´ho mai conosciuto».
Non negherà il coinvolgimento di Letta?
«Sul dottor Letta posso mettere la mano sul fuoco. Nessuno è più limpido di lui. Gli dobbiamo essere grati, è un lavoratore instancabile».
Ma quell´inchiesta dice ben altro. Fa riferimento ad un uso illecito di notizie riservate.
«È solo fango e finirà nel nulla».
E anche la Struttura Delta sarebbe solo fango?
«Ma quale Struttura Delta. Se fosse vero, sarebbe una struttura di coglioni. Non hanno condizionato un bel nulla. La Rai ci è sempre stata contro. Le sembra che siamo mai riusciti a farci fare un favore dalla Rai? Nel Cda poi... meglio che non parlo».
È scontento anche della Lei, il nuovo direttore generale?
«Non la conosco e non mi intrometto».
Ammetterà che la manovra messa a punto da Tremonti non è affatto quella che voleva lei.
«Dobbiamo tenere conto delle circostanze».
Il Pdl è in rivolta, la Lega protesta. La riforma fiscale rischia di saltare e i soldi per finanziarla potrebbero essere utilizzati per saldare il debito.
«Sulle tasse andiamo comunque avanti. È chiaro che la situazione è difficile. Abbiamo cercato soprattutto di non mettere le mani nelle tasche degli italiani. Negli altri paesi lo hanno fatto. Hanno tagliato i dipendenti pubblici e i loro stipendi. Detto questo, la modificheremo: correggeremo il superbollo sulle autovetture e qualcosa sulle tasse la faremo».
E come convince Tremonti?
«Lui è preoccupato dei mercati, lo capisco. Ma io gli ricordo sempre che in politica il fatturato è composto dal consenso e dai voti. A lui il consenso non interessa, a noi sì. Quindi, fermi restando i saldi, noi la manovra la cambieremo in Parlamento».