ETTORE LIVINI , la Repubblica 7/7/2011, 7 luglio 2011
I NUOVI PADRONI DEL CIELO E DOMANI VOLEREMO CON LE COMPAGNIE DEGLI EMIRI - MILANO
Addio vecchia Europa. Addio America. La nuova capitale dei cieli mondiali è il Golfo Persico. Dove in un fazzoletto di terra grande poco più dell´Italia del nord, tre compagnie aeree ancora in fasce - Emirates Airlines, Qatar e Etihad Airways - stanno riscrivendo a suon di petrodollari le gerarchie dell´aeronautica moderna. La rivoluzione è arrivata all´improvviso e ha colto di sorpresa i vecchi "baroni" dell´aria. «Ricordo i sorrisini di sufficienza con cui venne accolto nel 2008 il maxi-ordine da 20 miliardi delle Etihad per 110 aerei» racconta un ex-dirigente di Alitalia. «Tutti pensavamo a un capriccio degli sceicchi di Abu Dhabi per farsi pubblicità». Errore. I sorrisini sono spariti, cancellati dalla pioggia d´oro con cui il terzetto degli emirati ha sconvolto gli equilibri del settore: dal 2007 ad oggi - mentre Air France opzionava 25 velivoli e la British una decina di jet regionali - loro hanno staccato un assegno da 70 miliardi di dollari per prenotarne 300. Aerei che grazie al boom di traffico tra est e ovest del pianeta e a una politica tariffaria aggressiva riescono a riempire senza difficoltà.
I risultati si vedono: Emirates è già diventata leader mondiale per volume di traffico internazionale e ha inaugurato a Dubai l´aeroporto più grande del pianeta - costo 33 miliardi - con una capienza di 150 milioni di passeggeri l´anno. Qatar Airways sta dando gli ultimi ritocchi a Doha al nuovo maxi-scalo da 15 miliardi di dollari. Obiettivo: farne il baricentro del traffico merci globale, ipotesi non proprio peregrina dopo l´acquisto del 35% di Cargolux, uno dei leader del settore.
I dinosauri dei cieli - un po´ in ritardo - sono partiti al contrattacco. «L´Europa deve fare qualcosa - ha detto Jean Pierre Gourgeon, numero uno di Air France, scottato dal fatto che Emirates guadagni il doppio del colosso transalpino - fermando le agevolazioni finanziarie garantite dagli emirati». Lo stesso hanno chiesto ventiquattro compagnie aeree Usa con una letterina di fuoco al ministro del Tesoro Thimoty Geithner.
Ai viaggiatori di queste polemiche importa poco. La verità è che consultando i motori di ricerca online di biglietti, il prezzo più economico tra i due lati del mondo lo fa quasi sempre uno dei tre Pierini del Golfo. Un fattore che sommato alla qualità della flotta (giovanissima) e dei servizi a bordo ha garantito il loro successo. Qualche aiutino indiretto, a voler essere pignoli, c´è: la pressione fiscale in Qatar è all´11,3% contro il 44% della Germania e il 66% della Francia. Le tasse aeroportuali a Dubai sono un quarto di quelle che si pagano al Charles De Gaulle di Parigi o allo scalo di Francoforte.
La guerra dei passeggeri è però solo uno dei fronti aperti tra le compagnie occidentali e la triade degli emirati. L´altro, caldissimo, è quello dei piloti. Il trasporto aereo è a corto di comandanti ed Emirates, Etihad e Qatar - come fanno nel calcio Real Madrid e i due Manchester - ne stanno facendo incetta a colpi di offerte economiche da sogno. Quaranta italiani, per dire, hanno traslocato in Medio oriente per mettersi alla cloche di una delle aerolinee della penisola araba. «Dire di no era impossibile - ammette dietro condizione dell´anonimato uno di loro - . Mi hanno offerto uno stipendio base di 9.800 dollari al mese che raddoppio grazie ai premi di produzione. Mi pagano villa con piscina, scuola per i figli e tintoria per l´uniforme. Privilegi che in Europa non esistono più». Durerà il Bengodi? Gli analisti del Credit Suisse sono sicuri di sì: «Le tre compagnie del Golfo eroderanno i profitti dei rivali occidentali», dice il loro ultimo report. Il cielo, ormai, è un affare da emiri.