Varie, 8 luglio 2011
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Parker Trey
• (Randolph Severn Parker III) Denver (Stati Uniti) 19 ottobre 1969. Con Matt Stone autore di South Park, «intelligentissimo cartone animato» nato alla fine degli anni Novanta che prende il nome dal paesino del Colorado in cui è ambientato: «[...] racconta le avventure più o meno immaginarie, a base di alieni, cinesi o insegnanti transessuali, di un gruppetto di bambini: Cartman, un ciccione antisemita con madre single di facili costumi che lo vizia; Kyle, ebreo molto sveglio e tormentato dal bambino ciccione; Stan, figlio di padre ex hippie testa calda; Kenny, bambino poverissimo con genitori white trash, che per qualche strano motivo muore spesso e quasi sempre resuscita nella puntata successiva come nulla fosse accaduto... le maglie della realtà qui si aprono continuamente non solo per riportare indietro i morti, ma anche per qualche visita in paradiso, all’inferno, su altri pianeti, o per far entrare altre forme di vita, mostri, e le lenti narrative cambiano di continuo per trasformare i bambini in guerrieri dei videogiochi o dei cartoni animati o di Guitar Hero, e la politica nazionale e internazionale trova sempre modo di passare per il Colorado in modo che il paese possa esprimere le sue preferenze, farsi plagiare, o andare nel panico [...] dovrebbe essere il primo strumento per conoscere l’impero americano dall’Italia: più di Jon Stewart, del Saturday Night Live, di David Letterman, dei Simpson, di Sex and the City [...] fu lanciato come non plus ultra del volgare e dello scandaloso. Ma i creatori di South Park [...] al di là dello scandalo hanno sempre cercato di dar vita a un mondo coerente che facesse dire agli spettatori Ecce homo!, ossia il solito scopo dell’arte [...]» (Francesco Pacifico, “Il Riformista” 6/9/2009) • Nel 2011, sempre in coppia con Stone, enorme successo a Broadway col musical The Book Of Mormons (14 nomination ai Tony Award): «[...] Due missionari vengono spediti dagli Usa nel cuore dell´Uganda. Dove scoprono che più che alla parola del Signore, quei poveracci sono attenti a quella dei signori della guerra di lì - e più che alle funzioni religiose, badano a problemini che si chiamano fame, Aids, etc. Il messaggio è chiaro: si parla di Africa ma si contesta, in nuce, il ruolo della religione in tutto il mondo. Eppure dal New York Times in giù tutta la critica ha riconosciuto l’alto valore anche “spirituale” del musical [...]» (Angelo Aquaro, “la Repubblica” 25/5/2011).