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 2011  luglio 08 Venerdì calendario

L’albero genealogico della «mucca Carolina» ci costa 7,5 milioni - L’albero genealogico della mucca Carolina? L’imprenditore agricolo è in grado di realizzarlo

L’albero genealogico della «mucca Carolina» ci costa 7,5 milioni - L’albero genealogico della mucca Carolina? L’imprenditore agricolo è in grado di realizzarlo. Può approfittare dei circa 7,5 milio­ni che il ministero delle Politiche agricole mette a disposizione del­le associazioni e dei singoli opera­to­ri per adottare tecniche che con­sentano di migliorare la qualità delle razze come i libri genealogi­ci. È un errore pensare che l’Unio­ne Europea sia il solo soggetto a fi­nanziare la nostra agricoltura tra­mite la politica comune. Che per l’Italia vale ogni anno circa 4 mi­liardi. Ed è altrettanto erroneo pen­sare che al nostro ministero delle Politiche agricole, pertanto, spet­terebbe solamente un compito di coordinamento e di ulteriore dife­sa delle produzioni italiane in un ambito ormai soggetto alla concor­renza globale. Basti pensare agli at­tacchi concentrati del «Parme­san » sul nostro Parmigiano Reg­giano. La tradizione e la storia prevalgo­no su tutto il resto. Può un ministe­ro sopravvissuto al referendum abrogativo limitarsi all’ordinaria amministrazione? Ovviamente no. C’è sempre quella straordina­ria. Come l’infrastratturazione del­le reti irrigue. Un capitolo di bilan­cio che vale complessivamente 81 milioni di euro. Chi mette in prati­ca il piano irriguo? I vecchi consor­zi di bo­nifica che però sono di com­petenza delle Regioni, cioè di quel­le che li hanno mantenuti in vita. Contribuisce all’assegnazione di questi interventi anche l’ex Agen­sud, la parte ancora vivente sebbe­ne commissariata della Cassa per il Mezzogiorno. A queste cifre si de­vono poi aggiungere i contributi per l’Ente irriguo di Puglia, Luca­na e I­rpinia e quelli per l’Ente Um­bro Toscano che valgono comples­sivamente 319mila euro. Circa 24 milioni di fondi sono poi destinati alle Regioni a statuto speciale perché li impieghino per le politiche di settore. E poi c’è la voce più importante (117 milioni circa): il fondo di solidarietà nazio­nale. L’assicurazione contro le ca­lamità naturale porta il totale di queste risorse a 227 milioni. Non è finita. Il ministero è dota­to di una serie di agenzie e commis­sioni che si occupano dei proble­mi agro-zootecnici. C’è l’Agea (120 milioni nel bilancio del Teso­ro) che funge da organismo paga­tore dei contributi comunitari. Si era anche diffusa la voce di un com­missariamento, vista la propensio­ne tremontiana ai tagli, ma il presi­dente leghista Fruscio ha fatto fuo­co e fiamme in Parlamento e per ora ha evitato la chiusura. Lamen­tan­dosi ovviamente della diminu­zione delle risorse. C’è il Consiglio per la ricerca in agricoltura (100 milioni circa) che si occupa soprat­t­utto di studiare il menoma e le pa­tologie di frutta e verdura. E infine c’è l’Unire (150 milioni) che si oc­cupa dei cavalli sia della loro sele­zione che dell’allevamento e infi­ne del loro impegno nello sport compresa previdenza e assistenza di fantini e allenatori. Unire è pure la concessionaria delle frequenze sulle quali si trasmettono le corse e beneficia pure di parte dei proven­ti delle scommesse ippiche. Il tota­le è di 370 milioni e forse, visti i tem­pi, qualche ulteriore risparmio si potrebbe conseguire. Non poteva mancare il settore it­tico che tra un­o sgravio e l’altro as­somma oltre 57 milioni di euro. La spesa maggiore è per gli incentivi per la salvaguardia dell’occupazio­ne ( 44 milioni) che servono a evita­re­le periodiche rivolte che si orga­nizzano nei nostri porti quando la domanda cala oppure quando la normativa europea diventa più re­­strittiva e ostacola l’attività tradi­zionale. Altri 4,5 milioni vanno ai programmi di sviluppo della pe­sca e 3,4 milioni alle imprese che la esercitano. Tutto normale, si direbbe, ma fuori da questo calcolo restano al­cune voci di spesa un po’ singolari. Come definire,infatti,i 475mila eu­ro­per la promozione dell’associa­zionismo sindacale? E i 775mila euro per lo sviluppo dell’associa­zionismo? E gli 1,1 milioni per la re­alizzazione di centri servizi pro­mossi dalle organizzazioni sinda­cali? Sono 2,3 milioni di euro dedi­cati alla funzione «cuscinetto» del sindacato. E sono oltre il doppio dei 900mila euro dedicati alle stati­s­tiche e alle rilevazioni congiuntu­rali del mercato ittico. In fondo, gli operatori del setto­re primario sono per la maggior parte microimprese, come le aziende industriali. Più restano ta­li più questa invasività del ruolo di supplenza dello Stato resterà tale. *** Sprechi bestiali per balene e pipistrelli - Attenzione! Rischiamo di perdere il Santuario dei mammiferi marini, al­trimenti detto dei cetacei. L’allarme è stato lanciato nel maggio scorso dagli assessorati all’Ambiente di Liguria e Toscana perché il segretariato esecuti­v­o dell’organizzazione si sta trasferen­do a Montecarlo. L’appello è rivolto al ministro del­l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, già incalzata più e più volte sul tema da Legambiente. Eppure ben a guardare lostato di previsione 2011 del ministe­ro non si può dire che l’Italia non faccia niente. Ci sono oltre 119mila euro per questo capitolo: 94mila euro per la sua attuazione e 25mila euro per il comita­to di pilotaggio. D’altronde si tratta del­l’esecuzione di un accordo internazio­nale per preservare lo spazio maritti­mo compreso tra Sardegna, Toscana, Liguria, Costa Azzurra, Provenza e Principato di Monaco. L’area più den­sa di cetacei del Mediterraneo: delfini, capodogli e similari. E il ministro è così sensibile che l’anno scorso ha pure bloccato una competizione motonau­ti­ca in Toscana per evitare che il rumo­re delle imbarcazioni disturbasse i mammiferi marini... Pacta sunt servanda , dicevano gli an­tichi romani. «Gli accordi si devono ri­spettare ». Come l’accordo Eurobats che all’Ambiente costa altri 45mila eu­ro. Cos’è Eurobats? Lo dice la parola stessa: è l’accordo europeo per la tute­la e lo studio dei chirotteri, cioè dei pipi­strelli. Sapevate che in Italia ce ne sono 34 specie? Dal Molosso di Cestoni al­l’Orecchione sardo. Grazie a Euroba­ts, ai ricercatori e ai volontari italiani lo sappiamo. D’altronde, gli obblighi connessi alla sottoscrizione di accordi internazionali pesano per circa 48 mi­lioni di euro. Non sarà certo Eurobats a mandare in rovina i conti pubblici. Siamo un Paese ambientalista, lo hanno dimostrato i referendum sul nu­cleare. Quindi cosa importano i 32 mi­lioni di partecipazione al Fondo per il protocollo di Kyoto o gli 1,5 milioni per le campagne di informazione e sensibi­liz­zazione sull’accordo per la biodiver­sità di Rio de Janeiro? E poi non sono proprio pochi 163mila euro per il tratta­to sulla conservazione degli uccelli ac­quatici migratori? Conservare la natura ha il suo costo. Che non è poi così eccessivo. I contribu­ti agli enti parco ammontano a poco più di 12 milioni di euro. Il Parco nazio­nale d’Abruzzo, Lazio e Molise riceve 2,3 milioni ché la tutela dell’orso marsi­cano e del lupo è un fiore all’occhiello dell’ambientalismo «made in Italy». Ma tra gli enti che ricevono sovvenzio­ni c’è anche il Parco geominerario del Sulcis-Iglesiente, una sorta di memo­ria storica delle miniere dismesse. Tra le prime delibere del 2011 del commissario straordinario dell’istitu­zione 3mila euro per il Terzo torneo na­zionale di balestra antica, 5mila euro al comune di Orani per la partenza del­l­a tappa del Giro di Sardegna e l’acqui­sto di 100 copie del volume Le laverie delle miniere di Monteponi dal 1960 al 1965 per 2.028 euro Iva compresa. Alla fine sembra quasi un’ingiustizia che al­­l’Ente geopaleontologico di Pietra­roja, provincia di Benevento, vadano solo 243mila euro. In fondo, si deve pre­servare «Ciro», il nomignolo affibbiato al fossile dello Scipionyx Samniticus, un piccolo dinosauro morto dopo po­ch­e settimane di vita e uno dei pochi re­sti al mondo visibile nelle sue parti mol­li. Altro che balestre! Ambiente vuol dire anche mobilità sostenibile. E mobilità sostenibile vuol dire recupero delle tratte ferroviarie di­smesse, una«genialata»dell’ultima Fi­nanziaria del governo Prodi che trovò 2 milioni per dodici tratte ferroviarie di­smesse compresa la Gioa del Colle- Pa­lagiano e la Lagonegro-Castrovillari. In cassa risultano 500mila euro e in quattro anni risulta avviato il recupero ciclopedonale della Voghera-Varzi. Al­tra eredità dei tempi di Pecoraro Sca­nio è il fondo per la potabilizzazione delle acque di rubinetto. Lo stanzia­mento 2011 è di un milione: servirebbe per bere meno acqua imbottigliata e in­quinare meno. Infatti si finanzia in par­te con un contributo di 0,005 euro su ogni bottiglia di materiale plastico. La tecnologia delle celle combustibi­li, rivoluzione «verde» del futuro? A di­sposizione un milione di euro che so­no meno dei 7 milioni per il fondo rota­tivo per la riduzione delle emissioni di gas serra, ma bisogna pur accontentar­si. Non sono grandi cifre ma sono pur sempre significative. Il fondo per la mobilità sostenibile nelle aree urbane, invece, vale 40 milio­ni di euro. Con questi si possono pro­muovere il car sharing , il bike sharing , l’utilizzo di veicoli a basso impianto ambientale e anche le piste ciclabili e la pedonalizzazione di alcune strade. Poi ci sono 24 milioni circa per l’effi­cienza energetica dei quali 20 milioni destinati al solare termodinamico. Con tutto questo daffare bisogna an­che pianificare gli interventi. Infatti ben 1,8 milioni sono destinati agli stu­di e alle ricerche per la riduzione del­l’inquinamento e 1,7 milioni alla «pro­gettazione di interventi ambientali e promozione di figure professionali». E poi c’è l’Ispra, l’istituto che per conto del ministero si occupa delle temati­che ambientali. Costa circa 78 milioni di euro e lo ha creato la manovra trien­nale tremontiana del 2008 accorpan­do tre enti e dunque risparmiando. Si occupa di tutto ciò che ambiente: dal bollettino dei pollini alla cartografia al­le certificazioni ambientali europee (Emas ed Ecolabel). E c’è pure un Co­mitato ecolabel ed ecoaudit per il qua­le sono stanziati 300mila euro. D’al­tronde, adeguarsi alle normative euro­pee ha un costo. E poi quell’1,35 milio­ni pe­r l’Agenzia per la sicurezza nuclea­re in cassa non saranno spesi tutti. Ma­g­ari si recupererà qualcosa per altri ca­pitoli come corsi di formazione e con­v­egni attualmente a quota 341mila eu-rooperrifinanziare l’attivitàdelMagi­strato alle acque di Venezia per quanto riguarda Garda e Mincio (883mila eu­ro). Anche se volendo si potrebbero tro­vare un po’ di risorse per i musei som­mersi di Baia e La Gaiola nelle acque napoletane. Con gli attuali 235mila eu­ro non si può certo scialare.