Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 08 Venerdì calendario

IL COMBATTENTE ANONIMO E LA GUERRA IN VAL DI SUSA

Mi piacerebbe conoscere il suo parere sugli scontri avvenuti in Val di Susa, intorno ai cantieri Tav e sul modo di agire di quei comitati appoggiati da frange violente di antagonisti e falsi pacifisti. Qui non è in gioco solo la ferrovia, ma l’accettazione delle regole democratiche di decisione, e in democrazia la maggioranza decide e la minoranza si adegua. Il peggio è che certi pacifisti vorrebbero tenere sotto scacco la democrazia del Belpaese e sono strumentalizzati da leader, che potrebbero essere definiti «cattivi maestri», che fomentano odio e violenza. Impedire al governo di fare quanto è stato deciso in maggioranza è solo eversione, e purtroppo in Italia non esistono più validi rappresentanti e leader di un certo colore con idee forti per il sociale e l’ambiente, ma solo violenti che vorrebbero tenere sotto scacco la democrazia del nostro Belpaese.
Pier Pale Cornaredo (Mi)

Caro Pale,
Se cercassi di rispondere alla sua lettera, ripeterei ciò che il Corriere ha già scritto sull’argomento e in particolare le considerazioni di Marco Imarisio (4 luglio). Il giornale ha descritto gli avvenimenti, ma non ha mai nascosto le sue opinioni sull’utilità dell’opera e sulla inaccettabile violenza dell’ala militante dei dimostranti. Mi limiterò quindi a parlarle di una trasmissione ascoltata su Rai Radio 3, a cui ha partecipato il rappresentante di un centro sociale torinese che ha chiesto e ottenuto di non dire il proprio nome. È normale che chi sostiene una causa rifiuti di rivelare la propria identità? È normale soltanto se la persona si considera un clandestino e si appresta a compiere azioni che verranno considerate illegali dalle forze contro le quali intende combattere. Quella voce anonima mi ha ricordato l’inquietante cappuccio con cui i militanti dell’Eta appaiono di fronte alle telecamere quando vogliono annunciare le decisioni strategiche del movimento indipendentista basco. All’anonimo e a un’altra persona che prendeva parte alla trasmissione è stato chiesto il motivo della loro ostilità alla costruzione della Tav fra Torino e Lione. Nelle risposte non ho trovato dati tecnici, considerazioni economiche, soluzioni alternative e il benché minimo tentativo di controbattere le tesi di coloro per cui la ferrovia è necessaria all’integrazione dell’economia italiana in quella del mercato unico. Ho ascoltato soltanto parole generiche sull’inutilità del progetto e sull’entità dalla spesa. Non ne sono sorpreso. Per coloro che ricercano lo scontro e vanno alle dimostrazioni armati di tutto punto, la Tav è soltanto un pretesto. Hanno idee confuse, ma rivoluzionarie e utilizzano qualsiasi protesta nella speranza di trasformarla in un moto insurrezionale. Se fossi un cittadino della Val di Susa e avessi qualche riserva sulla Tav, avrei l’impressione di essere intollerabilmente usato e sfruttato. Un’ultima nota. A una domanda sulla legittimità della violenza, l’anonimo ha risposto che l’assedio del cantiere si propone di dimostrare allo Stato che «non ne vale la pena» . Chi parla di assedio non vuole affermare un principio, raccogliere consensi, perseguire un obiettivo civile. Vuole la resa dello Stato. In altre parole questo non è il linguaggio della politica. È il linguaggio della guerra.