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 2011  luglio 08 Venerdì calendario

QUEL REFERENDUM CHE DIVIDE L’AMERICA

È il bello della diretta. O forse, stavolta, il brutto. Una piccola iniziativa, poche migliaia di firme raccolte a San Francisco per chiedere ai cittadini di votare sulla liceità della circoncisione dei minori, si è trasformata nelle ultime settimane in una «guerra di religione» che infiamma mezza America e pone nuovi dubbi sul ricorso agli strumenti della democrazia diretta. Non parliamo, infatti, di televisione, ma di referendum: quelle consultazioni la cui efficacia abbiamo sperimentato appena poche settimane fa, ma sulle quali in Italia gli elettori vengono chiamati ad esprimersi di rado. Altrove in Europa— ad esempio in Svizzera— ma soprattutto in molti Stati degli Usa, si fa, invece, un ricorso molto più frequente ed esteso, soprattutto a livello locale, ai referendum, con l’obiettivo non solo di abrogare, ma soprattutto di introdurre nuove norme nelle materie più disparate e, spesso, delicate: tasse, immigrazione, questioni etiche. Più libertà, scelte democratiche fatte direttamente dal popolo: un sistema apprezzato a sinistra come a destra. Ad esempio in California, culla della democrazia referendaria americana: il movimento «antitasse» , quello che ha lanciato Reagan verso la Casa Bianca, è nato proprio da un referendum californiano, la Proposition 13 del 1978. E d’altra parte San Francisco, capitale dell’America liberal, ha usato per decenni lo strumento referendario per adottare misure progressiste e portarle all’attenzione di tutto il Paese. Da tempo, però, molti economisti notano che non è tutto oro quello che luccica: se molti Stati Usa sono sull’orlo della bancarotta non dipende solo dall’insipienza dei loro amministratori, ma anche dall’atteggiamento di elettori che hanno continuato a chiedere assistenza e servizi pubblici, ma che poi con i referendum hanno fissato limiti rigidi al prelievo fiscale, spingendo la politica a ricorrere oltremisura al debito. Rimasta sottotraccia sui temi fiscali, la discussione sui limiti del referendum esplode ora che a San Francisco sono bastate poco più di settemila firme per dare agli elettori il potere di entrare in un terreno fin qui riservato alle famiglie, chiedendo che la circoncisione (presentata come una mutilazione, sia pure minima) venga scelta responsabilmente da ognuno in età adulta, e non demandata a genitori che decidono sulla base di tradizioni e precetti religiosi. Alla prevedibile rivolta dei leader religiosi dell’ebraismo, si sono uniti anche i musulmani (la circoncisione è pratica diffusa in tutto il Medio Oriente fin dall’era dei faraoni) e poi anche le chiese evangeliche e i vescovi cattolici. Una piccola iniziativa locale, definita sarcasticamente il «referendum del prepuzio» , si è così trasformata in un caso nazionale con polemiche feroci. Gli avvocati della città cercano di uscirne, affermando che, se i medici saranno esentati dall’applicazione dell’eventuale divieto, la norma diventerà di fatto incostituzionale.