Varie, 7 luglio 2011
SCHEDONE STRUTTURA DELTA
La direzione generale della Rai ha dato incarico all’Internal Auditing (struttura aziendale che accerta infrazioni dello statuto o del codice etico) di avviare «immediatamente le procedure necessarie per l’acquisizione di tutta la documentazione per aprire l’indagine» sulla vicenda della cosiddetta “struttura Delta”, cioè un’organizzazione occulta interna alla Rai che sarebbe servita a controllare l’informazione del servizio pubblico. La vicenda è emersa in seguito a un’inchiesta del quotidiano la Repubblica.
Tutto è partito dall’indagine del 2005 sul fallimento della società Hdc, del sondaggista Luigi Crespi molto vicino a Berlusconi (fu lui a inventare il patto con gli italiani firmato dal cavaliere durante una puntata di Porta a porta). A quei tempi erano scattate perquisizioni e intercettazioni da parte della Guardia di finanza. La tesi sostenuta oggi è che la struttura sarebbe stata guidata da Deborah Bergamini, ex segretaria di Silvio Berlusconi e al tempo delle intercettazioni vicedirettore marketing a viale Mazzini, adesso parlamentare Pdl. Implicati anche Clemente Mimun, allora direttore del Tg1 (oggi del Tg5), Francesco Pionati (nel 2005 notista politico del Tg1 e oggi parlamentare dei Responsabili), Gianfranco Comanducci (in quel momento capo del personale e oggi vicedirettore generale Rai), Alessio Gorla (consigliere di amministrazione anche oggi) e Fabrizio del Noce (ora responsabile di Rai Fiction e sei anni fa direttore di Raiuno). Nelle conversazioni si immagina di «organizzare la Rai come Forza Italia» per farne un «presidio antiguai» a favore di Berlusconi e per favorire Mediaset.
La Bergamini fu sospesa dalla Rai nel 2007 proprio per le intercettazioni su Hdc e poi lasciò l’azienda. La richiesta di un’indagine è partita da Gianfranco Comanducci che oggi si ritrova nella delicata posizione di vicedirettore generale Rai: ha chiesto di «accertare eventuali mie responsabilità di alcun genere, anche per quanto concerne asserite militanze in fantomatiche organizzazioni».
La questione non sembra essere del tutto nuova. La Bergamini ricorda che la tesi di una struttura interna «fu smentita da un’inchiesta giudiziaria oltre che da un’indagine interna della stessa Rai». Fabrizio del Noce ricorda di essere già stato sottoposto, nel 2007 e sulle stesse intercettazioni (ai tempi solo brogliacci), a una indagine interna: «La commissione Internal Auditing ha riconosciuto che il mio comportamento nei confronti dell’azienda è sempre stato assolutamente corretto, e di questo mi ha dato atto con un formale provvedimento. Il tribunale di Milano ha disposto la distruzione delle intercettazioni delle mie telefonate, in quanto ha riconosciuto che erano totalmente inafferenti all’inchiesta».
Sono le intercettazioni a suggerire il funzionamento di questa struttura Delta. Per esempio, il 4 aprile del 2005, quando si profila la sconfitta del Pdl alle elezioni regionali, la Bergamini telefona all’allora direttore generale Rai, Flavio Cattaneo, per decidere come rendere pubblici i risultati elettorali. Bergamini dice di aspettare fino alle dieci di sera per non farli andare in prima serata. Dice Cattaneo: «Io sto tenendo duro con gli altri. Guardate che non è il caso, non mi sembrano così drammatici, eh». Bergamini: «Però viene il 52 del centrosinistra contro il 46 nostro, Mediaset non li manda». Cattaneo: «Quello che rompe i coglioni più di tutti è Follini, perché lui vuole attaccare Berlusconi. Io non gli posso consentire questo, ma prima o poi li devo dare. Lui vuole darli prima delle otto per uscire sui telegiornali». La Bergamini allora suggerisce cosa fare. Siccome in alcune Regioni è in atto un recupero del centrodestra, consiglia di tergiversare in attesa di dati più definitivi: «Prima delle otto no! Li facciamo dare al Tg1 alle otto».
Aprile 2005. La Bergamini parlando al telefono con una certa Francesca che lavora in Rai, spera che il Consiglio di amministrazione mandi via Flavio Cattaneo. Dice: «È l’essere più meschino che ho conosciuto, pensa solo a se stesso. Non si preoccupa del contesto, di quello che gli si può richiedere. È brutto quell’uomo lì. Non ci si rende conto ora di quanti danni ha fatto».
Aprile 2005. La Bergamini al telefono con Mimun: «La Rai così non mi serve, meglio non averla». Mimun: «L’informazione dev’essere un presidio antiguai».
Aprile 2005. Francesco Pionati a Deborah Bergamini: «Dobbiamo organizzare la Rai come se fosse Forza Italia. Tu fatti capo di una squadra che comunque si ripropone al presidente. La ripresa politica sua (di Berlusconi, ndr) passa per un riassetto complessivo, cioè lui deve potenziare le strutture che lo sostengono. Per vincere deve rimettere in posizione tutti i pezzi di batteria. Io gliel’ho detto molto chiaramente, ma devi fare tu questo discorso a nome nostro e dire riprogrammiamo l’azienda nei punti dove tu dovrai fare leva per recuperare. Faccia un elenco di persone, poi li posiziona come gli pare nel suo interesse».
Aprile 2005. Telefonando ad Alessio Gorla, consigliere d’amministrazione Rai, gli propone di farsi avanti come direttore generale. Bergamini: «Dobbiamo nominare il nuovo direttore. Serve una risorsa interna». Ma Gorla la ferma: «Mio figlio lavora in Mediaset, Berlusconi è stato mio testimone di nozze, ho fondato Forza Italia». Bergamini: «Io continuo a pensare che tu sia la persona migliore. L’unica controindicazione è di forma non di sostanza».
Debora Bergamini, inoltre, risulta essere stata in contatto con i vertici Mediaset per decidere la programmazione della tv di Stato. In particolare telefonava spesso a Mauro Crippa e Niccolò Querci, rispettivamente direttore centrale della comunicazione del gruppo Mediaset, e membro del cda di Mediaset e ai tempi consigliere delegato di Rti (licenziataria delle concessioni televisive di Berlusconi).
Una telefonata del 2 aprile 2005, ore 17.49. Il Papa è agonizzante. Crippa deve sapere con certezza cosa metterà in onda la Rai per non perdere neanche un punto di share. Telefona alla Bergamini: «A noi risulta che ci sia “Sweet november”, io devo saperlo con assoluta sicurezza, solo che tu sei la persona più autorevole e sicura che conosco». Bergamini: «Io sono una poveretta solo che ho le orecchie. Ero in riunione col direttore generale». Crippa: «Non giochiamo su questa cosa perché è delicatissima». Bergamini: «Siamo usciti dalla riunione con una fiction su San Paolo questa stasera. Abbiamo fatto una riunione straordinaria, se poi la rete fa doppio gioco io questo non te lo so dire». Crippa: «Ecco è questa la paura. Tu mi insegni che non ci vuole niente per cambiare la programmazione e farci prendere un bagno di ascolti pauroso». Bergamini: «Questo è l’intendimento: San Paolo». Crippa: «Mi chiami se ci sono novità?». Bergamini: «Assolutamente». Infatti dopo qualche minuto la Bergamini chiama Crippa: « Mauro? Hanno deciso ora di andare con Vespa in prima serata». Crippa: «Grazie mille».
Preoccupazione della Bergamini è anche quella di evitare che la gente si accorga della disfatta elettorale. Il 4 aprile 2005, telefonando a Niccolò Querci di Mediaset: Stasera voi non è che riuscite a mettere una bomba su Canale 5? Perché guarda che la vedo male con i voti, eh». I programmi d’informazione sulle elezioni sono su Raidue, ma «meno li vedono e meglio è». Querci: «Noi non facciamo nulla». Bergamini: «Non fate qualcosa sul Papa? Non mettete una bella fiction, bella grossa?».