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 2011  luglio 07 Giovedì calendario

CON LISBONA LA PIÙ ESPOSTA È LA SPAGNA

Del Portogallo, sul mercato finora era rimasta la sola traccia delle aste dei T-bill, i titoli di stato a tre e sei mesi. Un totale di 11,2 miliardi in offerta nel 2011, scadenzati dall’appuntamento di due collocamenti al mese, tra un minimo di 750 e un massimo 1.250 milioni di raccolta alla volta. I tassi di aggiudicazione, in effetti, sono risultati elevatissimi di recente e a lungo andare insostenibili: tra il 4,8% e il 4,9% nelle recenti aste (ultima quella di ieri). Ma è stato l’improvviso declassamento di Moody’s, che ha portato quasi a ciel sereno il Portogallo alla "Ba2" a livello speculativo, a risvegliare le preoccupazioni degli investitori sulla capacità di Lisbona di rimborsare i titoli di stato a medio-lungo termine in scadenza nei prossimi anni, un problema in realtà accantonato dopo il salvataggio a carico degli Stati dell’Eurozona e dell’Fmi per complessivi 78 miliardi. Tanto che già ieri si sono accesi i primi i riflettori sui principali detentori dei titoli di stato portoghesi in circolazione: le banche portoghesi, le più esposte, seguite da quelle spagnole, e poi le solite francesi e tedesche.

Il problema sollevato da Moody’s, sulla crescente incapacità del Portogallo di tornare dal 2013 sul mercato per finanziarsi sulle scadenze a medio-lungo termine oltre ai T-bill, è quantificato nel programma di aiuti Ue-Fmi: 10 miliardi nel 2013, 16 miliardi nel 2014, 15,8 miliardi nel 2015 e 20,9 miliardi nel 2016 in aggiunta ad aste di T-bill per 8,9 miliardi annuali. La tesi di Moody’s è collegata al meccanismo di rollover allo studio per la Grecia: il fatto che i privati possano essere coinvolti - e con ripartizione delle perdite - in un secondo pacchetto di aiuti agli Stati in crisi di insolvenza e liquidità, dovesse il primo salvataggio non bastare, secondo l’agenzia di rating è un forte deterrente alla sottoscrizione di nuovi titoli portoghesi nel 2013 a tassi sostenibili per i conti pubblici.

I titoli di stato portoghesi in circolazione al 31 maggio 2011, stando all’agenzia del debito pubblico di Lisbona, ammontavano a 164 miliardi di euro, di cui 100 miliardi a medio-lungo termine. I detentori di questi bond per il 65%-70% prima della crisi si trovavano in mano agli stranieri, ai non-residenti: questa percentuale sicuramente non è più attendibile: la Bce ne ha acquistati parecchi sul secondario. Secondo Fitch, le banche portoghesi detengono circa 17 miliardi di titoli di stato a medio-lungo termine del proprio Paese. Lereste Gwenaelle, analista per le banche del Crédit Agricole, ha messo in guardia gli investitori ieri sostenendo che dopo la retrocessione dello Stato, fioccheranno i declassamenti delle banche portoghesi che rischiano di crollare nella categoria dei rating speculativi.

Sempre stando a Fitch, le banche francesi dovrebbero detenere circa 5 miliardi di titoli di stato portoghesi, mentre quelle spagnole tra i 3 e i 4 miliardi.

Le statistiche più accreditate sull’esposizione nei confronti del Portogallo delle banche europee restano comunque quelle della Banca dei regolamenti internazionali secondo la quale, a fine 2010, le banche spagnole erano esposte per un totale di 86 miliardi di dollari sul Portogallo, di cui però solo 8,4 miliardi nei confronti del settore pubblico. Le banche inglesi, per la Bri, hanno un’esposizione complessiva nei confronti del Portogallo pari a 24,3 miliardi di dollari, di cui solo 2 miliardi in titoli di stato. Le banche francesi e tedesche sono esposte rispettivamente per 27 e 36 miliardi di dollari circa, di cui 8,2 e 7,8 in titoli di stato.