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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

COSI’ SI PUO’ RIDERE E SORRIDERE ANCHE DEL SACRO

Chi mai oserebbe affermare che Achille Campanile era (è) un comico? Achille Campanile era (è) uno scrittore così intelligente che faceva (fa) anche ridere. È vivente un comico che fa ridere (altrimenti che comico sarebbe?), ma propriamente è uno scrittore che si fa passare per comico. Si chiama Maurizio Milani (all’anagrafe, Carlo Barcellesi), è nato e vive a Codogno, ha partecipato a Zelig, a Che tempo fa, ad altre trasmissioni televisive. Sul Foglio tiene la rubrica Innamorato fisso, che è la prima (e spesso l’unica) cosa che leggo del Foglio . Milani ha un modo di ragionare bouleversant,
come diciamo noi di cultura francese, ha una logica dérangeante. Insomma, ti fa vedere il mondo capovolto, perché Milani vive in un mondo capovolto. Uomo mite, spaccone autolesionista, accomodante e modesto, meritocratico (nel senso che ritiene di non meritare nulla), è un surrealista in ritardo o in anticipo sui tempi. Non fa giochi di parole: espone situazioni che giocano sull’ovvio, dove ovvio sta per irreparabile. Talvolta è un po’ scurrile, e un po’ scurrile è il titolo del suo nono libro, Chi ha ciulato la corrente del Golfo? (Aliberti, pp. 224, euro 13), ma è un tributo che il genere impone. L’argomento (il pretesto) è vagamente ecologico o vagamente anti­ecologico. Esempio: «Il Tractor Pulling sappiamo tutti cos’è: è la gara dei trattori più potenti del mondo. Ebbene oggi si può. Fino a ieri no. Agganciare l’equatore e tirarlo avanti un metro, Il clima è ristabilito. Questo può essere fatto con un trattore potentissimo da 15.000 cavalli vapore».
Oppure: «Domanda di Fabio Fazio ad Al Gore: ’Presidente, gli ufo esistono?’. Al Gore: ’Sì, qualcosa c’è! Ma poca roba’». Ancora: «Le banane a chilometro zero non esistono. Però siccome adesso va di moda questa pirlata qui, le facciamo anche noi in Piemonte. Pannelli solari a manetta tutto il giorno. Per produrre un chilo di banane spendiamo 23.000 euro. Costo del prodotto al pubblico: 5 euro. Bravi!».
Però Maurizio Milani è uno che le cose le sa e al momento buono lo lascia trasparire: «L’arte contemporanea ormai ha rotto le balle. Si è visto già tutto. L’ultima istallazione è stata una pisciata sul muro (di una via di periferia) staccata dal muro ed esposta al padiglione d’arte (omissis). Ok, bella, fa ridere. Adesso però torniamo al cestino di frutta dipinto bene».
Di ben altro genere è L’enciclopedia della risata ebraica che Elena Loewenthal ha intitolato Un’aringa in paradiso (Einaudi, pp. 248, euro 15,50). Ironia e autoironia sono nel patrimonio genetico degli ebrei, anche a scopo difensivo, come a suo tempo ha spiegato Franco Palmieri nell’ormai classico Ridere per vivere (Edizioni Ares, 1999).
Come precisa l’autrice, «esiste una sottile ma insanabile distanza fra le storielle sugli ebrei, e quelle degli ebrei», e il libro riguarda la seconda categoria, cioè attinge al patrimonio ebraico nel senso più esclusivo e inequivocabile del termine.
Un ebreo sa sorridere di tutto, anche della Bibbia, del matriarcato, della proverbiale avarizia del suo popolo («Un ebreo e uno scozzese si siedono al bar. Nessuno ha il coraggio di fare il primo passo. Dopo un po’ l’ebreo fa dei gesti inconsulti per aria, come se stesse afferrando qualcosa. ’Ehi, cosa prendi?’ domanda sbigottito lo scozzese. ’Un caffè e una fetta di torta!’ esclama raggiante l’ebreo»), e nelle dispute con i cristiani talvolta si sfiora l’irriverenza, sia pure con umoristica levità. Ma l’angolatura più accattivante è quel tipo di logica che ben si coniuga con l’autostima.
Esempio:«’Sono fiero di essere ebreo!’, disse un giorno un Avroimele a caso. ’E perché?’ domandò qualcun altro sempre a caso. ’Perché? Perché tanto se anche non fossi fiero, ebreo resterei lo stesso!». Il perché dell’aringa che sta nel titolo, è troppo lungo da spiegare. Chi vuol saperlo, si rivolga al libro.