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 2011  luglio 07 Giovedì calendario

MOSSA DEI BANCHIERI CONTRO VERZE’. VATICANO IN CAMPO

È scoccata l’ora del redde rationem al San Raffaele, il colosso milanese della sanità gravato da quasi un miliardo di debiti. Una lettera riservata, spedita lunedì dai banchieri manager Ennio Doris e Carlo Salvatori, accusa don Luigi Verzé e i suoi fedelissimi di essere impegnati in manovre sotterranee nella gestione della crisi e nella scelta del cavaliere bianco. «Invitiamo il Presidente (don Verzé, ndr) e il dott. Cal (vicepresidente, ndr) a voler desistere — si legge nella lettera dei due consiglieri indipendenti della Fondazione Monte Tabor — dal compimento di atti in contrasto con lo statuto della Fondazione...» . Forse è proprio temendo gli effetti della missiva, inviata anche al Prefetto di Milano e al ministro della Salute, che ieri è stato dato un colpo di acceleratore al ricambio del Consiglio di amministrazione. Poltrone vaticane In un comunicato il San Raffaele afferma che 4 consiglieri (su 7) indicati dalla Santa Sede faranno parte del Consiglio della Fondazione Monte Tabor che governa l’impero sanitario. Le new entry sono il presidente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma Giuseppe Profiti (49 anni), il presidente dello Ior (la banca vaticana) Ettore Gotti Tedeschi (66 anni), l’imprenditore Vittorio Malacalza (74 anni) e il giurista Giovanni Maria Flick (71 anni). Le nomine saranno formalizzate domani. È il primo passo concreto verso l’entrata della Santa Sede. Resterà sempre don Verzé alla presidenza? Possibile, ma con i poteri operativi in mano a un manager del Vaticano. Il candidato numero uno è Profiti. Usciranno dal Cda il braccio destro del prete-manager, Mario Cal, nonché Salvatori, Doris e Roberto Cusin. Le poltrone di Laura Ziller e Gianna Zoppei, fedelissime di don Verzé, dovrebbero andare all’ente no-profit che affiancherebbe la Santa Sede. Su questo passaggio, solo apparentemente logico e facile, potrebbe incagliarsi la trattativa. La charity internazionale è disposta a investire tramite l’Università Vita-Salute del San Raffaele un miliardo di dollari in 3-5 anni. Il piano del Vaticano prevede almeno 200 milioni garantiti dallo Ior. Tuttavia ancora nulla di ufficiale. Nel frattempo esce di scena Giuseppe Rotelli, uno dei più importanti imprenditori della sanità. Il gruppo ha preso atto, si legge in una nota, dell’ «intervento della Santa Sede nella Fondazione San Raffaele» . La lettera Tre pagine fitte, mittenti i due consiglieri di maggior calibro della Fondazione. Uno, Doris, espressione del mondo berlusconiano, da sempre vicino al San Raffaele. L’altro, il manager banchiere Salvatori, interfaccia delle banche creditrici. La missiva è stata inviata anche al Prefetto di Milano, che ha la vigilanza sulle Fondazioni, e al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che ha il controllo sugli Irccs (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico). Tra i loro poteri anche quelli di commissariamento. Prefetto e ministro sono stati messi in copia conoscenza «in considerazione degli interessi pubblici perseguiti e del rischio di una mancata continuità aziendale» . «False affermazioni» La premessa è il Consiglio della Fondazione del 30 giugno che aveva aperto la strada all’interesse del Vaticano. Ma Doris e Salvatori scoprono «con vivo stupore» l’esistenza di una bozza di lettera da inviare ai fornitori della Fondazione nella quale Velca spa (cioè Rotelli) è autorizzata dal Cda della Fondazione stessa a contattare i creditori per aderire all’accordo di ristrutturazione. «Tali affermazioni, così come altre citate nella lettera— dicono i due manager — non corrispondono a verità» . Altro punto chiave: il piano di ristrutturazione elaborato da Borghesi Colombo che presuppone il concordato preventivo in continuità. Su queste basi è stato approvato il bilancio 2010. Il tema della procedura concorsuale, insieme all’esame delle offerte, dovrebbe essere all’ordine del giorno del prossimo Cda. Ma «con altrettanto stupore— notano Doris e Salvatori — nell’avviso di convocazione del prossimo consiglio non viene fatto alcun cenno a tali argomenti» . E senza il concordato «non sarebbe garantita quella continuità aziendale» che è alla base del bilancio approvato. Sarebbe l’anticamera del crac. Nel merito dell’offerta Rotelli i manager sono stati molto chiari: «Ci dissociamo, nell’ottica della tutela del patrimonio della Fondazione, dall’impostazione contrattuale di Velca, che prevede di lasciare alla Fondazione solo il 5-10%della società che deterrà l’azienda ospedaliera» . Emerge nella lettera il «disagio» per le bozze di verbale dei Cda che «non riflettono né il dibattito, né quanto deliberato» costringendo i consiglieri «ogni volta a faticose precisazioni» . Dalla missiva si apprende che don Verzé ha in mano le lettere di dimissioni del Cda «con effetto dalla istituzione di un nuovo Consiglio» . «Sos banche» In una lettera allegata e indirizzata a Salvatori, l’advisor del San Raffaele, Arnaldo Borghesi, descrive l’ «assoluta incertezza» e la «totale confusione» dopo il consiglio del 30 giugno. «Temo — aggiunge Borghesi — che per il prossimo 18 luglio (Cda della Fondazione, ndr) non saremo in grado di avere l’adesione delle banche al piano di ristrutturazione approvato» . Nel frattempo, però, è arrivato il soccorso Vaticano. Salvo nuovi imponderabili sviluppi.