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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

«PHRE» , L’ITALIANO CHE GUIDA GLI HACKER ANONYMOUS

MILANO — Come una corporation il gruppo degli attivisti digitali Anonymous ha risposto alle perquisizioni eseguite ieri all’alba nelle case di alcuni italiani con due comunicati stampa intrisi di lessico simil-eversivo: «Gli Anonymous italiani non sono caduti di fronte a questo vile tentativo di smantellare l’organizzazione e annunciano conseguenze per le azioni compiute dalle forze dell’ordine» si legge nel messaggio pos t a t o c o m e i m m a g i n e s u l s i t o i55. tinypic. com/10dy42f. jpg. «Anonymous nega quanto detto dai media e vorrebbe ricordare che non c’è nessun capo, nessuna struttura e tutti operano allo stesso livello. Nulla è stato smantellato» si aggiunge, ripetendo i concetti che già erano stati scritti in una delle bacheche on line. È la difesa globale del gruppo. Secondo la definizione di Wikipedia— lo strumento migliore per comprendere più a fondo i fenomeni che nascono sul web— Anonymous è un concetto legato all’azione collettiva e simultanea di più comunità anarchiche che uniscono le proprie forze per un obiettivo. L’operazione «SecureItaly» , con cui il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia informatica (Cnaipic) ha portato ieri a termine le 36 perquisizioni in mezza Italia con 15 indagati, a fine giornata ha riaperto la questione. Nel fascicolo seguito dal pm Perla Lori della Procura di Roma risulta difatti un «promotore» della rete italiana: un 26enne che vive nel Canton Ticino, Luca Franceschi, che si firmava in rete con il nickname «Phre» e che è stato interrogato dal giudice svizzero. Per gli investigatori della PolCom sarebbe stato lui ad aver guidato gli attacchi negli ultimi mesi ai siti istituzionali (Camera, Senato, Palazzo Chigi e Agcom) e aziende (Poste, Eni, Finmeccanica, Unicredit). Le ipotesi di reato andrebbero dall’accesso abusivo a rete informatica, danneggiamento e interruzione di pubblico servizio. «Nulla è stato smantellato» perché chiunque può unirsi agli Anonymous. Secondo alcuni esperti l’operazione rischia di essere un buco nell’acqua: la dotazione tecnologica e i trucchi per operare si imparano velocemente nelle chat. Il loro confine è mutevole. Come gli obiettivi. E gli individui non esisterebbero. Ma chi sono dunque gli Anonymous nei confronti dei quali si registra una stretta a livello internazionale (a inizio giugno un’operazione simile è stata portata a termine in Spagna)? La verità è che non se ne sa molto. Il nome compare per la prima volta nel 2003 ma è con il «Project Chanology» nel febbraio del 2008, un attacco americano contro Scientology, che diventano famosi. Hanno la loro cultura underground e i propri riferimenti iconografici come «V per Vendetta» , da quando degli individui sono apparsi in pubblico come Anonymous nel 2008 a Los Angeles mascherati come Guy Fawkes, il personaggio del comic book. Ogni volta che si procede a un arresto si aggiunge un pezzetto, come quando venne fermato Commander X, uno dei loro «leader» più famosi. Si può entrare in contatto con loro attraverso intermediari, normalmente degli hacker noti. Il loro modo di operare e rivendicare gli attacchi li rende colture ideali per la dietrologia. La sensazione degli investigatori è che dietro rituali e cultura underground ci sia una rosa completa di appartenenti che vanno dal ragazzo idealista che protesta per la rete libera (dal copyright) al «Black Bloc» digitale. Di certo, negli ultimi mesi, con l’attacco alla Sony, appoggiato dal ramo di «fuoriusciti» LulzSec, il confine tra protesta pacifica e atto punibile penalmente è stato superato.