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 2011  luglio 07 Giovedì calendario

LA VERA STORIA DEL VENERDI’ NERO DI UNICREDIT E INTESA SANPAOLO

«È come un omicidio— dice un banchiere—. Se non trovi il colpevole subito, rischi di non trovarlo più» . La Consob invece a meno di due settimane dai fatti inizia a capire chi abbia lasciato le sue impronte digitali nel venerdì nero italiano. Come confermano le scosse di ieri, quel giorno resta come un trauma nella testa degli operatori: venerdì 24 giugno poco dopo mezzogiorno è andato in scena il «flash crash» italiano. Il «flash crash» originale fu quello di Wall Street, il 6 maggio di un anno fa: allora il Dow Jones perse il 9%in venti minuti e alcuni titoli crollarono anche del 90%, prima di rimbalzare. Oggi la Consob sa che senza la sospensione dagli scambi decisa da Borsa Italiana in pochi minuti, lo stesso poteva succedere ad alcune grandi banche italiane. In 20 minuti, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Mediobanca e Ubi hanno bruciato almeno 5,2 miliardi di valore di Borsa. Il titolo di Piazza Cordusio che è arrivato a perdere il 10%e ha subito tre crolli verticali di seguito, due dopo altrettante sospensioni. Il filo delle indagini Consob ora porta negli Stati Uniti. Tutto è partito quando uno hedge fund di New York ha dato un grosso, non enorme, ordine di vendita su Unicredit fra le 12 e le 12.05. Era un mattino delicato. La sera prima Moody’s aveva messo sotto osservazione 16 banche italiane, dopo averlo fatto il venerdì precedente anche sul debito pubblico (gli istituti detengono almeno 150 miliardi di euro in titoli del Tesoro). Ubi stava cercando di completare l’aumento di capitale. Il governo greco aveva appena incassato la fiducia dopo il rimpasto ma non aveva ancora varato le misure necessarie a evitare un default. Mario Draghi era stato nominato alla guida della Bce da pochi minuti, ma non c’era (né c’è) chiarezza su chi gli succederà in Banca d’Italia. In quel momento la liquidità degli scambi sulle banche a Milano era ai minimi. La banca italiana che ha eseguito l’ordine da New York ha piegato il titolo Unicredit, e ciò ha innescato vendite automatiche da computer degli operatori di Milano (gli “ stop loss”). Quella stessa banca-broker è stata poi travolta dalla pioggia di vendite che ha innescato. Fin qui le certezze della Consob. Poi però ci sono le voci che ora corrono fra Londra e Milano: una vuole che una grande banca americana abbia eseguito malamente ordini di vendita sugli istituti italiani per conto di istituti tedeschi: questi ultimi erano decisi a uscire dall’Italia per controbilanciare la richiesta di Berlino di restare esposti sulla Grecia. Poi qualcuno avrebbe anche diffuso sull’Instant Messaging di Bloomberg la voce (falsa) che Unicredit avrebbe fallito gli stress test europei. È il caos di un’estate in cui pochi si arricchiscono e molti restano intimoriti. Fino a che, almeno, Consob e Borsa Italiana non decideranno di fare chiarezza pubblica su quel giorno di «flash crash» . Federico Fubini