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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

JOVANOTTI

(Lorenzo Cherubini) Roma 27 settembre 1966. Cantante. Autore. «I poeti sono stati i primi a creare tormentoni. “Quant’è bella giovinezza”, “O cavallina, cavallina storna”... sono nella testa di tutti». [bij]


Ultime Alla fine del 2006 ha inaugurato una radio sul web (Soleluna), dalla quale
parla, canta, fa sentire dischi ecc. Gli da fa spalla Saturnino (Saturnino
Celani, bassista, 26 ottobre 1969) • Nel 2008 grande successo con l’album Safari (col singolo Fango), esito coerente di un tour di successo. Per il testo di questa canzone vince
il premio Mogol: «Se qualcuno mi avesse detto 20 anni fa che Mogol mi avrebbe dato un premio per
un testo, avrei pensato che sarebbe stato come andare sulla Luna a piedi. E
pensare che l’unica materia in cui sono stato rimandato è stata italiano. Questo premio per me ha l’importanza di un Oscar, di un Nobel». Grande succeso anche per il secondo singolo, la canzone d’amore A te • Superospite al Festival di Sanremo 2008, violò la par condicio raccontando della volta che andò con Silvio Berlusconi nei bagni di San Siro («alla fine non si lavò le mani») • Ha perso il fratello Umberto, 45 anni, morto il 22 ottobre 2007 col
cineoperatore Bruno Bianchella in un incidente aereo durante un volo di
collaudo sulle campagne dell’Agro Pontino, fra Nettuno e Latina («Era una persona speciale che mi ha insegnato tutto. Lo ricorderò in tutte le mie canzoni») • Simpatizzante del Pd (il suo brano Mi fido di te aprì tutti gli appuntamenti della campagna elettorale 2008), Veltroni gli chiese di
entrare nella Costituente («ma le cose le deve fare chi le sa fare. A me piace che la politica sia un
mestiere»). Grande fan di Barack Obama; dal palco di Sanremo 2008 dichiarò: «Un grande segno di cambiamento, dovremmo votarlo anche in Italia» • Il 6 settembre 2008 a Cortona ha sposato Francesca Valiani, sua compagna da una
quindicina d’anni (si conoscono da quando erano bambini). Hanno già una figlia (Teresa, 13 dicembre 1998), passarono un periodo di crisi nel 2002
quando Francesca fu fotografata con un amico alle Baleari: «Alla fine abbiamo capito che non può esistere una grande storia d’amore senza un tradimento».


Vita Nonno fascista che dirigeva l’ospedale di Cortona: «Dopo lo vennero a prendere e lo restituirono che era un altro. E mio padre,
bambino, non l’ha mai dimenticato». Terzo di quattro fratelli, padre dipendente del Vaticano: «Una volta il parroco poteva farti entrare nei gendarmi del Vaticano in
sostituzione del servizio militare. A lui successe così, poi è rimasto come impiegato. Per 45 anni: i Papi passavano, lui era sempre lì» • «La musica l’ho scoperta con il rap, prima in radio passavo dance e musica italiana, ma
confesso che non m’interessava più di tanto. Mi piaceva parlare al microfono, il filtro tra me e gli ascoltatori
che mi permetteva di superare la timidezza. Poi ascoltai Rapper’s Delight della Sugarhill Gang e Renegades of funk di Afrika Bambaataa: quella musica parlava proprio a me, mi fece male ma nel senso buono. Fu
un’illuminazione, mi accorsi di essere al mondo. La musica mi diede un’identità» • «All’inizio la musica non era una priorità, ma con il rap le cose erano cambiate radicalmente. “Ho cominciato a risparmiare per comprare i dischi d’importazione. Magari i Levi’s li compravo falsi alla bancarella, ma i dischi non potevano mancarmi”. Jovanotti passava giornate intere alla radio: “Una notte mi sono svegliato perché mia madre mi stava controllando le braccia, pensava che mi drogassi”. Poi l’incontro con Claudio Cecchetto che lo strappò alla Rai: a Lorenzo avevano chiesto di condurre
Discoring ma Cecchetto lo convinse, tenendolo nove ore al telefono, ad andare a Radio
Deejay e a incidere un disco. Dopo cinque mesi Jovanotti era primo in
classifica. Cecchetto lo proteggeva: “Molti lo vedevano come il mio burattinaio ma lui mi lasciava libero di fare,
anche se aveva alzato un muro protettivo intorno a me”. Il successo è enorme, Jovanotti vive come su una nuvola: “Ho scoperto di poter essere antipatico a qualcuno solo durante il servizio
militare. Fu quello il mio primo passo fuori dal mondo protetto”. Finito il militare scrive
Gente della notte: il cantante di Ragazzo fortunato e Ciao mamma non c’era più» (Carlo Moretti) • «La svolta è del 1991, anno della Tribù che balla: “50 percento contenuto e 50 percento movimento”, questo il credo a cui Jovanotti si riconsegnò. Non solo: Cherubini si unì a musicisti rari (il bassista Saturnino Celani, il chitarrista Michele
Centonze) e, abiurando quel culto compiaciuto dell’ignoranza caro ai figli degli Ottanta, si costruì un retroterra istintivo, pacificamente globalizzato e spensieratamente
pacifista» (La Stampa) • Ha scritto il libro Il grande Boh! (Feltrinelli 2000). Per i suoi primi quarant’anni ha pubblicato il libro fotografico Quarantology. 1966-2006 (a cura di Franco Zanetti. Rizzoli 2006). (Un libro che suggerisce una personalità narcisista... «Io ho sempre adorato l’immagine, mia e degli altri. Tant’è vero che le foto in cui non appaio sono mie, scattate quasi sempre in bianco e
nero con una Leica. Ho fatto un libro fotografico perché sono in assoluto l’artista che si è fatto fotografare di più. Lo volevo bello ricco ed elegante come quelli della moda. Perché Dior, Armani sì e io no? E forse c’è anche la presunzione di pensare che raccontare la storia di questo ragazzo che
si chiama Jovanotti, sia anche la maniera di raccontare un pezzo di storia d’Italia» [a Mario Luzzato Fegiz]).
[bik]


Critica «Dopo essere stato un’icona del disimpegno è cresciuto e si è sempre più espresso sulla realtà che lo circondava. Dal manifesto filosofico del 1994 (quel Penso positivo che includeva in una sola “grande chiesa” figure disparate come Che Guevara, madre Teresa, Malcolm X, e la comunità di San Patrignano) al rap Cancella il debito con cui, dal palcoscenico del Festival di Sanremo del 2000, si rivolse
direttamente a Massimo D’Alema, le sue sortite hanno sempre fatto comodo ai polemisti. E hanno sempre
venduto moltissimo» (Guia Soncini) • «Ebbe successo proprio in mezzo a quella deriva etica e politica che chiamammo “riflusso”, nei primi Ottanta, e ne fu uno degli espliciti cantori. Esprimeva allegro
menefreghismo, voracità vitalistica, disimpegno, discotechismo spensierato, consumismo sfrontato. Era
potente e comunicativo, bello e giovanissimo, inafferrabile e respingente per
lo sguardo preoccupato (e un po’ barbogio) della critica militante e del giornalismo pensoso, assolutamente
irritante per la gioia naturale con la quale viveva una giovinezza disinibita e
impolitica. Scrivemmo cose di fuoco contro quel ragazzotto libero e giocondo,
non tutte infondate se si riascoltano canzoncine come
La mia moto e Gimmi five... e nessuno poteva sospettare che proprio quel tipo lì, come folgorato da una crisi adolescenziale tardiva, sarebbe poi diventato,
verso la trentina, un’icona del cantare politico e dell’impegno cantautorale, quasi rovesciando la propria vicenda ar






tistica» (Michele Serra) • «è diventato un “celentanino” tromboneggiante le consuete opinioni generosamente generiche, ingenuamente
ideologiche, ovviamente sentenziose che ci aspettiamo, che temiamo. Siate
buoni, se potete. Vogliatevi bene. E vogliatene anche agli extracomunitari,
giacché ci siamo» (Roberto D’Agostino) • «Ha scollinato i quaranta, sa scrivere, ha grandi musicisti alle spalle. Il guaio è che è migliorato in tutto, tranne che nella voce. Il suo cantato è commovente per mancanza di modulazione, squisitamente tenero nella ciclicità con cui inciampa in stecche e “zeppe” mucciniane. Se la voce stesse ai cantanti come l’uso della macchina da presa ai registi, a Jovanotti non farebbero girare neanche
il trailer di Don Matteo» (Andrea Scanzi) • «Dopo il ragazzino dell’“uno, due, tre, casino”, dopo il guru dei giovani che faceva convivere nei suoi testi Che Guevara e
Madre Teresa e che se la prendeva con Oriana Fallaci, ecco il poeta dei
sentimenti che però resta legato all’avanguardia nei suoni» (Andrea Laffranchi).

Frasi «Io non mi aspettavo niente, volevo solo fare il disc-jockey, e già mi bastava, per cui rivedermi con Bono, con Prodi, con migliaia di persone ai
concerti, è stata una continua sorpresa, appena vedevo una porta ci entravo dentro, senza
bussare, è il mio carattere, sembrano mille vite, non c’è una coerenza» •«Mi sembro davvero Pinocchio, uno che ne ha fatte di tutti i colori, anche a
dispetto della mia volontà, ho incontrato mille gatti e volpi, fatine, mangiafuochi» • «Credevo che sarei morto tra i trenta e i quaranta, ma forse solo perché non riuscivo a immaginare la mia vita da grande». [bil]