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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

INZERILLO

Giovanni New York (Stati Uniti) 30 aprile 1972. Presunto mafioso, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Boccadifalco (Palermo). In carcere con l’accusa di associazione mafiosa dal 7 febbraio 2008. Unico figlio sopravvissuto
di Salvatore (Totuccio) Inzerillo, il capomafia palermitano ucciso dai
corleonesi il 10 maggio 1981 (seconda guerra di mafia, vedi Tommaso,
RIINA Salvatore), e per questo detto “il figlio del morto” (il fratello Giuseppe al tempo aveva quindici anni, aveva minacciato di
vendicare il padre e per questo Pino Greco gli staccò un braccio con un coltello da pescatore di ricci, gli disse: «
Mischinu, e ora come farai a sparare a Totò Riina?», e poi gli sparò). Detto anche “u’ pacchiuni”. Ufficialmente imprenditore edile • Totò Riina aveva sentenziato «Degli Inzerillo non deve restare neanche il seme», invece lui fu risparmiato e nel 2000 rientrò a Palermo nella casa di famiglia di via Castellana, 346, borgata di Passo di
Rigano. Sul rientro degli Inzerillo a Palermo vedi Tommaso, LO
PICCOLO Salvatore, ROTOLO Antonino. A Palermo si diede così da fare per emulare la memoria del padre, che il suo padrino, Filippo Casamento
(uno degli “scappati” in America per salvarsi dai corleonesi, espulso in Italia nel 2002, operazione
di Polizia “Pizza Connection”, e rientrato clandestinamente negli USA nel 2004.), fu intercettato mentre
diceva di lui con orgoglio: «
u’ picciriddu camina solo». La certezza che fosse uomo d’onore l’11 agosto 2003, quando personale della Squadra Mobile lo vide partecipare a «una delle più imponenti riunioni di mafia degli ultimi anni, tenutasi nel locale in un giorno
di chiusura al pubblico, e quindi aperto esclusivamente per lo svolgimento
della riunione» (presso la trattoria Al Vecchio Mulino, in località Torretta, i partecipanti tutti vicini a Salvatore Lo Piccolo — provvedimento di fermo della Dda di Palermo, n. 11059/06)
• Il 7 febbraio 2008 fu tra gli arrestati nel corso dell’operazione congiunta tra Dda di Palermo e Fbi, che indagava su Cosa Nostra
americana e traffico internazionale di stupefacenti (operazione “Old Bridge”, vedi Tommaso) • Lo zio, Francesco Inzerillo, detto u’ truttaturi, detenuto a Torino, quando lui era andato a trovarlo in carcere, il 30 agosto
2007, glielo aveva detto: «Qua c’è solo da andare via e basta.. se non fai niente devi pagare, se fai devi pagare
per dieci volte.. Bisogna andarsene dall’Europa, non dall’Italia, dovete andare via dall’Europa perché non si può più stare, qua futuro non ce n’è, sei sempre sotto controllo, è tutta una catena e una catenella, bisogna andarsene in Sud America... basta
essere incriminato per l’articolo 416 bis e automaticamente scatta il sequestro dei beni. Cosa più brutta della confisca dei beni non c’è». Invece Giovanni aveva preferito ascoltare un altro uomo d’onore, che gli aveva detto: non ti preoccupare, «tempo e buon tempo non dura sempre un tempo, non ti preoccupare», come ricordava al telefono, scandalizzato, Antonino Rotolo, che per avergli
ammazzato con le proprie mani il padre, lo temeva più di tutti. [Paola Bellone]