Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
GREGORI
Mina Cremona 7 marzo 1924. Storico dell’arte • «È per gli storici dell’arte la signora Caravaggio. Con il bell’“angelo” Merisi ha costituito una coppia di fatto sin da quando aveva una trentina d’anni, ed È rimasta fedele a lui e agli amici pittori dei Sei e Settecento per tutta la vita. Questo non vuol
dire, però, che non abbia ricevuto altre proposte “matrimoniali”. Eh sì, la vestale di Roberto Longhi fu artisticamente “abbordata” niente di meno che da Federico Zeri. “‘Vuoi sposarmi?’, mi chiese Zeri alla fine degli anni Cinquanta. Era un’idea, racconta la stessa Mina Gregori, che, seppi da amici, lui coltivava da
anni”. Si fidanzarono e quando lui andava a Firenze i due critici amavano cenare in
un ristorante di campagna verso Bagno a Ripoli. Le incomprensioni che portarono
alla rottura incominciarono con i primi viaggi di lui in America. Negli anni
Ottanta la riconciliazione. Lei, del resto, coltivava altre idee che il
matrimonio: rimanere signorina per diventare signora dell’attribuzionismo» (Pierluigi Panza)
• Studiò storia dell’arte a Firenze. Il padre, un ingegnere che aveva costruito la prima centrale del
latte di Cremona, le aveva trasmesso la passione per il bello attraverso
continui viaggi in Europa durante il fascismo. Così, dopo la laurea, prese a studiare Caravaggio sotto la guida di Roberto Longhi, «persona severa e non facile, con lui niente domeniche». La sua prima attribuzione fu il Ritratto di un cavaliere di Malta (ora a Palazzo Pitti) seguito dal Martirio di sant’Orsola. «Tra approvazioni (di Testori sul Corriere della Sera, ad esempio) e amicizie di
influenti conoscitori, come il decano Denis Mahon, la Gregori proseguì da allora la sua straordinaria carriera di storica d’arte ottenendo una cattedra a Firenze, la direzione della rivista Paragone Arte
e poi della Fondazione Longhi. Polemiche poche, una con i francesi. Nel 95 il
critico di Le Monde, Philippe Dagen, l’attaccò accusando il suo
Preliminari a una nuova lettura di Caravaggio di essere “l’ennesima biografia che non aggiunge nulla di nuovo”. Risposta della Gregori: “I francesi dovrebbero guardare un po’ a casa loro”. La sua famiglia erano i suoi allievi, almeno sino al 96, quando lasciò la cattedra per raggiunti limiti di età. Già allora era relatrice di tesi su Furini e sui minori come il Volterrano, il
Cigoli, il Foggini... Qualcuno raccolse firme per non cancellare la sua
cattedra. Non scese mai in polemiche politiche. Tuttavia, in occasione della
mostra sui Campi, accusò il “moderno consumismo di far dimenticare il grande patrimonio culturale”. Divisa tra Cremona e Firenze, continua ad alternare nelle due città anche le mostre che cura» (Pierluigi Panza)
• «È una grande attribuzionista, nota all’estero, ma vive con semplicità con la nipote a Firenze, dividendosi tra casa sua, la Fondazione Longhi e la
nativa Cremona. Ha una casa seria, borghese, da tÈ con i pasticcini. Niente di eversivo, parecchi quadri, ma non di artisti troppo
famosi, semmai quelli di artisti che ama e sostiene» (Philippe Daverio). [Lauretta Colonnelli] [bft]