Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
GREGORETTI
Ugo Roma 28 settembre 1930. Regista. Autore. Attore. Scrittore ecc. «È una vita che sfotto il prossimo e nessuno se l’È presa. Ho un antidoto che mi impedisce di offendere: rispetto chi ho davanti.
Sfottere È amare: anche se può sembrare strano, È un segno d’affetto» • Studi classici a Napoli, in Rai dal 1953, si fece notare per grandi reportage
di costume, per la trasmissione Semaforo, ebbe grande successo con La Sicilia dei Gattopardi (1960), con lo sceneggiato Il circolo Pickwick (1968) ecc. • «Abitavo a casa di mio nonno a Roma, un vecchio signore colto che recitava l’Eneide in latino. Un bel giorno mio padre gli regalò il televisore a 24 pollici e lui fu spodestato da Mike Bongiorno. Le donne di
casa non fingevano più di seguirlo, guardavano la tv, a cui il nonno dava le spalle. La sera in cui
Nicoletta Orsomando annunciò il mio programma: “Ora va in onda Semaforo di Ugo Gregoretti”, lui, che si chiamava come me, si girò di scatto verso mia nonna: “Maria, qualcuno non crederà per caso che sia io l’autore?”» • «Il mio primo maestro È stato Vittorio Veltroni, uomo di grande simpatia. Ho contribuito alla prima
cacciata di Enzo Biagi dalla Rai, era direttore del Telegiornale e mi affidò un pezzo sulle raccomandazioni. Una bomba» • «La televisione È stata per me quel che È la membrana di un tamburo per una palla: dalla tv sono saltato al cinema, alla
prosa, all’opera, sempre ricordandomi da dove ero partito. Com’È capitato a tanti, la tv mi ha espulso. Senza rumore, però, perché i cacciati dalla tv sono di due categorie: i clamorosi e i silenti. Io faccio
parte del secondo gruppo. Un critico cinematografico ha scritto di me: “Disperse il suo talento in mille rivoli” come se avessi voluto solo far cinema. Falso. La mia fortuna È che mi piace saltabeccare qua e là pur di lavorare sempre» (a Simonetta Robiony)
• Attivissimo all’epoca di Carosello (storica rubrica pubblicitaria della Rai): «Le immagini non si possono paragonare: gli spot che vanno in onda oggi sono
molto più raffinati. I nostri, però, erano raccontini, dei film in miniatura. Insomma, il contenuto non era
astratto. Era una storiella. E infatti qualsiasi accenno pubblicitario era
vietato e riservato agli ultimi secondi, quando finalmente si citava il
prodotto. Si chiamava, credo, “codino”» • Nel 2006 il libro Finale aperto. Vita scritta da me stesso (Aliberti). Nel 2008 fu pubblicata in dvd su iniziativa del Sindacato
lavoratori comunicazione Cgil e di Edit Coop la sua docufiction sull’occupazione della tipografia Apòllon, tra il 1968 e il 1969 alle porte di Roma.