Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
GREGGIO
Ezio Cossato (Biella) 7 aprile 1954. Comico. Regista. Produttore cinematografico.
Conduttore tv. Di Striscia la notizia (dall’88). Prima aveva fatto La sberla (Rai, 1978), Drive in (Italiauno, dall’83). In tv anche come attore: Un maresciallo in gondola, Benedetti dal signore, O la va o la spacca ecc. Da ultimo Veline, il programma estivo di Antonio Ricci e i film Un’estate al mare di Carlo Vanzina e Il papà di Giovanna di Pupi Avati, in un inedito ruolo drammatico: «Ho sempre rifiutato i ruoli mezzi seri che mi offrivano: se si cambia rotta,
occorre farlo a 360 gradi» • «Tanti non lo sanno, ma sono anche giornalista pubblicista» • Padre direttore di un’azienda tessile, dove lavorava anche la mamma. «Loro, per la verità, immaginavano per me un futuro come bancario perché, mentre facevo l’università a Torino, lavoravo anche in banca. Però avevo pure messo su un’agenzia di pubblicità con un socio ed ero direttore di una pubblicazione sui filati. Insomma, ero l’uomo più incasinato della Terra. La passione è nata sui banchi di scuola: avevo rispolverato un vecchio show che si faceva nel
mio istituto, a Biella. Ci fu il solito impresario teatrale che mi vide e mi
chiamò a lavorare. Io volevo girare, a differenza di altri colleghi che sognavano solo
di venire a Milano, al Derby. Fu così, andando in giro a far serate, che sperimentai un modo di essere in pubblico
che mi è stato utile per affrontare questo mestiere. Il primo che mi diede un passaggio
in tv fu Giancarlo Nicotra: mi offrì delle particine così piccole che i miei per vedermi dovevano usare una moviola» (a Cristina Taglietti)
• Ha raccontato Antonio Ricci: «Correva l’anno 1983 e mi aggiravo per i corridoi di quello che stava diventando Canale5
quando mi apparve questo disperato. E allora mi son ricordato di averlo già visto da qualche altra parte, e di esserne già stato scioccato: in un telegiornale della Rai, intervistato da Lello Bersani.
Be’, lì c’era già tutto Ezio Greggio. Presentava il suo film a Cannes, Sbamm con due m... Questo attore assolutamente sconosciuto che aveva violato il tempio mi dava l’idea di uno che era entrato nel caveau di Fort Knox, che aveva rubato a
Topkapi...» (a Egle Santolini) • «Fu curiosa la genesi di Drive in: Berlusconi chiese a Ricci e a me un varietà tradizionale, alla Ric e Gian. Noi invece facemmo di testa nostra. Quando vide
la puntata zero, ricordo le occhiatacce che ci tirava. Ma alla fine ci disse: “Non è la trasmissione che volevo, ma la faremo lo stesso”». [bfr]
« Io ho debuttato nell’83 con Gianfranco D’Angelo, Giorgio Faletti, Enrico Beruschi, Carlo Pistarino. Drive In è stata la rivoluzione del varietà, allora la tv era un po’ melensa, con un sacco di fumo prima che arrivasse l’arrosto. E noi volevamo solo l’arrosto. Seguivamo la pubblicità perché eravamo su una rete commerciale e dovevamo dare ritmo per far crescere gli
ascolti» • «Striscia è come il primo amore e qualsiasi cosa farò non ho intenzione di lasciarla. è il mio godimento personale e professionale. è utile al Paese ed è anche una trasmissione sofisticata, con diversi livelli di lettura. è una battaglia trasversale. è un impegno serio, anche se lo affrontiamo col sorriso sulle labbra. è il mio modo di fare il tifo per l’Italia» • « Avevamo capito subito che avremmo avuto tanto successo e tanti guai. Ma posso
fare un lavoro dove mi becco le denunce? Ecco, lo faccio» • «Il bello è che a lui della tv non importa niente, ma proprio niente. Lo ammette, pure. Il “rifiuto” della tv consiste in: niente telepromozioni, niente ospitate, niente progetti
pensosi a cui lavorare per sfruttare il successo, niente format da lanciare,
niente quiz da presentare, niente di niente, o quasi. “è esattamente quello che voglio”. Ma se lo può permettere solo grazie a Striscia, no? “Ovvio, ma ditemi cosa c’è di male. Rinunciando a telepromozioni o a conduzioni facili ci rimetto una
barca di soldi, ma una barca grande. Quelli che guadagno li investo in altre
cose, quelle che mi piacciono. Vado a Trenta ore per la vita, perché è beneficenza, ma nella compagnia di giro non ci entro”» (ad Antonio Dipollina) • Ha fatto molti film: Montecarlo Gran Casinò (1987), Anni 90 (1992), Il silenzio dei prosciutti (1994, anche regista) ecc. «Quando devo girare un film, la notte prima sogno sempre Totò che mi dà consigli su come farlo. Il complimento più bello me lo ha fatto sua figlia: saresti uno dei personaggi che avrebbe amato
di più» (a Renato Franco) • Dall’inizio degli anni Ottanta fa lunghi viaggi negli Stati Uniti: «Avevo avuto i primi successi con Drive in, ma restavo un grande innamorato del cinema. Non ci avevo messo molto a capire
che l’Italia, per quanto producesse film di buona qualità, aveva difficoltà ad avere un mercato aperto all’estero. Il problema insolubile è che se doppi film in inglese, sul mercato Usa non entri. Piuttosto preferiscono
prendere una pellicola con i sottotitoli, ma in lingua originale. Io avevo una
voglia matta di andare a Los Angeles a vedere i set, seguire la lavorazione.
Così un giorno dell’85 quando con Aurelio De Laurentiis, nipote del mitico Dino, firmai un contratto
per fare alcuni film, presi finalmente l’aereo». A Los Angeles fu adottato da Roger Corman: «Un produttore con i controfiocchi; uno che ha scoperto talenti come Martin
Scorsese e che produce un centinaio di film l’anno, tutti a basso costo, girandone contemporaneamente sei o sette e
suddividendo l’uso del set come se fosse una camera a ore. Con lui ho capito che se uno trova
lo spazio e sa fare bene i conti, può anche mettersi in proprio»
• è un grande amico di Mel Brooks (che aveva sposato Anne Bancroft, la Mrs.
Robinson del Laureato, vero nome Anna Maria Italiano, scomparsa nel 2005): «Lui ha sempre frequentato circoli italo-americani, conosce perfettamente tutte
le nostre parolacce e sa anche come siamo fatti. Il feeling tra noi è stato immediato. Mel mi ha fatto capire che il confine tra il film di genere e
la parodia è sottilissimo, e solo dopo avere frequentato molto i suoi set, nel 1990, ho
fondato la Wolf» (a Giuseppe Meroni) • Ha pubblicato alcuni libri, cavalcando volentieri i tormentoni di grande
successo lanciati dallo studio di Striscia la notizia; tra gli altri: è lui o non è lui, E su e giù e trick e track, In una certa... manieeera (tutti editi da Mondadori) • Tifa per la Juve: «In tutti questi anni di militanza ho avuto dei grandi amori. Primo su tutti:
Omar Sivori. Mi faceva impazzire. Secondo me è stato pure meglio di Maradona: correva, scherzava con la palla, umiliava gli
avversari, menava (eccome se menava!), si beccava anche sette giornate di
squalifica, poi tornava in campo e ricominciava tutto da capo. Un fenomeno. E
come non ricordare Anastasi, un tornado, una folata di vento implacabile con i
suoi gol in acrobazia. E ancora Platini, incommensurabile, un discolo francese
(il nipotino di Sivori) ma contemporaneamente così italiano. E il “compianto” (che dolore quando se ne andò!) Zidane. E ancora oggi, il talento di Alex Del Piero. Quasi tutti, non a caso,
numeri 10, tutti campioni a 360 gradi, sul campo e fuori»
• è stato sposato con Isabel Bengochea, due figli: Giacomo e Gabriele .