Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
GHINZANI
Alberto Valle Lomellina (Pavia) 3 novembre 1939. Scultore • Si formò con Marino Marini all’Accademia di Brera, dove insegna • Ha partecipato alle più prestigiose rassegne d’arte e ha realizzato importanti opere pubbliche in Italia, Svizzera e Germania • «Accanto al bronzo e alla polvere di marmo, usa materiali delle avanguardie del
Novecento: ferro e lamiera, oltre a cemento e resina che manipola in modo da
ottenere lo stesso effetto. Ne nascono opere talvolta non finite; all’artista accade di rielaborarle dopo anni, di lavorare per strati, “per accumulo”. Per questo il tema prediletto è il tempo: trattato alla stregua di materia plastica, raccontato nel suo
divenire in forma di spirale, di clessidra, di ponte interrotto, di scala
spezzata» (Rachele Ferrario)
• Uscito dallo studio di Marino Marini, decide di andare per proprio conto e di
cominciare a scolpire in un modo diverso. Si interessano subito a lui De
Micheli e Tassi, Caramel e Carluccio, poi Gualdoni e Cerritelli e una giovane
critica, Marina Di Stasio. Sembra che Ghinzani lavori con materiali diversi dal
bronzo e con accostamenti singolari; davanti a noi sta una gran lastra di
metallo, strisce di colore staccate, si chiama Strade del nord (1988), scultura dunque e insieme pittura? «Con Marini e Alik Cavaliere lavoravamo il bronzo ma quello, ben presto, mi è sembrato la pietra tombale della scultura; infatti il bronzo, quello che fai,
lo rende tutto uguale, e poi per fondere ci sono diversi passaggi mentre io,
per costruire le sculture, usavo materiali diversi, carta e legno, metalli e
colore, e volevo evitare altre mediazioni, volevo che quello che vedevo io lo
vedessero anche gli altri; e rifiutavo l’eterna durata del bronzo, io ho sempre amato la fragilità delle cose. Ogni tema deve trovare il materiale giusto e io spesso uso
materiali nuovi che non esistevano un tempo, come la resina bicomponente o
poliestere» (a Carlo Arturo Quintavalle)
• Ha due studi: «Quello di Valle Lomellina è grande, guarda la campagna, c’è silenzio, c’è solitudine; quello di Milano è diverso, qui realizzo bozzetti, disegni, le opere grandi le faccio là, nell’altro, dove ho anche qualche aiuto perché per le opere grandi serve un appoggio; il mio è un ritmo quasi stagionale, d’estate sto in campagna, d’inverno a Milano». [Lauretta Colonnelli]. [bdj]