Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
GERMANO
Elio Roma 25 settembre 1980. Attore.
2007-2007 Ultimi film: Nessuna qualità agli eroi (Paolo Franchi, 2007); Il mattino ha l’oro in bocca (Francesco Patierno, 2008); Tutta la vita davanti (Paolo Virzì, 2008); Come Dio comanda (Gabriele Salvatores, 2008), Frutta e verdura (Giuliana Gamba, 2009). Con Mio fratello è figlio unico (Daniele Luchetti) ha vinto il David di Donatello. Nel 2007 ha vinto anche il
Premio Braghi che incorona la rivelazione cinematografica dell’anno e nel 2008, a Berlino, il premio Shooting star per i migliori attori
europei emergenti. Nell’ottobre del 2008 il film del regista Daniele Vicari Il passato è una terra straniera, tratto dal romanzo di Gianrico Carofiglio.
Vita I genitori sono di Duronia, in provincia di Campobasso. I nonni facevano i
contadini: «Nel Molise, da dove viene la mia famiglia, si vive di questo». Esordì nel cinema all’età di dodici anni come protagonista del film di Castellano e Pipolo Ci hai rotto papà (1992). Nel 1994 si iscrisse a una scuola di teatro: «Non per l’idea di diventare qualcuno o qualcosa, ma per il piacere di farlo fine a se
stesso. Era il teatro dei Cocci di Roma. Passavo pomeriggi fantastici a
lavorare sul corpo, sulla voce, a fare improvvisazioni, con tutti i miei
colleghi con cui si creava un rapporto molto intenso, vero […] Mi sono ritrovato ventenne con questo unico mestiere tra le mani. Solo una
cosa sapevo fare: l’attore. E ci ho provato». Nel 1998 dovette fare una scelta: seguire Giancarlo Cobelli in una tournée teatrale o accettare la proposta dei fratelli Vanzina che lo volevano nel film
Il cielo in una stanza. Scelse i Vanzina e da quel momento iniziò per lui una folgorante carriera per lo più cinematografica. Nonostante il successo, «frequento gli amici di sempre, vivo in un appartamento di 40 metri quadri che ho
comprato a Corviale, nella periferia di Roma. E prendo l’autobus» (Federica Brunini, Vanity Fair). «Mi trovo meglio a Corviale che nei quartieri di finzione sociale. Mi ricorda il
posto dove sono nato, costruito da mio nonno come muratore. In principio era
contadino, lavorava tra le pecore. Quando fece il militare era felice perché con l’uniforme gli davano le mutande. Lo ricorderò sempre».
Critica. «[...] in Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti è il ragazzo fascista, un personaggio cattivo e ben scritto. Molto, molto più bravo del fratello Riccardo Scamarcio, caruccio, buono, operaio, militante
della sinistra. Germano ha fatto sinora pochi bei film (Quo vadis, baby? di Salvatores, Romanzo criminale di Placido, Respiro di Crialese); qui, diretto assai bene, è realistico e simbolico insieme, violento e poi mite, alunno del fascistissimo
Luca Zingaretti, perfetto» (La Stampa) • «[...] Con quella faccia un po’ così, occhi ruffiani che brillano sotto una cascata di ricci, volto un po’ pasoliniano ma che può trasformarsi in quello del pariolino ripulito, sorriso buono e ghigno malefico,
pacca sulla spalla e irruenza manesca e generosa [...] non è più attore-rivelazione (lo conosciamo bene tra tv e grande schermo) bensì la rivelazione di come si possa essere interpreti oggi, nel cinema italiano,
vestendo mille maschere senza perdere se stessi e la strada dell’attore. [...] ha grinta da vendere [...] Considerato a ragione il De Niro
italiano, Germano nel giro di pochi anni è ricercato da tv e cinema. Noi ce lo ricordiamo già incisivo, scolpito, divertente nel ruolo del “pasticca” accanto a Banfi nel
Medico in famiglia [...] vola dalle atmosfere sospese di Respiro a quelle tagliate con l’accetta del suo “sorcio” in Romanzo criminale; dal buffo scrivano che tenta di uccidere Napoleone (nel film di Virzì) al mellifluo, ambiguo Arnaldo di Melissa P. allo sfrontato liceale di Che ne sarà di noi. Ma se gli chiedi come si è sentito nei panni del fascistello tratto dal romanzo Il Fasciocomunista di Antonio Pennacchi, lui ti spiazza: “All’inizio ho trovato molte difficoltà perchè trattenuto dal mio giudizio sul personaggio e invece l’attore si deve avvicinare al nuovo senza prendere posizione. Non ci riuscivo -
continua - mi appiattivo e non offrivo ad Accio la necessaria tridimensionalità”. E come è finita? “Che sono riuscito a fare di un personaggio poco raccomandabile un ragazzo
tenero. Perché Accio, in fondo, è un bambino in cerca di affetto”. [...] Quando girò
N., Virzì gli consigliò di odiare il grande generale come odiava Berlusconi: “Ma io le mie idee politiche le ho sempre tenute per me, il lavoro è un’altra cosa anche se cerco di metterci dentro tutto me stesso. è vero, non mi è mai andato giù il berlusconismo - aveva detto a fine riprese - perché non mi piace questo mondo basato sul commercio e sul grande potere dell’immagine che allontana dal reale” [...]» (Leonardo Jattarelli).
Frasi «Il mio metodo, il mio professionismo consiste nel non recitare. Io combatto la
recitazione, il compiacimeno, il fatto di guardarsi mentre si lavora».
Politica Dice di essere di sinistra ma di «una sinistra passata, idealistica, che non esiste più, non la sinistra ancorata a questo sistema di cose».
Tifo Roma
Vizi «Scrivo di continuo, sempre a mano. Non scrivo per pubblicare, ma per mania». • Una debolezza: «La mia moto. Quando imposto una curva non so mai come andrà a finire. Un po’ come i personaggi che interpreto, con i film. Ma l’importante è saper cadere» • Non ama rivedersi: «Sei sempre ridicolo quando ti rivedi. quando mi trovo ridicolo e mi vergogno
capisco però che ho fatto un buon lavoro, perché si apre qualcosa di sporco, di vero» • Coltiva un orto insieme a suo nonno, adora giocare a calcetto, pratica boxe e
judo, disegna, suona pezzi hip-hop con il gruppo “Le bestie rare”.