Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
GAUCCI
Luciano Roma 28 dicembre 1939. Imprenditore. Latitante, vive a Santo Domingo • Figlio di piccoli proprietari terrieri, primi soldi con il business dei
cavalli, li reinvestì in un’impresa di pulizie battezzata La Milanese («dà un’idea di efficienza») ma con sede a Roma: «Un appalto dopo l’altro, l’aziendina arriva a 3 mila dipendenti e produce abbastanza utili per consentire a
Gauccione di tentare la scalata al mondo del calcio» (Alessandro Gilioli) • Già socio della Roma di Dino Viola, grazie all’appoggio della Banca di Roma (poi Capitalia e infine Unicredit) comprò il Perugia, il Catania ecc. segnalandosi per «l’allenatore femmina (Carolina Morace, poi cacciata come un uomo qualsiasi), il
fantasista giapponese (Nakata, però bravo), lo stopper iraniano (Rezaei), il figlio di Gheddafi, persino la
promessa di ingaggiare una donna come numero nove del Perugia, una “centravanta” che i regolamenti non avrebbero ammesso, al contrario della vena provocatoria
di Gaucci, sempre eccessivo, sovente ridicolo, a volte profetico. Prima di darsi alla macchia, il faraone di Perugia ne ha combinate di tutti i
colori. Ha vinto un “Arc de Triomphe” con Toni Bin (i cavalli e il ciclismo le sue grandi passioni, a parte il sushi
di allenatore). Si è messo con una compagna di scuola del figlio, la biondissima Elisabetta, la
Betti (vedi TULLIANI Elisabetta
- ndr). Ha sostenuto la campagna elettorale di George W. Bush appendendo surreali
striscioni negli stadi di Perugia e Viterbo (“George Bush for president”) e ottenendo in cambio una lettera del collega (“Dear Luciano, il mio cuore è pieno di gioia”) più un invito a cena alla Casa Bianca, lui, la Betti e Anthony Scalia, capo della
Corte Suprema, il quale non poteva immaginare di dividere il desco con un
famoso, futuro bancarottiere. Nel 2003 Luciano Gaucci è stato protagonista della più lunga serie di ricorsi che la storia del pallone ricordi. Alla fine ottenne che
il pilatesco governo del calcio intruppasse una serie A con venti squadre e una
B con ventidue solo per fare posto a lui e al suo Catania» (Maurizio Crosetti)
• Nel febbraio del 2006 i figli Alessandro (Roma 20 febbraio 1973) e Riccardo
(Roma 3 dicembre 1976) furono arrestati con altre cinque persone per il
fallimento del Perugia. Gaucci sr., già a Santo Domingo, evitò l’arresto. Il 24 marzo 2007 i tre Gaucci e altre sette persone sono stati rinviati
a giudizio per reati tributari, truffa, bancarotta fraudolenta,
favoreggiamento, riciclaggio e diffamazione a mezzo stampa (il crac è stimato in oltre cento milioni di euro).