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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GASLINI

Giorgio Milano 22 ottobre 1929. Pianista. Compositore. Direttore d’orchestra. Circa quattromila concerti in tutto il mondo • All’età di 18 anni partecipò al primo festival jazz del dopoguerra, che si tenne a Firenze. L’anno successivo incise il primo album, Concerto riff (Emi). Successivamente ha collaborato con il cinema: colonne sonore per La notte (premiata con il Nastro d’argento), Un amore, La porta sul buio, Profondo rosso. Fu il primo titolare dei corsi di jazz al Conservatorio Santa Cecilia di Roma (1972-1973) e al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano (1979-1980) • «La mia non era una famiglia di musicisti. Figlio di genitori separati, vivevo con mio padre e mio fratello. Un piano
verticale troneggiava nel salottino e papà volle che il figlio maggiore prendesse lezioni. Ma mio fratello detestava sia
la musica che l’insegnante. Avevo sei anni ed ero lì che m’intromettevo durante le lezioni, così mio fratello mi disse: “Chiedi tu a papà di studiare il piano”. E fu così che cominciai. Mio padre era giornalista, studioso dell’Africa. Quasi una premonizione: devo a questo l’estemporaneità del mio approccio alla musica, da Beethoven direttamente all’Africa. Avevo nove anni quando a Milano partecipai a un concorso per nuovi talenti.
Pieno di paura, solo al piano, affrontai il pubblico e la commissione. Ma un
giovane comico mi fece ridere. Era Walter Chiari, siamo diventati subito amici.
Poi papà andò in guerra. Quando tornò, ci trasferimmo in un paesino della Brianza vicino Lecco. Dopo le lezioni, noi
ragazzi andavamo sul lago nella casa vuota di un amico che un giorno mi sbalordì: “Quello che suoni tu si chiama jazz”. Così il mio viaggio musicale dall’Italia all’Africa passò all’America, per ritornare in Europa con un affascinante percorso. Avevo preso
lezioni da Gino Negri, studioso di rango che lavorava con Fiorenzo Carpi. Negri
mi disse che l’armonia l’avevo già dentro. Mi presentai in Conservatorio al primo corso di composizione. Un’aula buia con la luce che veniva dall’alto e quattro o cinque professori in commissione, conservatori e retrogradi, io
timidissimo. Ma avevo già scritto cose piccoline che, dopo l’esposizione, presi a rielaborare improvvisando. “Non è roba tua questa!”, praticamente fui cacciato ed umiliato. Allora mi dissi: “Se jazz deve essere, che jazz sia”. Sono tornato in Conservatorio a 19-20 anni, ma in un momento magico con
Claudio Abbado compagno di classe, Luciano Berio, Bruno Canino e insegnanti
come Carlo Maria Giulini e Antonino Votto. In due anni e mezzo ho preso sei
diplomi»
• «Si è dimostrato capace di spaziare dal mainstream all’avanguardia più radicale, affiancando alle proprie composizioni una serie di riletture che
vanno da Thelonious Monk a Lucio Battisti, da Robert Schumann a Patti Smith. Ha
optato spesso per un’accorta contaminazione con umori popolari, classici e contemporanei. L’opera di Giorgio Gaslini rappresenta un momento centrale della musica
contemporanea. Non solo, ma se oggi il jazz viene insegnato nelle università, se artisti come Paolo Fresu o Stefano Bollani suonano regolarmente nei
maggiori teatri italiani, lo dobbiamo anche a questo lucido visionario che ha
lottato per dare al jazz quella dignità che il conformismo accademico voleva negargli» (Alessandro Michelucci)
• «Fra le tante esperienze importanti che ho vissuto metterei senz’altro la prima esecuzione di Tempo e relazione (1957), la colonna sonora del film La notte di Antonioni (1960), il disco New Feelings (1966), realizzato insieme al Gotha dell’avanguardia mondiale, primo disco italiano votato sulla rivista statunitense
Down Beat con il massimo punteggio, le fatidiche 5 stelle, le opere Colloquio con Malcolm X (1973) e Mister O (1996) e più recentemente il concerto-spettacolo U (Ulisse) che ho realizzato per il Festival Jazz di Terni (2003) con il mio quintetto,
con il trio di Uri Caine, l’interpretazione di Marco Paolini e gli elementi scenici di Arnaldo Pomodoro. Un
evento riconosciuto da tutti come tra i più unici e innovativi di questi anni, seguitissimo dai quotidiani, trasmesso in
diretta dalla Rai (Radio3), ma irresponsabilmente ignorato dalle riviste
specializzate. Misteri italiani. Aggiungerei il primo dei miei concerti in Cina
(Pechino, 1985) e anche le prime esecuzioni al Teatro alla Scala del mio balletto
Contagio e di altri due balletti e lavori sinfonici nelle principali stagioni musicali
italiane» • Tra i libri Tecnica e arte del jazz (Ricordi, 1982). Adriano Bassi ne ha raccontato la storia in Giorgio Gaslini. Vita, lotte, opere di un protagonista della musica
contemporanea (Franco Muzzio Editore 1986), Il tempo del musicista totale (Baldini & Castoldi 2002), • Sposato con l’attrice di teatro Simona Caucia, vive a Borgotaro (Parma) con sette cani e
altrettanti gatti. [bch]