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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GARZANTI

Livio Milano 1 luglio 1921. Editore. «Un editore è quasi sempre un voyeur. Ama la letteratura ma soffre di impotenza» • Laurea in Filosofia: «Feci una tesi sul trascendentalismo di Kant. Mi laureai nel 1947 con Bariè. Ricordo che doveva esserci anche Antonio Banfi, ma poi in sede di discussione
non venne. Mio padre rilevò la Treves. Per due anni gli feci da segretario. Non mi voleva in casa editrice,
temeva che gli togliessi spazio. Ricordo che facevo esattamente il contrario di
quello che voleva. Mi difendevo da un uomo volitivo e forte. Un romagnolo
dotato di gran temperamento. Somigliava a un’edizione aristocratica di Mussolini. Era nato nel 1883 e si era laureato con
Pascoli. Era un incantatore. Amava il bluff. E in una società ingenua e primitiva come quella in cui viveva si trovò perfettamente a suo agio. Dino Buzzati una volta gli disse: “Guarda che tuo figlio non è così cretino come pensi”. Mutò allora atteggiamento»
• «Subentrai nel 1953-54. Tra l’altro fu un anno miracoloso, grazie ad Attilio Bertolucci che incontrai in una
trattoria del reggiano. A quell’epoca cercavo un consulente. Qualcuno mi segnalò il nome di questo poeta. Era un uomo colto che aveva lavorato per Guanda. Morto
Guanda si rese disponibile. Nacquero così una collaborazione e un’amicizia che è durata tutta la vita. Francamente mi sono commosso più alla sua morte che negli anni in cui ci siamo frequentati. Avemmo varie
questioni, screzi, differenze di opinioni. Ma so che senza di lui non avrei mai
avuto la partenza editoriale che ho avuto. Basti dire che grazie a lui arrivò
Quer Pasticciaccio di Gadda» • Sarà inoltre l’editore di Jorge Amado, Pier Paolo Pasolini, Goffredo Parise, Truman Capote.
Gadda: «Straordinario. Con lui io ero un ragazzino che giocava tra le gambe del gigante.
Era falso e cerimonioso. Io ero molto giovane e lui mi scriveva dandomi dell’Illustrissimo. A ogni presentazione che si teneva a Roma, si faceva trovare in
doppiopetto sulla porta e mi faceva l’inchino». Pasolini: «Un vero amico. Quando abbiamo pubblicato Ragazzi di vita, nel 55, era un momento molto pericoloso per la censura. Gli ho chiesto di
rivedere alcune parti troppo forti, ma fu processato ugualmente. Un processo
ridicolo. Pasolini era il contrario del sessantottismo». Truman Capote: «Era talmente femminile... Una volta sono andato a trovarlo in albergo, parlava
mentre lavorava a maglia. Mi sono detto: in fondo è una bella donnina». Calvino: «Mi si è offerto nell’83, era chiuso e restio. Mai avuto confidenza con lui. Era grande ma non era l’unico...». Volponi: «Un matto nobilissimo. Focoso, feroce, un po’ balordo. Una volta, a proposito di
Corporale, mi insultò per strada... Un amico, specie negli ultimi anni» • Giulio Einaudi: «Non l’ho mai conosciuto, ma era un presuntuoso senza cultura propria. Ha imposto la
sua forma di presunzione a tutta la cultura italiana. Era un comunista
megalomane. Io posso sembrare un po’ nervoso nel rispondere, o polemico, ma quando penso al Sessantotto... In
Francia è durato due o tre giorni, in Germania li hanno accoppati, da noi è arrivato tardi, alla fine del 69, ed è durato un tempo infinito: una cultura del cavolo, volevano fare gli eroi senza
i fucili dei partigiani»
• «Ho venduto tutto nel 1996. Ci sono stati anni in cui ho guadagnato l’ira di dio» • «Della cattiveria ha fatto una civetteria, dell’antipatia quasi un mestiere. Dice tutto quel che pensa, al punto da irritare
persino chi gli è amico. Amici? Ecco una parola che non ama sentire pronunciare. Se si è amici non occorre dirlo. Questo è Livio Garzanti, editore in pensione, come ama crudelmente definirsi. E di
editoria se ne intende. è stato tra i principi di questo mestiere, non solo in Italia, ma in Europa» (Antonio Gnoli) • «La mia stagione aveva alle spalle Sonzogno, che fondò l’Umanitaria, Bompiani, Mondadori, Rizzoli. Gente spesso venuta dal basso. C’era la famosa battuta di Raffaele Mattioli: “Arnoldo, non ti dispiacere di aver fatto la quinta elementare, tanto Rizzoli ha
solo la prima”» • Alla fine degli anni Ottanta fece affrescare da Tullio Pericoli la sede della
casa editrice in via Senato • è il protagonista de Il padrone (Feltrinelli, 1965) di Goffredo Parise. Autore dei romanzi L’amore freddo (ripubblicato da Viennepierre) e La fiera navigante (Garzanti) e dei racconti Una città come Bisanzio (Longanesi). Da ultimo ha pubblicato Amare Platone (Garzanti 2006), dedicato al Fedro e scritto, a suo dire, da dilettante. Testo
ripreso in mano dopo una dozzina d’anni per consolarsi della morte della moglie, la scrittrice ed ex parlamentare Gina Lagorio (1922-2005). [bcg]