Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
GANDHI
Sonia (Maino) Orbassano (Torino) 9 dicembre 1947. Politico. Leader del Partito del
Congresso indiano. Vedova di Rajiv Gandhi • Famiglia di piccoli costruttori, a metà degli anni Sessanta partì per Cambridge, «obiettivo studiare l’inglese. Ma è lì che il destino si rivelò: aveva il volto di Rajiv Gandhi e sarebbe stato straordinario e drammatico.
Rajiv, rampollo della dinastia più importante della democrazia più grande del mondo, giurava alla ragazza che mai sarebbe entrato in politica come
il nonno Jawaharlal e la madre Indira: avrebbe fatto il pilota di aerei
commerciali. Si sposarono, nel 1967, e fino all’80 vissero in India come una normale (quasi) famiglia borghese. Quell’anno, però, veniva a mancare Sanjay, fratello di Rajiv e destinato dalla famiglia a tenere
alta la bandiera nel Congresso e nel Parlamento. Sonia era terrorizzata dalla
prospettiva che dovesse essere Rajiv, a quel punto, a entrare in politica. E la
nuora italiana litigò violentemente con la suocera. Fino all’84, però, quando le guardie del corpo assassinarono Indira Gandhi, primo ministro d’acciaio dell’India che cercava di strappare milioni di contadini alla fame, si lanciava nella
“rivoluzione verde” e cercava un ruolo, anche nucleare, sul pianeta. Per Rajiv fu obbligatorio
scendere in campo e nei mesi successivi stravinse un’elezione che lo lanciò nel firmamento della politica indiana. Il destino si ripresentò drammaticamente nel 1991, quando, durante un viaggio elettorale, Rajiv (che nell’89 aveva perso le elezioni e il posto di primo ministro) fu ucciso da una bomba
innescata (pare) dalle Tigri del Tamil. Solo alla metà degli anni Novanta la timida Sonia, di fronte ai rovesci elettorali del
Congresso, iniziò ad avvicinarsi alla politica attiva. Anni di cucitura, di studio di una lingua
difficile (l’hindi), di amarezze per le accuse di essere “forestiera”. E le sconfitte elettorali nel 1999 e nelle elezioni locali 2003, che sembravano aver segnato la fine del
Congresso e della dinastia Nehru-Gandhi al cospetto della coalizione di
governo, nazionalista, che vinceva su tutti i tavoli» (Danilo Taino)
• Grande vittoria elettorale nel 2004: «Avrebbe potuto diventare Primo ministro, ma capì immediatamente che i suoi nemici avrebbero giocato ancora più duramente, contro di lei, la carta della sua nazionalità d’origine. Sonia, d’altro canto, non voleva il potere. Voleva che esso restasse in famiglia e
giungesse prima o dopo nelle mani dei due figli, Rahul e Priyanca, ormai
impegnati nella vita politica del Paese. Fu questa la ragione per cui, pur
conservando la direzione del partito del Congresso, si fece da parte e designò alla guida del governo Manmohan Singh, l’uomo che aveva realizzato, all’inizio degli anni Novanta, le prime deregolamentazioni e privatizzazioni» (Sergio Romano)
• Le rare volte che concede un’intervista a giornalisti italiani evita con cura di parlare del suo passato
italiano o della sua esperienza di italiana in India. Con tutto il suo essere
comunica all’interlocutore: «Io sono indiana».