Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
GABETTI
Gianluigi Torino 29 agosto 1924. Banchiere. Presidente dell’Accomandita che controlla la Fiat (Giovanni Agnelli & C.). Ex presidente dell’Ifil (fino al maggio 2008 quando cede il posto a John Elkann). «I giovani rampolli hanno il difetto di essere ricchi già da giovani» • «Le “scuole” di Gabetti si chiamano crisi del 29 (la nonna aveva appena venduto le terre per
investire in Borsa, lui nato ricco si trovò a crescere in una famiglia che aveva perso tutto), seconda guerra mondiale (tra
i partigiani), ricostruzione (quella del Paese, col piano Marshall, e quella
sua personale: entra da impiegato alla Comit, si paga l’università, diventa in fretta uno dei più giovani vicedirettori della banca e quando, poco dopo, Olivetti gli offre un
posto in America e Mattioli lo convoca per chiedergli “Gabetti, ma che diavolo, mi spieghi perché”, lui non ha timori reverenziali, “presidente, sono qui da 12 anni e solo oggi la conosco: ‘Hai ragione’, sbottò, e iniziò un lungo rapporto tra noi”)» (Raffaella Polato).
[bbg]
«Nel 1971 entra all’Ifi, trasformandosi alla svelta nel gran consigliere degli Agnelli negli affari
internazionali. Esperto e riservatissimo, ispira la strategia globale del
gruppo. Cruciale la partecipazione all’operazione Lafico, quando si tratta di negoziare - insieme con Franzo Grande
Stevens - la delicatissima partita del riacquisto delle azioni possedute dai
Gheddafi. Il nome di Gabetti appare in tutte le vicende che segnano la storia
della Fiat. Segue l’industria, ma non abbandona la finanza: per tre anni (1984-87) è presidente di Rinascente, poi è consigliere dell’Istituto San Paolo. Dal 1993 sale alla vicepresidenza del gruppo del Lingotto, e
nel 1999 decide di ritirarsi a vita privata: ha 75 anni e, come vogliono le
regole della Fiat, deve rinunciare alle cariche ufficiali. Si rifugia così nel “buen retiro” svizzero, viaggia, si dedica ai suoi hobby, la musica classica (ha un debole
per Bach ed è presidente dell’associazione Lingotto Musica) e la lettura. Ma il destino ha per lui un ritorno
fra gli onori. Alla morte di Gianni Agnelli, Umberto gli affida l’Ifil e la vicepresidenza dell’accomandita» (Marco Zatterin). Era un «ottantaduenne signore dai capelli bianchi che si divertiva tranquillamente in
pensione tra Italia, Svizzera e Stati Uniti e un giorno, inverno 2003, «richiamato in servizio» nell’emergenza seguita alla morte dell’Avvocato e al passaggio di Umberto Agnelli al Lingotto, «per spirito di servizio» rispose «va bene, lo faccio». Non fu una risposta immediata, per la verità. Alzò il sopracciglio, alla richiesta di Umberto: «Dottore, ho ottant’anni». «Sarà per un anno e basta». E invece. Stava per scadere, l’anno. E anche Umberto si ammalò. Morì in pochi mesi. In un drammatico weekend di maggio 2004, mentre si celebrava il
funerale, la Fiat riprecipitò nel caos e rischiò più del suo secondo annus horribilis: senza il presidente, con un amministratore
delegato (Giuseppe Morchio) che pretendeva i pieni poteri e non avendoli
ottenuti sbatté la porta, rischiò il definitivo conto alla rovescia verso la fine tout court. è Gabetti, lì, a salvare una prima volta il Lingotto. Convoca d’urgenza l’assemblea di una famiglia che, senza più i patriarchi e con John Elkann ancora troppo giovane per la leadership
conquistata nel frattempo sul campo, appare allo sbando. Lo compatta, il clan.
Soprattutto: estrae dal cilindro due nomi. Luca Cordero di Montezemolo
presidente. Sergio Marchionne amministratore delegato (Raffaella Polato)
• «La prima volta che ho partecipato nuovamente al consiglio di Mediobanca ho
salutato tutti quasi scusandomi per la mia età ormai veneranda. Torno in consiglio, dissi, a un’età in cui in genere se ne esce. Antoine Bernheim, il presidente delle Generali,
mio coetaneo e amico, quasi si offese. Mi tirò un calcio sotto il tavolo: “Qu’ est-ce que tu dis, Gianluigi!”. Siamo nati lo stesso anno, il 1924, io il 29 agosto, lui il 4 settembre.
Allora mi sono corretto: ovviamente, questo non vale per il mio amico Antoine,
che essendo nato dopo di me è ancora molto giovane»
• Nel settembre 2007 la Procura di Torino ne ha chiesto il rinvio a giudizio con
Franzo Grande Stevens e Virgilio Marrone nell’ambito dell’inchiesta Ifil-Exor per il reato di aggiotaggio informativo (vicenda che gli era
già costata 4 mesi d’interdizione e 1,2 milioni di multa da parte della Consob). Claudia Guasco: «Per salvare la casa automobilistica dalle secche della crisi industriale e
finanziaria, i manager negoziarono un accordo denaro contro titoli con gli
istituti di credito che da una parte forniva un sostegno ai conti in rosso,
dall’altra significava la perdita del controllo da parte dell’Ifil. Se le banche avessero esercitato il convertendo anche solo per due terzi,
cioè per 2 miliardi, la presenza di Ifil nel capitale ordinario Fiat si sarebbe
diluita dal 30 al 24%. I vertici della finanziaria ne erano consapevoli e
secondo la procura lavorarono per evitare il rischio di un ridimensionamento
della holding. Nell’aprile 2005 Merryl Linch siglò con la finanziaria lussemburghese Exor (controllata da Ifil) un contratto di
equity swap su 82,25 milioni di azioni Fiat. Titoli che, in settembre, vennero
acquistati da Ifil nel momento in cui le banche convertirono il prestito. E in
questo modo la finanziaria di casa Agnelli riuscì a mantenere il 30% della Fiat. L’ipotesi di aggiotaggio informativo nasce dai comunicati diffusi, su richiesta
della Consob, il 24 agosto 2005 da Ifil e dalla controllante Giovanni Agnelli & C., con i quali si precisava di “non avere intrapreso né studiato alcuna iniziativa” in relazione alla scadenza del prestito convertendo»
• Tra i bersagli di Margherita Agnelli (vedi) nella sua battaglia sull’eredità del padre: «Un’esperienza per me dolorosa» • “Gentleman dell’anno 2008” (premio organizzato dalla rivista mensile di Mf/Milano Finanza e ItaliaOggi) • Sposato con Bettina Sichel (1929-2008, nozze a New York il 4 marzo 1961), tre
figli (Ann, Cristina, Alessandro).