Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
FRUSCIO
Dario Longobardi (Cosenza) 9 maggio 1937. Economista. Politico. Nel 2006 eletto al
Senato (Lega). «Tutte le grandi verità all’inizio sono bestemmie» (citazione di George Bernard Shaw) • Dirigente dell’Azione cattolica, «keynesiano da sempre», si distinse negli anni Ottanta come difensore degli interessi dei piccoli
azionisti nei cda della Montedison di Cefis, del Banco Lariano, dell’Eni. Mente economica della Lega, il suo contatto con Bossi avvenne in modo casuale nel 1994 su un volo Roma-Milano • «Non rinnega le sue origini meridionali, ha portato Bossi al teatro Odeon di
Reggio Calabria (e al loggione che urlava “pecoraio!” e “buffone!” ha risposto: “Ecco il condottiero della nostra riscossa”), ma considera il Sud “un problema di politica internazionale”, per cui gli aiuti statali sono inutili. Si scaglia contro i manager e le loro “remunerazioni da spanciamento”, per poi giustificarsi: “La piena comprensione dei fatti a volte richiede linguaggio al limite del rude”» (Aldo Cazzullo)
• Polemiche perché nel 2006, eletto al Senato, non si dimise dal cda Eni, «la compagnia petrolifera ancora controllata dallo Stato. Un posto che vale 134
mila euro l’anno. Anche se non è soltanto una questione di soldi. Il fatto è che nella sua veste di parlamentare Fruscio esprime pubblicamente opinioni su
questioni che riguardano l’azienda pubblica, quotata peraltro in borsa, della quale è consigliere» (Gian Antonio Stella). Le dimissioni arrivarono solo nel gennaio 2008.