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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FRANZONI

Annamaria San Benedetto Val di Sambro (Bologna) 23 agosto 1971. Il 27 aprile 2007 è stata condannata a 24 anni per aver ucciso il figlio di 3 anni. Ha sempre
negato. Il caso ha occupato, tra milioni di poleniche, centinaia di pagine di
quotidiano e molte ore di programmazione televisiva (in particolare nel corso
del programma Porta a Porta). La pena base di 24 anni è stata decurtata di un terzo per la scelta di ricorrere al rito abbreviato, e
successivamente ridotta di altri tre anni per via dell’indulto (su cui vedi MASTELLA Clemente). Resterà dunque in carcere per 13 anni. In primo grado era stata condannata a 30 anni
(sentenza del 19 luglio 2004). Si è sempre proclamata innocente • Il delitto avvenne nella villetta di Montroz affacciata sul pianoro di Sant’Orso, frazione di Cogne (provincia di Aosta) la mattina del 30 gennaio 2002.
Alle 8.27.30” del mattino, la Franzoni telefonò a una vicina, la psichiatra Ada Satragni, gridando: «Mio figlio perde sangue». Avvisata la guardia medica di Aosta, i soccorsi arrivarono in pochi minuti. Il
bambino, di nome Samuele, aveva il cranio fracassato (con fuoriuscita del
cervello dalle orecchie) e perdeva sangue dalla bocca. In ospedale il piccolo
morì dopo un’ora e mezza. Le indagini accertarono che era stato colpito in testa 17 volte,
con un’arma contundente, mai ritrovata. La madre, proclamando la propria innocenza,
sostenne che qualcuno s’era introdotto in casa mentre lei accompagnava l’altro figlio, Davide, allo scuola-bus: un periodo di 8 minuti (dalle 8.16 alle
8.24), che l’assassino avrebbe dovuto sfruttare attendendo nascosto da qualche parte il
momento favorevole per intervenire. Dopo decine di perizie, ricostruzioni
filmate (col padre di Samuele, Stefano Lorenzi, che interpretava la parte dell’assassino) e discussioni che hanno coinvolto tutta la comunità nazionale, la verità della Franzoni non ha però trovato alcun credito
• Polemiche anche per la decisione di non seguire la via solita delle “madri assassine”, quella di proclamarsi inferme di mente, prendere dieci anni, scontarne solo
alcuni in manicomio e tornar libere relativamente presto. A pretendere una
linea difensiva diversa sarebbe stato il padre di lei, Giorgio Franzoni,
patriarca della famiglia e dominus degli avvocati via via chiamati in causa: i
famosi Carlo Federico Grosso e Carlo Taormina, poi la fin’allora sconosciuta Paola Savio, cascata sul caso come avvocato d’ufficio dopo la rinuncia di Taormina. L’arringa finale, prima della condanna definitiva, venne però pronunciata da Grosso, richiamato sul caso all’ultimo
• Tra l’omicidio e la condanna, la Franzoni ha avuto un altro figlio, Gioele (nato il 26
gennaio 2003): diede notizia di questa gravidanza al Maurizio Costanzo Show • Ha raccontato la sua vicenda nel volume La verità, scritto col giornalista Gennaro De Stefano (Piemme, 2006).