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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FORATTINI

Giorgio Roma 14 marzo 1931. Vignettista. Di Panorama e del Giornale. Lanciato da Paese
Sera, ha lavorato anche per Repubblica, Espresso, Stampa. Moltissimi libri,
tutti editi da Mondadori. «Ritengo che non stare in redazione, poter viaggiare, lavorare da qualsiasi parte
del mondo sia straordinario» • «Ho cominciato a quarant’anni. Prima facevo il rappresentante di commercio nel sud Italia. Bisogna
pensare che se non si vende non si mangia, così ho imparato a raccontare le barzellette, talvolta anche a essere umiliato
quando la gente non comprava i miei prodotti. Vivevo a Napoli, vendevo prodotti
petroliferi. Mi ero sposato giovanissimo, avevo bisogno di soldi e giravo con
una Seicento attraverso l’Italia. Amavo disegnare, ma non potevo vivere dei miei disegni; mio padre, che
era direttore dell’Agip prima di Mattei, non voleva che io facessi l’artista ma preferiva una carriera solida come quella di banca. Però io cominciai a studiare teatro all’Accademia, dove c’erano anche Sofia Scicolone e Lina Wertmüller che studiava regia. Per mantenermi ho fatto anche l’operaio a Cremona. Avevo ventun’anni. Ho partecipato a un concorso per un nuovo personaggio a fumetti per Paese
Sera: era il 1969. Vinsi il concorso ed entrai come grafico a Paese Sera. La
prima vignetta satirica politica fu su Panorama nel 1973. Mi scoprì Gianluigi Melega. Poi, Paese Sera si accorse che il suo grafico era anche il
Forattini che faceva le vignette e così mi proposero di farle sul giornale» (ad Alain Elkann)
• Fama improvvisa per la vignetta di Fanfani in forma di tappo che salta da una
bottiglia di champagne che ha l’etichetta «No»: disegnata per Paese Sera in occasione della vittoria laica nel referendum sul
divorzio (12 maggio 1974). Consacrazione a Repubblica, dove Scalfari lo volle
dalla fondazione (14 gennaio 1976), all’inizio piazzandogli la vignetta nella pagina dei Commenti, poi - per recuperarlo
dalla Stampa, dove se n’era andato e aveva anche partecipato, con funzioni di art director, al lancio
della Uno - garantendogli la prima
• Guai con Berlinguer per una vignetta che lo imborghesiva, con i vescovi per un
disegno irriverente sul Sinodo, con D’Alema che ritratto mentre sbianchettava la lista delle spie Mitrokhin chiese tre
miliardi di danni (in lire) e si placò solo dopo pubbliche scuse • Come nasce una vignetta? «Non lo so. So solo che nasce sempre, comunque». E in quanto tempo? «Nasce in mezz’ora ed è disegnata al massimo in un’ora». I suoi maestri? «Guareschi per il suo coraggio. Jacovitti per il segno» • «La vignetta muta è il massimo, ma il “calembour” è una fonte inesauribile di comicità» • «La vera satira politica, prima e durante il fascismo era liberale. Tutti questi
ragazzi di oggi, quelli che vengono dal Male, da Tango e da Cuore si sono fatti
irreggimentare: fanno una satira di sinistra ma non sulla sinistra. Nessuno ha
seguito la mia scuola. Il pubblico mi ama perché sono libero» • «Sono laico e non dico nemmeno “Vorrei credere”. Posso farne a meno. è la mia coscienza che mi guida» • Prima raccolta di vignette nel 1974 (Referendum Reverendum, Feltrinelli), l’ultima nel 2007 (Vaffancolor, Mondadori: in copertina un’Italia che prende a calci il curato Romano Prodi). Ha venduto in tutto 3 milioni
di copie • Sposato in seconde nozze con Ilaria Cerrina Feroni. [azu]