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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FONTANA

Micol Traversetolo (Parma) 8 novembre 1913. Stilista. Con le sorelle Giovanna e Zoe
creò lo storico marchio di alta sartoria “Sorelle Fontana”. La notorietà arrivò nel 1949, grazie alla creazione dell’abito da sposa per le nozze di Linda Christian e Tyrone Power. Un anno dopo
conquistarono l’estero, diffondendo il made in Italy, con abiti indossati dalle più grandi attrici del secolo scorso • «È nata a Traversetolo, nel parmigiano, dove il padre, piccolo imprenditore edile,
aveva costruito la chiesa del paese. La prima volta che mise piede negli Stati
Uniti era il 1951, per una sfilata a Hollywood organizzata da Linda Christian e Tyrone Power.
Aeromobile Alitalia a elica, svariati scali, cuccette a bordo, un seguito di
trenta valigie di vestiti. Per Linda, la maison aveva appena realizzato il
celebre abito da sposa che l’attrice indossò in chiesa, a Roma. Strascico di cinque metri e passa, sotto cui si nascose un
paparazzo ante litteram che eluse così l’esclusiva concessa a una rivista, superando nascosto nel tulle la soglia del
sagrato. Fu il primo lungo passo oltreoceano della moda italiana. Sarebbe
seguito il cosiddetto rinascimento dello stile italiano. “Per meglio dire nascita, perché per vedere il nostro stile ammirato oltre confine bisognava tornare al tempo di
Leonardo, Dama con l’ermellino e dintorni”. Due matrimoni. Il primo con un traversetolese, importato a Roma in gioventù e cacciato quando pronunciò un imperdonabile “tu mi hai sposato e tu mi devi mantenere”. Il secondo con uno studente di medicina, dieci anni più giovane, conosciuto a Roma, previo annullamento del primo vincolo da parte
della Sacra Rota per vizio di consenso. Tra una trasvolata a New York e l’altra a Parigi, anche il secondo matrimonio va a rotoli. Disgrazia ben più sentita, la morte della figlia, l’amatissima Maria Paola, avuta dal primo marito. Si prese il tifo negli anni
Cinquanta sulle spiagge della Calabria. “Di noi tre” dice, “nessuna era brava a disegnare”. La loro maestria stava nel drappeggio e nel ricamo. Ghirigori, labirintiche
fantasie di perline che fecero la loro fortuna. Se c’era da fare un vestito per una serata il giorno successivo, non si poteva dire
di no. Le modelle allora erano fachiri in grado di restare immobili per ore.
Veglie consacrate alla religione del lavoro. Le Fontana sono una famiglia di
sarte da due secoli. Nei primi del Novecento mamma Amabile mise in piedi un
laboratorio a Traversetolo, in via Fanfulla. La prima delle tre sorelle a
tentare la sorte fu Zoe che si trasferì a Parigi. Non sfondò, ma le rimase la voglia di tentare il grande salto. “Parma” dice Micol, “non venne nemmeno presa in considerazione”. Come tutte le figlie femmine, quando in famiglia mancano maschi, avevano
ricevuto un’educazione non timorosa. “Andammo in stazione con le valigie, io Zoe e Giovanna. Che rischio c’era? Se le cose non avessero preso il verso giusto saremmo tornate e ci
aspettava la sartoria di mamma. Ma il nostro destino non era quello di cucire
gli abiti per la moglie del maresciallo del paese”. Direzioni possibili Roma e Milano. Arrivò il treno per Roma e quello le tre sartine presero. Trovarono subito lavoro.
Varie maison e poi un laboratorio in proprio. C’era la guerra. Mamma e papà le raggiunsero presto. I due avevano messo a coltivazione dei terreni a Prima
Porta, che allora era campagna. “Coi soldi ricavati dalla vendita dei prodotti dei campi compravamo stoffe”. Un modello agroindustriale» (Antonio Armano).