Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
FLORIS
Giovanni Roma 27 dicembre 1967. Giornalista tv. Della Rai. Conduce Ballarò (Raitre). «Sono un giornalista alla Spalletti» • «A 34 anni ho fatto Ballarò, ora è il talk show più visto. La Rai, nel mio caso, ha investito su uno sconosciuto, forse ci vorrebbe
un po’ di coraggio in tutti i settori» • Laureato in Scienze politiche alla Luiss con una tesi in Sociologia politica, frequentò la scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia. Nel 1996 fu assunto al giornale radio Rai. Come inviato seguì l’11 settembre, poi corrispondente da New York • «Sono nato a Roma, famiglia borghese. Liceo al Tasso negli anni Ottanta. Ero
anarchico all’epoca. Leggevo Stirner e Jean Sorel. Il Tasso era un mondo chiuso che supponeva
di essere un mondo intero. Noi ci consideravamo i presidenti del consiglio del
mondo. Avevamo la soluzione per tutti i problemi della Terra. Mi ero iscritto
alla Luiss ma mi ero reso conto che il giornalismo era un mondo di gente che
aveva tutta un cognome importante. Poi cominciai a fare qualche piccola
collaborazione. Il primo articolo? Venti righe sul Messaggero sul fatto che
mancava l’autobus a Casale Rocchi. 23 mila lire. Vinsi il concorso per la scuola della Rai
di Perugia. C’erano Monica Maggioni, Gerardo Greco, Daniela Orsello, Antonio Preziosi, Lucilla
Alcamisi. Andai al Giornale Radio e dopo un po’ arrivò Paolo Ruffini. Fu la svolta della mia vita. Ruffini ebbe il coraggio perfino di
mandarmi giovincello a fare il corrispondente da New York. Lì cominciai anche a fare televisione. Ed eccomi qua» (a Claudio Sabelli Fioretti)
• «Cosa c’è che non va in Giovanni Floris? Perché quelli di Micromega lo accusano di essere troppo tiepido con Berlusconi? Perché ai girotondini non piace? Domande fin troppo retoriche. La colpa principale di
Floris è di essere Floris. In un mondo (mediatico) in cui c’è gente che se non vede scorrere il sangue non si diverte. In cui c’è gente che confonde un talk show d’appro­fondi­mento con un’ordalia e amerebbe che alla fine si accendesse il rogo. In cui c’è gente che rimpiange Michele Santoro (che per tornare in tv si è dimesso dall’Europarlamento) e non riesce a rassegnarsi che altri facciano il suo stesso
mestiere. Certo Floris è Floris: l’aria del bravo ragazzo, i modi un po’ impiegatizi, la forte determinazione mascherata da impegno civile. Sono colpe?» (Aldo Grasso). «Fa una tv schierata, non tanto negli ospiti quanto nel taglio e nei servizi, ma
più aperta al pluralismo. Una tv di sinistra, ma fatta con garbo e bravura» (Bruno Vespa). Alla festa dei giardini del Quirinale nel giugno 2008 Berlusconi
gli ha detto: «Lei è il più bravo di tutti: non lo dico così per dire, ma perché lo penso»
• Libri: Monopoli (2005), Risiko (2006), Mal di merito. L’epidemia di raccomandazioni che paralizza l’Italia (2007) tutti editi da Rizzoli • Tifa Roma (tiene anche una rubrica, “Ballaroma”, su Il Romanista). Gioca bene a pallone: «Giocavo nel Casale Rocchi. Ero centravanti, arrivai secondo nella classifica
cannonieri. Giocavamo contro la Romulea, contro Boccea. Partite dure. I
difensori menavano. Ero piccoletto. Gli stopper mi sputavano in testa. Partite
stupende. Belle risse. Mi divertivo molto. Spesso alla fine rimanevamo chiusi
negli spogliatoi con i genitori che ci volevano menare. Due o tre volte ci ha
salvato la polizia»
• Sposato con Beatrice, due figli Valerio (2005) e Fabio (2008). [azg]