Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
FLICK Giovanni Maria Ciriè (Torino) 7 novembre 1940. Avvocato. Politico. Ministro della Giustizia nel Prodi I (1996-1998)
FLICK Giovanni Maria Ciriè (Torino) 7 novembre 1940. Avvocato. Politico. Ministro della Giustizia nel Prodi I (1996-1998). Nel febbraio 2000 nominato da Ciampi giudice della Corte costituzionale, dal 2005 ne è vicepresidente (il mandato scade il 18 febbraio 2009) • «Padre di origine tedesca, madre piemontese, quinto di sette figli, Gianmaria è cresciuto nella religione e nella moderazione. Liceo dai gesuiti, zii nella Compagnia di Gesù, una sorella suora, università (con borsa di studio) all’Agostinianum, università cattolica di Milano. Studente modello, si laurea in Giurisprudenza, entra in magistratura e, in pieno 1968, aderisce all’Umi, la corrente delle toghe più conservatrici. Qualche anno dopo, inizia la carriera universitaria a Messina, finché nell’80 Guido Carli lo chiama a Roma, alla Luiss. Negli anni che seguono, Flick si costruisce una solida fama di avvocato, come difensore nei grandi processi di criminalità economica. Svolge anche consulenze per la Banca d’Italia, per la Consob, per l’Abi e per la Bnl. E diventa sempre più stimato e più ricco (“ma denuncio al fisco fino all’ultima lira”, ama sottolineare). Appoggiato perennemente alla sua pipa, occhiali spessi calati sugli occhi, amante dei cani lupo, moglie di nobili origini, tre figlie, Flick è appassionato di montagna (ha una casa a Courmayeur) e di libri. Di diritto, naturalmente. Guardasigilli viene nominato nel 1996. Da tecnico aveva contribuito alla stesura del programma sulla giustizia per il governo Prodi. Sua era stata l’idea di trovare una mediazione per uscire da Mani pulite, una sorta di amnistia condizionata. Una proposta che ad alcuni evocò il ricorrente fantasma del “colpo di spugna” e che, divenuto ministro, lo stesso Flick si affrettò a derubricare in “patteggiamento allargato”. Alla Giustizia Flick è rimasto fino al 1998. E non senza terremoti. Da “tecnico”, più volte venne sospettato di remare contro la maggioranza di governo. Ma lui rimase fermo, o meglio continuò in quel suo zig zag che per certi supermoderati come lui (“cerchiobottisti” li definiscono i detrattori) è un credo e uno stile di vita. Alla fine del suo mandato, Flick torna alla sua professione, ma non demorde. Nel 1999, in piena polemica per le scarcerazioni facili (anche questo un tema ricorrente come le stagioni), ripropone il braccialetto per controllare i detenuti in permesso premio. Un’idea che aveva già avanzato da guardasigilli e che gli era costata una valanga di no. Lui, allora, l’aveva ritirata. Per ripeterla a caldo, da libero cittadino» (Silvana Mazzocchi).