Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
FIORUCCI
Elio Milano 10 giugno 1935. Stilista. «La moda è una delle scritture della nuova democrazia delle idee» • «S’è messo subito a lavorare col padre, che aveva dei negozi di pantofole a Milano.
Poi, a Londra, la folgorazione davanti alle vetrine di Biba. Torna, e nei
negozi paterni compaiono all’improvviso meravigliosi stivaletti di tutti i colori» (Specchio) • «“è un sognatore, signora, guarda sempre fuori dalla finestra”. Così diceva il maestro a una mamma bruna, con gli occhi neri e brillanti e un
sorriso di quelli che si fanno perdonare tutto. Lo stesso sorriso del figlio.
La mammina e quel bimbetto, sfollati durante la guerra sul lago di Como, si
assomigliavano moltissimo, tanto che il figlio, diventato grande e famoso, dice
con tenerezza: “La mia mamma sembrava me”. Il maestro di quel bambino aveva capito fino a un certo punto perché da adolescente, da giovinotto, da adulto quel sognatore si rivelò uno che i piedi sapeva tenerli anche per terra. Elio Fiorucci, quel ragazzino
che tanto somigliava alla mamma, ereditato un negozio di pantofole, ha
costruito da solo il più allegro, avanguardistico impero della moda che il made in Italy ricordi.
Fiorucci è sempre stato l’avanguardia e lui rispecchiava le sue vetrine. Con quella faccetta tonda da
signora perbene e quegli occhi malandrini da ragazzino permale Fiorucci ha
segnato la moda giovanile italiana e lui si è lasciato segnare dai giovani. è sempre la curiosità a guidarlo. Lui vuole sapere tutto prima degli altri. Se una nuova moda arriva
dall’America, dalla Cina o dall’India è certo che lui già lo sa e ha già fatto in modo che il suo negozio abbia tutto» (Lina Sotis)
• «Aprimmo senza fare pubblicità, Panorama diretto da Lamberto Sechi ci dedicò 5 pagine: diventammo subito un fenomeno! Nel 1974 fu la volta del megastore di
via Torino dove servivamo hamburger (non c’erano ancora i fast-food) su piatti Richard Ginori. Colori fluorescenti, stivali
mandarino e i dischi in hit-parade che compravo a Londra e New York. Il sesso
non era più un tabù, ma le nostre campagne pubblicitarie con le splendide foto di Oliviero Toscani
non erano mai volgari. Basta Levis. Nel 1973 a un modellista di Valentino feci
fare i primi “fashion jeans”, tagliati per fasciare il sedere delle ragazze. Fu un vero boom: un milione e
200 mila pezzi venduti in Europa. Erano gli anni in cui la gente cominciava a
viaggiare, a scoprire altri modi di vivere. Ogni sei mesi andavamo a Kabul a
comprare i montoni. Fantastici, dignitosi afghani! Al capo del Bazar con l’ordine anticipavamo i soldi: non è mai mancata una lira!» (da un’intervista di Chiara Beria di Argentine)
• Collabora con Oviesse, gruppo Coin, con due linee dedicate ai più giovani • Sposato due volte, tre figlie, due dal primo matrimonio, una dal secondo («niente nomi, credo nella privacy»).