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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FIORONI

Giosetta Roma 24 dicembre 1932. Artista. Esponente, insieme a Mario Schifano, Tano Festa
e Franco Angeli, di quella che è stata definita La scuola di Piazza del Popolo. In seguito ha collaborato con
poeti e scrittori, associando le sue opere ai loro testi: da Montale a
Zanzotto, da Ceronetti a Parise (di cui fu a lungo la compagna) fino ad
arrivare a Magrelli e Erri De Luca • «Mia madre realizzava delle straordinarie marionette per le scuole, per me e i
miei piccoli amici. Mio padre era scultore, legato alla classicità, ad Arturo Martini. Mia madre invece aveva una fantasia scatenata. E le sue
piccole rappresentazioni sono alla base del fatto che ho scelto di fare il
pittore» (a Paolo Vagheggi) • «Il suo matrimonio con l’ingegner Ippolito Nievo durò solo tre anni: “Nel 56 andai alla Biennale dove avevo esposto tre quadri e presi una cotta per
un pittore bellissimo. Andammo tutti a cena e poi a ballare: lo vidi da lontano
che si alzava e pensai “Sarebbe meraviglioso se invitasse me”. Mi arrivò davanti e disse: “Come sei carina, vuoi ballare con me?”. Io quasi gli svenni tra le braccia. Non ci siamo mai lasciati, per due giorni”. Abbandonato il marito con pochi rimpianti (“era già da un po’ che ci pensavo”) se ne andò a Parigi: “Il bel pittore naturalmente prese il largo ma mi consolò Germano Lombardi, scrittore. Una persona strana, speciale. Siamo stati insieme
sette anni”. Poi conobbe Goffredo Parise: “Lo incontrai a casa di un’amica. Era antipaticissimo: “Queste scarpe le ha comprate da Ferragamo, costano eh? Questa stoffa è scadente, invece? Io la osservo, sa, la vedo anche al bar Rosati quando fa la
pittrice. Ma la fa sul serio la pittrice?”. Insopportabile. Poi cominciammo a vederci. Siamo stati insieme 24 anni... ci
sono stati molti drammi... però è stato l’uomo della mia vita. E io la donna della sua”. Quando Parise si ammalò, lei lo curò insieme ad Omaria, giovane donna di Ponte di Piave: “Con questa buonissima ragazza ci siamo messe a fargli da mamma e da figlia”. “A un certo punto si era innamorato di lei. Disse: “Mi è successa una cosa terribile, me ne vado”. Ci rimasi malissimo, ma avevo una fiducia quasi metafisica nel nostro amore
che durava da 16 anni. Lui sparì, io me ne andai a Bologna ed ero così disperata che la sera mi mettevo le calze nere e i tacchi alti e andavo un po’ a dragare. Dragai subito uno studente. Aveva 27 anni, io 44. Iniziò una storia un po’ infelice, però vera. Andavo nella sua pensione, si faceva l’amore, piangevo sempre e si mangiavano tortellini. Dopo un mese mi chiamò Parise chiedendomi notizie. “Sto benissimo, ho un ragazzo di 27 anni, arrivederci e grazie”. Dopo tre ore era a Bologna. Siamo stati felicissimi per dieci giorni. Poi è ripartito”» (Paola Zanuttini)
• «Nel 1968 ho inaugurato il Teatro delle mostre alla galleria La Tartaruga con una
performance che si chiamava La spia ottica. I visitatori passavano davanti a
uno spioncino e mi vedevano all’interno di una stanza. Ricordo questo come uno dei tanti esperimenti che ho
fatto e che hanno suscitato qualche scalpore. Forse avrei dovuto approfondire
di più alcune cose, e questo è un rimprovero che mi faccio, ma sono sempre stata attratta dal cambiamento. L’eclettismo è nella mia natura»
• Vive in una casa studio in via San Francesco di Sales a Roma. «Non viaggio mai. è per questo che ho fatto costruire una jacuzzi per otto persone. Tutt’intorno ci sono mattonelle indiane del Seicento palermitano, piccole finestrine
e una porta di nuovo indiane. Non sembra di essere a Roma, ci si sente molto
lontani. Sulle pareti ho dipinto poesie con un pennellino d’oro, da Baudelaire a Leopardi, da Magrelli a Rimbaud» (ad Ambra Somaschini). [Lauretta Colonnelli]