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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FIORANI

Gianpiero Codogno (Lodi) 12 settembre 1959. Banchiere. Ex amministratore delegato della
Banca Popolare di Lodi. «Non finirò all’inferno, ma mille anni in purgatorio» • Laurea in Scienze politiche • «“Lavorare in banca? Fossi matto”. Iniziò così la rapida ascesa di Gianpiero Fiorani nel mondo bancario nazionale. È stato lui stesso a raccontarlo: “Mi stavo facendo un uovo. È arrivato Carlo Cantamessi, allora presidente della Popolare di Lodi, e mi ha
detto: vieni a lavorare in banca. E io: fossi matto”. Il giovane diciannovenne di Codogno sognava di fare il cronista. E su questa
strada lo aveva iniziato Valerio Manfrini, sindaco di Lodi, amico di
Cantamessi. Aveva già scritto nelle pagine di nera del Cittadino di Lodi e poi dell’Avvenire quando nel 1978 ha deciso di mollare tutto. Con un diploma da
ragioniere in tasca, Fiorani si È fatto trascinare dietro uno sportello» (Roberta Amoruso)
• «La sua carriera È molto semplice e lineare fino al gennaio 2005. Sbarcato quasi per caso nella
Popolare di Lodi, sonnolenta banca di provincia per facoltosi agricoltori e
vivaci commercianti locali, ne cambia rapidamente la natura, facendone un
istituto molto dinamico che si lancia nell’acquisto di altre banche di periferia. Cattolico, tutto casa, ufficio e
famiglia, entra presto nelle grazie del governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, che non È molto diverso. Se Fiorani ha l’animo del grande conquistatore di banche, Fazio ha quello del monarca assoluto.
E quindi gli va bene questa specie di colonnello che si incarica di terremotare
la geografia bancaria del Nord. Al governatore i grandi banchieri di Milano e
di Torino stanno francamente sulle scatole. Sono bravi, girano il mondo e hanno
l’aria di essere un po’ troppo indipendenti. E, soprattutto, pensano. Una volta sono arrivati
addirittura al progetto di fare un’Opa sulla Comit e sulla Banca di Roma. Lui li ha fermati, grazie ai suoi
super-poteri, ma da quel giorno non si È più fidato. Da lì l’idea di trovare qualcuno che prendesse le misure ai Signori del Nord. Insomma,
Fiorani. Un uomo con un pedigree bancario quasi ridicolo (la Lodi e basta, mai
stato in una banca più grande), ma spregiudicato e fedele. E allora via con il sostegno pubblico,
ostentato, nelle riunioni dei banchieri e, privatamente, l’invito a procedere. Quando all’inizio del 2005 gli olandesi dell’Abn Ambro (stufi di sentirsi dire di no dal governatore) decidono di lanciare la
loro Opa sulla Banca Antonveneta, Fiorani e Fazio sono già pronti. Il primo si mette a comprare azioni di nascosto (servendosi di una rete
di complici ai quali assicura lauti guadagni), il secondo tira tardi nella
concessione delle autorizzazioni agli olandesi. Quando finalmente queste
arrivano (perché non si può fare altrimenti), Fiorani e i “furbetti del quartierino” (vedi RICUCCI
Stefano) sono già pieni di azioni Antonveneta e sono in grado di far fallire l’Opa. Ma gli olandesi presentano un esposto alla magistratura nel quale parlano
dei loro sospetti. Scattano le indagini che porteranno prima al sequestro delle
azioni Antonveneta comprate di nascosto (senza lanciare una regolare Opa) e poi
alla rovina dello stesso Fiorani» (Giuseppe Turani) • «Passerà alla storia per aver inaugurato il melodramma del governatore. Sono le 00.12
del 12 luglio 2005: Antonio Fazio ha firmato il via libera all’Opa della Popolare di Lodi su Antonveneta e telefona a Fiorani. Il quale
reagisce così: “Tonino, sono commosso. Ho la pelle d’oca, ti darei un bacio in fronte”. Ecco le parole che consegneranno il banchiere arrestato alla storia. Di lui si
sapeva già che era il pupillo del numero uno di Bankitalia. Ma la telefonata testimonia
una inaspettata intimità. Intimità familiare» (Sergio Bocconi)
• Arrestato il 13 dicembre 2005 per aggiotaggio, associazione a delinquere,
insider trading e appropriazione indebita, fu tenuto in carcere fino al 9
aprile 2006. Il 25 luglio 2007 i pm milanesi Giulia Perrotti, Eugenio Fusco e
Francesco Greco ne chiesero il rinvio a giudizio. Tra le tante malefatte di cui
È stato accusato, quella di infilare e aumentare a piacere le commissioni ai
clienti («bastava addebitare a un milione di clienti 30 euro di “spese tenuta conto” per incassare 30 milioni»), fidando nel fatto che pochissimi controllano i foglietti che ogni mese o ogni
trimestre le banche ci mandano a casa. Anche quando qualcuno si accorgeva del
prelievo, la scusa era facile: «È stato un errore, la rimborseremo». «Il maltolto tornava indietro, ma con calma: mesi, talvolta anche un anno o
ancora di più. Con quei fondi intanto si potevano tamponare falle nei bilanci e magari
prepararsi a sovvenzionare le acrobazie finanziarie degli imprenditori più spericolati» (Simone Innocenti)
• Nell’aprile 2008 concordò con la Procura impegnata nell’inchiesta milanese sulla scalata ad Antonveneta una pena di tre anni e tre mesi • Il Banco Popolare ha avviato contro di lui una causa civile per risarcimento
danni da 700 milioni. Nel dicembre 2007 gli allora ministri Clemente Mastella,
Rosy Bindi e Giulio Santagata annunciarono che parte dei soldi sequestratigli dal gip di Milano Clementina Forleo (94
milioni e 287 mila euro) sarebbero serviti alla costruzione di 7.000 asili nido
• A fine 2007 ha tentato la scalata alla piccola Banca del Titano di San Marino.
Aveva alle spalle un gruppo di amici imprenditori, tra cui Lele Mora. Nulla di
fatto per l’intervento della magistratura • Sposato con Gloria Sangalli, tre figli, tra i quali Matteo, che appena compiuti
18 anni (21 febbraio 2007) ricevette in dono dai genitori il 100% della Ifil,
la holding di famiglia • Fu un grande protagonista, stavolta allegro, anche dell’estate 2007: «Non c’È Valeria Marini che tenga di fronte a uno scatenato Giampiero Fiorani che balla
bene come un cubista di Ibiza nel privé del Billionaire, i fotografi sono tutti per lui che fino alle cinque di mattina
non lascia la pista da ballo» (Maria Corbi sulla Stampa del 15 luglio 2007). In vista, quell’estate, anche la moglie. [ayq]