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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FERRONI

Giulio Roma 14 agosto 1943. Storico e critico letterario. «Sono un critico che, di solito, gli autori di best seller non li ama e verso i
quali non coltiva nessun’indulgenza» • Allievo di Walter Binni, in un primo tempo si dedicò allo studio del teatro del Rinascimento e del Settecento, per poi estendere la
sua ricerca alla produzione letteraria contemporanea. Critico, saggista e
collaboratore di diverse testate, dall’82 è professore ordinario di Letteratura italiana all’Università di Roma La Sapienza. Tra le sue opere, la Storia della letteratura italiana in 4 volumi, Dopo la fine. Sulla condizione postuma della letteratura e La scuola sospesa editi da Einaudi; La scena intellettuale. Tipi italiani, Passioni del Novecento e Machiavelli, o dell’incertezza pubblicati da Donzelli. Con lo pseudonimo di Gianmatteo del Brica, ispirato a
Machiavelli, ha pubblicato le Lettere a Belfagor • «Come critico, Giulio Ferroni sta dalla parte degli “eclettici diffidenti”; come intellettuale che guarda alla politica sta dalla parte dei diffidenti
tout court» (Paolo Di Stefano) • Stroncature: quando Come Dio comanda di Niccolò Ammaniti nel 2007 vinse lo Strega, si disse d’accordo con Pietro Citati che aveva lanciato la proposta di abolire per legge i
premi letterari, per convogliarne gli importi sui «deprimenti stipendi» degli insegnanti. «Ma attenzione!, concluse, aggiungerei una norma transitoria che vietasse
comunque l’acquisto del libro di Ammaniti» («Ammaniti [...] non dice niente dell’Italia che pretende di rappresentare, o meglio dice quello che già si sa leggendo i giornali e guardando la tv»)
• In un saggio contenuto nel libro a più mani Sul banco dei cattivi (Donzelli 2006) accusò Alessandro Baricco di spacciare «il banale per essenziale, la mediocrità per distinzione, il facile per il difficile» • Lettera aperta di sostegno a Walter Veltroni alla vigilia delle politiche 2008
(però critico con Mussi in quanto ministro dell’Università e, quanto all’appoggio a Veltroni: «Sceglierò il male minore. Ovvero Walter Veltroni. E dico il male minore»).