Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
FERRERO
Michele Dogliani (Cuneo) 26 aprile 1925. Industriale. Patron del gruppo omonimo, «multinazionale a conduzione famigliare» (Roberto Fiori) al quarto posto tra le aziende dolciarie del mondo dopo Mars
(Usa), Nestlé (Svizzera), Cadbury (Gran Bretagna). Patrimonio stimato in 11 miliardi di
dollari, nel 2008 Forbes lo mise al 68º posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo, primo tra gli italiani (storico sorpasso a Silvio Berlusconi
che guidava la classifica dal 1996, quando aveva sfilato il primato a Gianni
Agnelli)
• «La storia di queste generazioni che rigorose e riconoscenti si passano i nomi di
battesimo come in una staffetta, incomincia con l’agricoltore Michele (classe 1856) a Viaiano Soprano, frazione che da Farigliano
scende al Tanaro, nel Cuneese. Michele ha nel 1898 un figlio, Pietro, che di
fare il contadino non ha voglia e con il fratello Giovanni va a Dogliani:
garzoni di panettiere e pasticciere. Sentono la voglia di provare, creare. E
verrà il matrimonio di Pietro, con Piera Cillario, anche lei figlia di contadini
(figura che sarà venerata dal figlio e dai nipoti): nel 1925 nasce Michele, chiamato come il
nonno. Pietro e Piera aprono negozio a Torino, poi lui tenta un’avventura in Somalia per vendere panettoni, torna a Torino, grandi vetrine, poi
guerra e bombe e la fuga ad Alba, i primi barattoli di cioccolata, anteprima
della Nutella, il negozio sulla via Maestra. Il 2 marzo 1949, alle 16,30,
Pietro Ferrero muore per un attacco cardiaco, a 51 anni. Dell’attività si occupa Giovanni Ferrero, il fratello, fiero del suo servizio nei
carabinieri, delle bande rosse sui pantaloni, e fiero di quella “pasta Gianduja” che diventerà la Nutella. Con lui il nipote Michele, 24 anni, l’ex bambino e ragazzino dell’avventura torinese stroncata dal conflitto mondiale. E una dignitosa, amata
attività artigianale diventa impero internazionale. Diventa impero e se ne accorgono in
tanti. Michele e la moglie Maria Franca - figura preziosa, nel silenzio
pubblico fondamentale al privato della famiglia - se ne accorgono soprattutto
quando la stagione dei sequestri di persona per estorsione, a fine anni
Settanta, dispensa paura in tutta Italia. Hanno due figli, si chiamano Pietro e
Giovanni, sono mandati a studiare lontano, a Bruxelles. Presto pronti a entrare
nell’attività del Gruppo, che apre stabilimenti in Italia e nel mondo. Per l’anima e la famiglia Alba, dove tutto è nato, rimane il cuore, il “dove
tornare”. Quando Michele Ferrero lascia la carica di amministratore delegato, va a
vivere a Montecarlo. Ma non davvero in pensione. Lì nasce una nuova società, la Soremartec, un centro ricerche che si appaia a quello della sede centrale,
studia i nuovi prodotti. Ed è lui anche oggi ad andare ad assaggiarli con un cucchiaino, come da ragazzo in
negozio. A Montecarlo a inventare, a Cap Ferrat, nella provenzale Villa Giopi
color salmone, a riposare tra i ciclamini. Appena di qua dal confine, a
Ospedaletti, c’è il primo alloggio al mare che i Ferrero comprarono con il lavoro: ora in quel
condominio ospitano in vacanza dipendenti e pensionati dell’azienda» (Marco Neirotti)
• Sono sue tutte le invenzioni grazie alle quali il gruppo è passato dai mille dipendenti degli anni Cinquanta ai 4 mila del 1960, per poi
salire a diecimila nel 1990, fino agli attuali 19 mila (in tutto il mondo): «E le realizzazioni si chiamano Mon Chéri (1956), Tic Tac (1969), Estathè (1972) e Rocher (1982). Ma soprattutto sono famosi i Kinder Sorpresa, quando
ebbe l’intuizione: “Perché i bambini vogliono le uova di Pasqua al cioccolato? Per la sorpresa: allora
dobbiamo dargliela tutti i giorni”» (La Stampa)
• «Il gruppo Ferrero non ha mai voluto quotarsi in Borsa. Per le strategie che ha
seguito, non ne ha mai avuto bisogno. A conferma che la Borsa non è la sola strada per crescere. Michele Ferrero, infatti, non ha fatto
acquisizioni degne di nota nell’evidente convinzione che gli altri non avessero prodotti geniali quanto Nutella,
Kinder, Ferrero Rocher, Mon Chéri, Estathè, Fiesta o Tic Tac. La sua storia è stata dunque assai diversa da quella di un Leonardo Del Vecchio che, invece,
puntando a costruire una rete distributiva su scala mondiale per piazzare i
suoi occhiali disegnati dagli stilisti, si è quotato addirittura a Wall Street ed è cresciuto a colpi di Opa coinvolgendo sempre di più i manager non solo nella gestione ma anche nel capitale di Luxottica. E
tuttavia, pur senza i clamori mediatici che alla fine hanno esaltato il caso
Del Vecchio, Ferrero non ha avuto meno successo» (Massimo Mucchetti)
• Devotissimo alla Madonna • I figli Pietro e Giovanni (vedi) sono amministratori delegati del gruppo. [axr]