Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
FALK Rossella (Rosa Antonia Falzacappa) Roma 10 novembre 1926. Attrice. «Fin dai primi momenti della mia carriera, mi sentivo guardata in un certo modo, quasi con soggezione
FALK Rossella (Rosa Antonia Falzacappa) Roma 10 novembre 1926. Attrice. «Fin dai primi momenti della mia carriera, mi sentivo guardata in un certo modo, quasi con soggezione. Mi vedevano alta, regale, con un portamento naturale che sembrava mettere in riga la gente. Entravo in scena, o in una stanza, e mi rimiravano come la Madonna». Ultime Vista a teatro con Maddalena Crippa in Sinfonia d’autunno (regia di Maurizio Panici) e, dal 2004 al 2006, nel monologo Vissi d’arte, vissi d’amore, scritto da lei, sulla vita privata dell’amica Maria Callas. Si è raccontata in Rossella Falk. L’ultima diva (Enrico Groppali, Mondadori 2006). Vita «Vivevamo in una casa ai Parioli molto bella dove tutto era sempre perfetto, le signore che venivano per il tè il giovedì pomeriggio, fiori meravigliosi nei vasi, mio padre, colonnello di artiglieria, pieno di humour, mia madre inappuntabile e curatissima, credo di non averla mai vista in vestaglia neanche una volta» • Ha rievocato la madre in occasione della messa in scena di Sinfonia d’autunno di Bergman, in cui faceva Charlotte, pianista di successo e madre egocentrica: «La capisco, anch’io ho avuto una madre che non si è mai occupata di me. Mi ha fatto male, certo, ma mi ha regalato grande libertà. Mi sono educata da sola. Forse per questo non ho mai voluto figli. Una rinuncia non sofferta» (a Daniela Zacconi) • Con la Compagnia dei Giovani (Giorgio De Lullo, Romolo Valli, Tino Buazzelli, Anna Maria Guarnieri, Elsa Albani) fece la storia del teatro: «De Lullo lo avevo incontrato per caso. Era con un amico comune, in strada. Piazza Mazzini a Roma. Giorgio, gran seduttore, mi squadrò e disse: “Venga all’Accademia”. Perché? gli risposi io. “Perché lì sono tutte racchie. Lei è bella”. Puntò sulla vanità, ci andai. Fui ammessa, divenni attrice. Fu dopo, nella primavera del 1954, che pensammo di dar vita a una compagnia che poi la critica chiamò dei Giovani» • Il sodalizio durò 18 anni e propose un repertorio vasto ed eclettico da De Musset a Colette, da ˇCechov a Feydeau, segnalandosi per le interpretazioni pirandelliane (Il giuoco delle parti, Sei personaggi ecc.) e l’incontro con un nuovissimo autore, Giuseppe Patroni Griffi. «De Lullo, che divenne regista perché non c’erano i soldi per pagarne uno esterno, era il poeta della compagnia, un pensatore. Valli era il nostro Paolo Grassi, organizzatore, preciso, un uomo di estrema cultura e una memoria di ferro. Io? Io ero una che non pensava ma arrivava alle cose per intuizione, e Romolo si arrabbiava. “Come fai ad arrivarci subito alle cose?”, mi diceva». [avx] «Per vent’anni nessuno di noi ha mai tentato di primeggiare. Perfino con la Bugiarda che Diego Fabbri scrisse per me, avevamo pensato solo al pubblico e al piacere del pubblico» • La compagnia si sciolse nel 1974 per motivi economici. «Si navigava nei debiti. Eravamo dei privati che facevano lavoro da teatro stabile pubblico. Non ce lo riconobbero mai. Nel 1972 chiedevamo dallo Stato un aiuto, una casa per fermarci. Avevamo 40 commedie in repertorio. Invece la politica ci lasciò soli. E per noi il teatro costava troppo. Forse Valli e io eravamo anche diventati troppo importanti per adattarci ancora alle esigenze della Compagnia...» • Dopo il 74 sulla scena con alcuni inediti stranieri, con Cocteau e Ibsen (Spettri) ecc. Diretta da Franco Zeffirelli in un duello tra primedonne con Valentina Cortese in Maria Stuarda di Schiller. Poche interpretazioni per il cinema, una parte in Otto e 1/2 di Federico Fellini: «Non sono molto attratto dai grandi attori di teatro. Tranne che da Rossella Falk, un’attrice che ha la statura, la gestualità e la voce di un’eroina tragica, ma che comunica una tale gioia di stare sulla scena che ti fa venire voglia di saltare sul palco e farle compagnia» • «Il fatto di essere così alta, un metro e 76 — ai miei tempi era davvero molto — mi ha impedito di recitare certi ruoli femminili tradizionali, Ofelia, Giulietta, le fanciulle vulnerabili e palpitanti. Sono stata subito chiamata a impersonare donne di grande carattere, remote, inavvicinabili. Ma io non sono così» • Quando incontrò Greta Garbo, alla quale veniva paragonata, «la Divina volle verificare che portassi veramente il 42 di scarpe, come lei» Critica «Ci sono attrici che, al di là di un talento universalmente riconosciuto, sono diventate sinonimo di stile [...] La grande signora del palcoscenico è una personalità poliedrica: padrona di quattro lingue, traduttrice dal russo e dall’inglese, cultrice di Tennessee Williams [...], intima di Dirk Bogarde e Maria Callas, adorata da Noel Coward e Jean Cocteau, interlocutrice e testimone di figure leggendarie dello spettacolo, della letteratura e del jet set. [...] L’ultima grande diva del nostro tempo» (nota di copertina della biografia che le ha dedicato Enrico Groppali) • «Porta nel felice nome d’arte l’allusione al personaggio capriccioso quanto incrollabile e innamorato della vita di Via col vento, voluta dalla madre, e il cognome suggerito dal padre troncando il poco divistico Falzacappa» (Claudia Provvedini) • «Ha sempre condito la vita, fra copioni, debutti e amori, con l’incoercibile sense of humour che molti ancora faticano a conciliare con il suo charme da Divina. Nessuno mai direbbe, ad esempio, che il giorno in cui Rino Giori le fece notare di essere stato colpito dall’avvenenza della signora Swarowski, la bionda erede dell’impero dei cristalli, seppe rispondere: “Accomodati, fai come se io non ci fossi”» (Rita Sala). Amori «Nella vita privata ha fatto della propria indipendenza una religione, pur avendo sposato due uomini del tipo facoltoso. Senza eccessiva fortuna tuttavia: il primo le chiese di rinunciare ad avere un figlio; il secondo, Gualtiero Giori, un vero Paperone re della zecca con tre Rolls in garage, la obbligò a lasciare il teatro per quattro anni e dopo la mollò per un’altra» (Laura Laurenzi) • «A volte un uomo al fianco può essere d’impaccio. Rischierò di passare per cinica ma non ho mai creduto alla consistenza di un amore profondo fra un uomo e una donna. Intendo dire: non ho mai creduto che possa essere molto duraturo» • «Il più grande amore della mia vita non lo posso rivelare: lui era sposato» Vizi Pignola, amante del rigore, nemica di ogni superstizione: «Mi vesto spesso di viola, anche a teatro, trovo ridicoli quei minuetti a tavola per non passarsi il sale, e non ho mai letto un oroscopo in vita mia» • «Nella mia carriera ho imparato a fare tutto prima di andare in scena. Ma c’è ancora una cosa che vorrei: un teatro tutto mio. Da dirigere». [avy]