Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
FALETTI
Giorgio Asti 25 novembre 1950. Scrittore (con il thriller Io uccido ha venduto più di 3,5 milioni di copie). Attore. Comico, agli inizi della carriera. Cantante.
Autore. «Se si mette in testa di fare il lampadario, vedrai che se si appende prima o poi
gli uscirà la luce dal sedere» (Antonio Ricci).
Ultime Nel 2008 è uscito il suo quarto libro, Pochi inutili nascondigli (Baldini Castoldi Dalai), una raccolta di racconti subito in testa nella
classifica dei best-seller. Ha scritto uno degli episodi di Crimini, in onda su Raidue (“Terapia d’urto”, 2007) e la canzone The show must go on, dedicata agli artisti falliti, che Milva ha presentato al Festival di Sanremo
2007 (non è entrata in classifica) • Al cinema, in Notte prima degli esami oggi (Fausto Brizzi 2007), ha interpretato il professore cattivo; è un boss spietato in Cemento armato (Marco Martani 2007). Fa parte del cast di Baaria di Giuseppe Tornatore, in produzione mentre scriviamo questo libro. [avu]
Vita «Non mi piaceva studiare, la laurea in Giurisprudenza l’ho presa solo per non deludere mio padre che era una persona metodica e
pragmatica. Papà faceva il venditore ambulante e per me avrebbe voluto una vita diversa. Sicura,
ordinata, precisa, magari con il posto fisso» • «Con la laurea in tasca il giovane Giorgio non ci pensa nemmeno a fare l’avvocato. Preferisce aprire, insieme con due amici, uno studio pubblicitario ad
Asti, la sua città. è un’attività creativa e indipendente, ma a ventisei a
nni lui, che la vena comica ce l’aveva nel sangue, scopre che con l’umorismo si può anche campare. E sale sul palcoscenico. “Mi piaceva talmente che lavorare per me era come un’eterna vacanza”. Recita al Derby club di Milano e non solo. è con molti comici oggi di successo, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Claudio Bisio,
Francesco Salvi. Debutta in tv con Raffaella Carrà e, a metà degli anni Ottanta, approda al mitico Drive in. Passa, tra l’altro, per Emilio e per Zelig e inventa personaggi esilaranti come il Vito Catozzo le cui “vita e gesta” sarebbero poi state raccontate nel libro Porco il mondo che ciò sotto i piedi (Zelig 1994). Poi un giorno si fa male a un ginocchio, sta fermo per due mesi e
muta ancora. “Sentivo che quello che stavo facendo non mi bastava più. Ma, mentre ero sicuro di quello che non volevo, non sapevo ancora che cosa
avrei voluto fare. Poi, grazie a quello che avevo imparato fino ad allora,
percepii la differenza che c’è tra essere un musicista, e l’essere, come me, un musicale. Il primo è qualcuno che ha studiato e che ha una cultura specifica e mirata. Il secondo è solo un appassionato. Mi accorsi che la tecnica poteva fornire aiuti preziosi a
tutti e che, ormai, perfino un semplice tasto è in grado di garantire accordi già pronti”. Detto e fatto, eccolo raccogliere la nuova scarica di adrenalina. Il primo
album
Disperato ma non serio lo produce Mario Lavezzi e vende ottantamila copie. E quando Faletti va avanti
non si ferma più. Nel 1994 arriva secondo al festival di Sanremo con Signor tenente e scrive canzoni per Angelo Branduardi, Fiordaliso, Gigliola Cinquetti e Mina» (Silvana Mazzocchi) • «Ho inciso altri due album e ho riprovato ad andare a Sanremo. Mi hanno risposto
no grazie, vogliamo i professionisti. Il mercato discografico è mosso da logiche imperscrutabili. Ma io non credo ai geni incompresi. Forse non
avevo le qualità...» • «Mi sono reso conto che potevo esprimermi in altri modi. Ho iniziato a scrivere
raccontini seriamente, li ho fatti leggere a qualcuno che mi ha esortato a
cercare un editore (ma il primo che ha avuto in mano Io uccido neanche mi ha considerato: chissà se se n’è mai reso conto?). Mi sono scoperto in possesso di un’autodisciplina che non sospettavo» (a Gloria Satta) • «Forse non mi sarei mai messo a scrivere se nel frattempo non fosse arrivata la
videoscrittura. La possibilità di poter spostare blocchi, cambiare, rifare, mi ha conquistato. Trascinato» • Con il romanzo d’esordio Io uccido (Baldini Castoldi Dalai 2002) ebbe subito grande successo di pubblico e anche di
critica. «Il più grande scrittore italiano» il titolo di copertina (con sua fotografia) di Sette del 21 ottobre 2002: così lo lanciò Antonio D’Orrico sul magazine del Corriere della Sera in occasione dell’uscita del libro. «Fare lo scrittore assomiglia per certi versi al lavoro che si fa nel cabaret:
bisogna osservare bene i caratteri dei personaggi della vita reale, e poi
fissarli in un testo, in un comportamento. In più, per un libro devi visitare i luoghi (e io l’ho fatto). Ho disseminato il romanzo di soggetti folli, in cui c’è davvero della pazzia a volte cattiva e pericolosa, a volte solo derivata dall’incapacità di elaborare il dolore. E mi è piaciuta l’idea di concentrare questi caratteri, che non fanno mai ridere, al contrario di
Vito Catozzo, nel posto che è l’icona della normalità, il Principato di Monaco. Dove ho abitato per quattro anni ai tempi in cui
correvo in auto (e poi sono fuggito per noia). Ambientarlo lì o a Matera costava la stessa fatica. Tanto valeva scegliere un posto di fama
internazionale» (a Mario Luzzatto Fegiz).
[avv]
Altri libri: Niente di vero tranne gli occhi (2004), Fuori da un evidente destino (2006), sempre editi da Baldini Castoldi Dalai • Io uccido ha venduto oltre tre milioni e mezzo di copie, Niente di vero tre milioni, Fuori da un evidente destino un milione e mezzo, per un totale di circa 8 milioni di copie. Sono stati
tradotti in 25 lingue. Diritti acquistati da Dino De Laurentiis • «Nei miei libri ho messo le mie passioni: la musica, che è entrata in Io uccido, i fumetti in Niente di vero tranne gli occhi. E poi c’è il West. Anche se il protagonista [...] non monta a cavallo ma guida l’elicottero, lo scenario è quello di un western americano» • Gialli preferiti: film, Gli uccelli; libro, Il silenzio degli innocenti, serie tv, Csi • Nel 2002 fu colpito da un leggero ictus. «Mi sono svegliato in una sala di rianimazione accanto ad altre persone intubate,
in coma. Le macchine facevano un casino indiavolato e io mi ricordo di aver
pensato: “Ma dove mi hanno ricoverato, a Las Vegas, in mezzo alle slot machine?”. Questo ho pensato. Cosa che fa di me un superuomo o un perfetto idiota. Non
so, giudicate voi [...] Adesso che sto meglio non rimando più niente. Non dico più: lo faccio l’anno prossimo. Meglio subito. Ma comprare una barca di 60 metri, quella cosa lì non l’ho rimandata di un anno, l’ho rinviata per sempre» (a Mariolina Iossa) • Sposato con Roberta Bellesini, vive a Capoliveri, sull’isola d’Elba: «Non l’ho mai vissuta da turista. Adoro l’inverno, mi fermo a guardare la vegetazione, le foglie degli ulivi mossi dal
vento, la pioggia che cade di traverso, la costa dei gabbiani. Sono meteoropatico e, a seconda del clima, sto in casa, osservo, scrivo. Un
ottimo luogo per l’autodisciplina. Qui non mi distraggo [...] Non rinnego Asti, nel tempo però ho sviluppato questa esigenza di mare» (a Mauro Remondino).
Critica «Io uccido è un libro di quasi settecento pagine, che segue alla lettera la tradizione del
thriller americano di alto artigianato e dove nulla denuncia la cittadinanza
dell’autore (niente misteri da capoluogo di provincia, neanche un filo di nebbia
padana, non un arancino, non un proverbio in dialetto) né, tanto meno, le sue precedenti appartenenze» (Loredana Lipperini) • «Pochi inutili nascondigli prosegue il sentiero artistico percorso con i suoi romanzi, e offre un comune
denominatore originale attraverso le variazioni di quel segmento oscuro che
determina ogni umana esistenza [...] Racconti sorprendenti e fascinosi, che non
senza ironia aiutano a squarciare il buio dell’incomprensibile e che confermano il poliedrico talento di Faletti» (la Repubblica).
Frasi Attore: «Mi piacerebbe che qualcuno dicesse che sembro il nuovo Anthony Hopkins: un po’ gli assomiglio anche. Il problema è che mentre recito mi sembra di avere la faccia di De Niro e la voce di
Amendola. Poi mi rivedo sullo schermo e la faccia è la mia, mentre la voce sembra quella di Paperino» • Idoli musicali: «Paolo Conte è domiciliato ad Asti. In realtà la residenza ce l’ha sull’Olimpo». «Darei indietro tutto per avere un talento come quello di Jimi Hendrix» • «Quello che mi spinge a fare le cose è soprattutto il desiderio di rivivere l’attimo straordinario in cui ho sentito che stava per arrivare il successo».
Vizi Scrive tenendo in bocca una vecchia pipa: «Con un duplice risultato: non fumo sigarette e fa molto scrittore da un punto di
vista iconografico» • «Mi piace andare in barca con gli amici o giocare a tennis. Giocare a tennis, per
me, significa mandare la palla dall’altra parte della rete» • «Ho giocato, benino, a basket, ma quello è uno sport classista: se sei corto, stai a casa. Ho corso in auto, rally, dall’85 al 98, c’ero al Rally di Sanremo nel 92 con la Martini Delta. Anche se facevo più ridere da pilota che da comico» • è «vagamente juventino»: «Tifo per Del Piero perché si è fatto male, è stato in crisi, ma si è saputo risollevare con l’impegno, senza polemizzare e autodistruggersi». [avw]