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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

EVANGELISTI

Valerio Bologna 20 giugno 1952. Scrittore. «A 5 anni mi esercitavo sui Promessi sposi. A 9 anni La guerra dei mondi di Wells mi spinse verso il fantastico» • Ultimo libro: Controinsurrezioni (scritto con Antonio Moresco, ambientato durante il Risorgimento). Ultimo della
saga di Eymerich: La luce di Orione (2007). Entrambi da Mondadori • «È uno di quegli scrittori di cui la critica si occupa pochissimo. Eppure vanta
una bibliografia di romanzi molto cospicua a partire dal 1993, quando inaugurò il ciclo che ha per protagonista il domenicano trecentesco Nikolas Eymerich. Si
direbbe che È più apprezzato all’estero, tradotto in francese, spagnolo, tedesco, portoghese. La trilogia di Magus, biografia romanzata (se così si può dire) di Nostradamus, uscita nel 1999, illustra bene il tipo di lavoro svolto
da questo scrittore, che ha alle spalle una minicarriera accademica che ne ha
fatto un vero e proprio segugio a caccia di documenti storici: passione che
sposa con un altro amore irrinunciabile, quello per la cultura heavy metal, che
spesso ne proietta l’immaginario narrativo in una dimensione fantastica noir e persino
fantascientifica. Uno scrittore di genere, che si sottrae paradossalmente a
ogni rigida classificazione» (Corriere della Sera)
• Iniziata con Nicolas Eymerich, Inquisitore, la saga del frate domenicano conta dieci volumi: «Trovai il suo nome in un testo del giurista Italo Mereu, Storia dell’intolleranza in Europa (Mondadori, 1979). Di quel personaggio, realmente esistito (È suo il testo cardine nei processi contro gli eretici, il Directorium Inquisitorum), mi piacque il nome: comunque uno lo pronunci, ha il suono di un colpo di
rasoio. Vissuto fra il 1320 e il 1399, il frate domenicano era divenuto il
potentissimo capo dell’Inquisizione nel Regno di Aragona. Talmente potente da far scomunicare un
cardinale e da far lanciare la scomunica contro un morto, il filosofo Raimondo
Lullo. C’era il nome che suonava bene, c’era una storia fosca e piena di ombre, però mi mancava qualcosa: la persona vera. E allora decisi di dargli caratteri e
tratti ispirandomi a me stesso. La stessa personalità, o quasi. La personalità schizoide. Sì perché, fine anni 80, aiutavo lo psichiatra Bruno Caldironi a scrivere un manuale: il
contenuto scientifico era suo, io ci mettevo la scrittura. Arrivato al capitolo
sulla personalità schizoide, mi ci






riconobbi. Ma anche mi venne in mente di prendere tutti i caratteri di quella
mentalità e, estremizzandoli, metterli dentro Eymerich, come fosse una terapia.
Risultato: mentre io miglioravo progressivamente, Eymerich È divenuto sempre peggiore» • «Sono meteoropatico, preferisco scrivere con il bel tempo. Molti miei libri sono
stati cominciati puntualmente il 1° marzo e finiti il 31 agosto. Sto al computer da mezzogiorno alle tre del
pomeriggio. Riprendo a mezzanotte, fino al mattino. Rileggo moltissimo e
riscrivo. Le frasi tagliate a volte le riciclo in altri romanzi» (a Mariarosa Mancuso) • «Solo la narrativa può restituire, in parte, il sapore di ciò che accadde. Gli odori, i colori: una verità che lo storico, vincolato a criteri quantitativi e a valutazioni asettiche, non
può permettersi».