Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

ESPOSITO

Lello Napoli 10 maggio 1957. Scultore e pittore. «Non ho mai visto la mia anima. Entrando nello studio di Lello Esposito, ne ho
almeno sentito l’odore» (Massimo Troisi) • Da circa trent’anni lavora sulla città di Napoli e i suoi simboli: Pulcinella, la maschera, l’uovo, il teschio, il vulcano, San Gennaro e il corno nelle varie possibili
metamorfosi. «La scena del delitto: gli ha spaccato la testa, facendo del cranio un piatto
colmo di spaghetti. L’ha crocefisso su un’enorme tela, lasciandogli ronzare intorno, come mosche, le anime del purgatorio
e il busto fiammeggiante di San Gennaro. L’ha incatenato a una vecchia scala da imbianchino, perché restasse lì a marcire. Il movente: passionale. La vittima: Pulcinella, maschera di Napoli,
logo consunto d’una città stracciona, emblema di un indigesto folklore, ma anche scintilla vitale di un
passato necessario per coniugare il presente» (Enzo D’Errico)
• «Mio padre era un fognatore comunale, amava la sua città, il suo mestiere. Ci ha trasmesso l’orgoglio della nostra storia. Per lavorare doveva immergersi nelle viscere di
Napoli. E scendeva scale e scale» • «Era primavera al Vomero, una mattina di maggio del 1973. Avevo sedici anni, ma
tante esperienze già fatte. Avevo conosciuto fatica, solitudine e altri modi di vivere. Mio padre se
ne va giovanissimo, io avevo 11 anni, ero secondo di quattro figli, vado all’Orfanotrofio dell’Opera Don Guanella, dal quale scappo sempre. Poi al nord da zio Mimì che lavorava all’Olivetti di Ivrea e lo aiutavo nel secondo lavoro, bottega di scarpe. Nel 73 ero
tornato a casa e vendevo ricambi d’auto. Quella mattina di maggio andavo a zonzo e mi imbattei in uno spettacolo di
marionette. Dopo, mosso da non so cosa, entrai subito in cartoleria e comprai
per mille lire un pacchetto di Das e un seghetto, poi presi un lenzuolo e lo
ridussi in brandelli. Mi costruii il mio Pulcinella. E poi dieci, quindici.
Misi una bancarella in via Scarlatti: li vendetti subito. Non mi sono più fermato, un continuo fluire. Nel primo studietto di 12 metri quadri all’Arenella continuavo a creare e a inseguire me stesso. Tutto avveniva con
naturalezza, anche se era faticoso, anche se non intravedevo sbocchi, però plasmavo materia. Creavo Pulcinella, ma li scavavo, li svuotavo, ci mettevo
dentro quello che mi apparteneva. E spesso era angoscia: mia, degli altri,
della città post-terremoto piena di tubi innocenti e interruzioni»
• Nel 1997 acquista un atelier di 350 metri quadri a Palazzo Sansevero, nel cuore
di Spaccanapoli, e organizza installazioni a Madrid, Parigi, Milano, New York.
Tra i collezionisti, Woody Allen e Massimo D’Alema, i Barilla e Claudia Cardinale, Fulvio Scaparro e Luca De Filippo, oltre
all’affezionato Bassolino. Nel maggio 2008 il sindaco Rosa Russo Iervolino regala al
neo ministro dell’Interno Roberto Maroni, per augurargli buon lavoro, un’opera di Esposito: un corno rosso con in cima un Pulcinella. [Lauretta
Colonnelli]