Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
DIBIASI
Klaus Solbad Hall (Austria) 6 ottobre 1947. Ex tuffatore. Tre vittorie olimpiche
consecutive nella piattaforma 10 metri (Città del Messico 1968, Monaco 1972, Montreal 1976), specialità in cui vinse la medaglia d’argento a Tokyo (1964). Argento anche dal trampolino 3 metri ai Giochi del 1968,
campione del mondo della piattaforma nel 1973 e 1975 (secondo in entrambe le
occasioni dal trampolino) • «Era vissuto sin da bambino nella piscina gestita dal padre, ex ginnasta e
tuffatore: a 10 anni poi aveva cominciato a salire anche lui, a fare sul serio.
“E mio padre si metteva le mani nei capelli. ‘Ecco un altro tuffatore fallito’, mi diceva, perché cominciare a 10 anni è tardi”. Il talento fu chiaro subito già da allievo e cominciò la sua inarrestabile progressione. A Roma, come tecnico federale, c’era Goerlitz Horst, tedesco detto romanamente Oreste, che aveva perso una gamba
in guerra per una scheggia. “Dovevamo molto a lui. Lavorava nell’aeronautica e applicava ai tuffi le leggi meccaniche ed aerodinamiche che
conosceva”. La prima vittoria fu a Città del Messico. “C’era attesa su di me, dovevo vincere. L’av­versario più pericoloso fu il messicano Gaxiola, temevamo che il tifo del pubblico potesse
influenzare i giudici”. Ma Dibiasi vinse con grande distacco. “Sbagliando anche un tuffo, il doppio e mezzo rovesciato. In ogni mia finale ho
sbagliato un tuffo, ma avevo sempre un tale margine di sicurezza da potermelo
permettere. Solo con Louganis, molti anni dopo, non me lo sarei potuto
permettere: e infatti non sbagliai”. A sorpresa era venuto anche l’argento dal trampolino dei 3 metri. “Quella era la gara di Cagnotto ma sbagliò un tuffo. Io gareggiai tranquillo, alla fine mi dissero: sei secondo”. L’oro dai 10 metri gli portò un premio di un milione e una 500 regalata dalla Fiat. Ma quali erano le virtù di Dibiasi? “La freddezza in gara, per esempio, saper fare il tuffo giusto al momento giusto.
Cagnotto si arrabbiava con me e mi diceva: sbagli in allenamento e fai bene in
gara. E poi dal punto di vista tecnico l’entrata in acqua”. Da fare con le palme delle mani in avanti (e non con le mani a preghiera “come ancora raccomandava un manuale federale del ’32”): lo scopo era di evitare la sollevazione degli spruzzi, indicatore chiave
sulla qualità del tuffo. “Entrando in acqua, si formava una depressione all’altezza del polso, con un effetto risucchio, che faceva sparire gli spruzzi”. La seconda vittoria dalla piattaforma arrivò a Monaco 1972, mentre Dibiasi era ormai il dominatore della specialità. “Mi davano favorito, e io sentivo la responsabilità. Ma non era così semplice, eppure vinsi, e sempre con un tuffo sbagliato. Fu il podio più bello, con Cagnotto terzo, che perse una grande occasione per battermi
sbagliando un tuffo rovesciato. Mi ricordo che c’erano pochi controlli, mettevamo addosso agli amici la tuta della Nazionale
italiana e così li facevamo entrare nel villaggio olimpico. Il che spiega molto anche di quello
che successe dopo, con l’assalto palestinese” (il 5 settembre 1972 otto terroristi palestinesi fecero irruzione nel villaggio Olimpico, uccisero
due atleti palestinesi e ne sequestrarono altri nove. Il tentativo di
liberazione da parte delle forze dell’ordine si risolse in un massacro: i nove atleti, cinque terroristi e un
poliziotto restarono sul terreno). L’Italia era fiera di questo biondino bolzanino nato in Austria, quasi una replica
di Gustav Thoeni, e che nelle riprese in bianco e nero sembrava quasi un atleta
longilineo. “Ma non era così. Eravamo atleti con una grande preparazione fisica. Io saltavo a piedi uniti
una cancellata di un 1 metro 40. Per riscaldarci facevamo dei salti oltre un
tavolo di un metro di altezza per un metro di profondità. I tedeschi, molti anni dopo, ci rivelarono che avevano filmato i nostri tuffi
e che noi italiani eravamo i più potenti”. Quattro anni dopo lo sport italiano si affidò a lui per vincere qualcosa a Montreal e gli affidò la bandiera all’inaugurazione. Alla fine ci furono solo due ori per gli azzurri: il suo e quello
di Dal Zotto nel fioretto» (Corrado Sannucci)
• Dal 2000 è consigliere (Atleti) della Federazione italiana nuoto, responsabile del Settore
tuffi • Sposato con Laura Schermi, ex azzurra dei tuffi.