Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
DI PIETRO
Antonio Montenero di Bisaccia (Campobasso) 2 ottobre 1950. Politico. Eletto al Senato
nel 1997 (suppletive del Mugello con il 68 per cento dei voti, contro il 16 di
Giuliano Ferrara), al Parlamento europeo nel 1999 e 2004, alla Camera nel 2006
e 2008 (Italia dei valori, movimento da lui fondato dal 1998). Ministro ai
Lavori pubblici nel Prodi I (1996, si dimise dopo pochi mesi perché accusato di concussione, poi completamente scagionato), alle Infrastrutture nel
Prodi II (2006-2008). «Sono geneticamente alternativo a Berlusconi».
[atl]
Ultime Molto attento alle nuove tecnologie, ha un sito internet fornito di blog e
distribuisce filmati su You Tube. A marzo 2007 comprò un’isola virtuale su Second Life con l’idea di aprire una sede del suo partito. Subito fu organizzato un sit in
virtuale per contestarlo • A un anno dal voto sull’indulto (luglio 2006 — da lui contestatissimo, manifestò fuori da Montecitorio contro il governo di cui faceva parte, non voleva che
fosse applicato anche ai reati finanziari, societari e di corruzione): «Oggi le carceri scoppiano nuovamente e chi si trova al loro interno sta male
ugualmente. Un anno dopo, se dovessimo ritenere valide quelle motivazioni
nobili che portarono il Parlamento a varare l’indulto, dovremmo rifare un nuovo provvedimento di clemenza. La verità è che all’epoca, un anno fa, fu fatto l’indulto anche per inconfessabili motivazioni ignobili»
• Stretta un’alleanza (apparentamento) col Partito democratico, la sua Italia dei valori ottenne un ottimo risultato
alle politiche del 13-14 aprile 2008: 4,3% (14 seggi) al Senato, 4,4 (28 seggi)
alla Camera (il doppio dei voti del 2006) • Strenua l’opposizione al governo Berlusconi: «La mano tesa di Berlusconi mi sembra come la zampa tesa dal lupo all’agnello», commentando l’apertura al dialogo di inizio legislatura tra Berlusconi e Veltroni • Tra i politici italiani è quello più in sintonia con Beppe Grillo (e con la cosiddetta antipolitica): «L’anomalia non sta in un comico che fa politica ma in tanti politici che fanno i
comici». L’8 luglio 2008 fu tra i principali animatori del No Cav Day di piazza Navona ma
poi si dissociò dai toni più pesanti (vedi GUZZANTI Sabina) • Sostiene le ragioni di Europa 7 che dal 1999, vinte le assegnazioni delle
frequenze televisive nazionali, aspetta di entrare al posto di Rete 4 (vedi
scheda su DI STEFANO Francescantonio).
Vita Figlio di Peppino e Annina Palma, contadini. Una gemella, Angelina, morta a
quattro anni per un’emorragia cerebrale, altre due sorelle. Da ragazzo rimase in seminario per tre
anni. Andato a Roma, frequentò la scuola superiore delle Telecomunicazioni (pagata facendo il muratore).
Servizio militare a Chieti, per 15 mesi fu istruttore delle reclute nel locale
reparto di fanteria. Nel 1972 emigrò in Germania, operaio a Bokemkirch in una fabbrica di posate. Dal 1973 al 1977
fu impiegato tecnico al ministero della Difesa. Nel 1978 si laureò in Giurisprudenza all’Università Statale di Milano. («Mi sono laureato in tre anni perché dopo i 30 anni non avrei potuto più fare i concorsi. Studiavo di nascosto perfino da mia moglie. Mi vergognavo. “E se poi non ce la faccio?”. Mia moglie lo scoprì una notte. Mi sorprese sul water che studiavo». Berlusconi, durante una puntata di
Porta a Porta, ha invece sostenuto che la laurea gli è stata data dai servizi segreti. Di Pietro l’ha querelato). Già segretario comunale nel comasco e commissario di polizia, nell’81 entrò in magistratura. Dall’85 al 1994 fu sostituto procuratore della Repubblica di Milano, nel 1992 avviò l’inchiesta di Mani pulite • «Che tempi, quei tempi! Francesco Saverio Borrelli scriveva: “Ha capacità di lavoro e produttività eccezionali grazie a vigore intellettuale, memoria e resistenza fuori dal
comune”. La Voce titolava: “Così eroe, così normale”. Maurizio Gasparri tendeva entusiasta il saluto romano: “è un mito: mejo lui del Duce”. Silvio Berlusconi gli rendeva omaggio: “Le mie televisioni sono al suo servizio”. Romano Prodi lo blandiva: “Quello lì dove va si porta dietro i voti come la lumaca il guscio”. Perfino Cesare Previti giurava: “Nel Polo l’accoglieremmo a braccia aperte”. Per non dire di Francesco Cossiga: “Ha le qualità morali per andare al Quirinale”. Tale era l’entusiasmo, per quel pm dai modi spicci che sbagliava l’accento su “inebètito” e sventagliava raffiche di “embè” e intimava alla sinistra di “non fare inguacchi”, che un sondaggio Cirm decretò che il 72% degli italiani lo avrebbe voluto accanto come compagno d’ombrellone e un altro sondaggio di Elle lo immortalò come l’uomo più sexy del pianeta dopo Harrison Ford. E quei discolacci di Cuore presero a
incensarlo con una rubrica che imitava le copertine di Molino per la Domenica
del Corriere e ogni settimana lo salutava agghindato come Superman e impegnato
in imprese pazzescamente impossibili» (Gian Antonio Stella)
• «Durante gli anni di Tangentopoli io non capivo niente. Stavo dentro al tribunale
venti ore al giorno, non leggevo i giornali, non guardavo la tv. Sapevo solo
che dovevo correre, incastrarne quanti più possibile prima che gli altri mi fermassero. Da piccolo sognavo di scrivere un
rigo nella storia del mio paese. Volevo contribuire a sfasciare un sistema
vergognoso, immorale» • Si dimise dalla magistratura nel 1994 a conclusione della sua ultima
requisitoria al processo Enimont: «Mi sono dimesso dalla magistratura per difendere il mio onore. Sono stato
accusato di tutto: dall’attentato agli organi costituzionali fino alle molestie sessuali. Uscito pulito
da tutto, e soltanto grazie alle mie forze» • «Stavo a Roma per fatti miei, squilla il cellulare: sono Silvio Berlusconi e la
chiamo dall’ufficio del presidente della Repubblica. Vorrei avere il piacere di incontrarla
per proporle un incarico di governo. La proposta ha il pieno consenso del
presidente, che è qui vicino a me. L’aspetto in via Cicerone, 40... Restai a bocca aperta, il capo dello Stato che ti
chiede... Presi tempo, telefonai a Davigo che mi disse: da me è venuto La Russa ad offrirmi da parte di Fini l’incarico di ministro della Giustizia. Faccio chiamare Scalfaro da Borrelli. Dopo
cinque minuti Davigo mi richiama e mi dice che Scalfaro non ha chiesto niente né patrocinato niente. Io ci metto due minuti per rifiutare l’incarico di ministro dell’Interno. Col senno di poi forse avremmo fatto meglio ad accettare. Io all’Interno, Davigo alla Giustizia: pam, pam, pam. Io ho detto no, e guardi non è facile rifiutare un incarico così. Ero forte, fortissimo e potevo invocare l’immunità, chiamarmi sempre fuori. Invece dodici minuti dopo che giunge l’avviso di garanzia, la famosa questione Pacini Battaglia, io mi dimetto anche da
ministro dei Lavori pubblici. Dodici minuti, capito? Certo, ho sbagliato quando
ho fondato i democratici senza Prodi. Hanno succhiato il mio sangue e poi mi
hanno lasciato alla porta. Ho sbagliato a non dimettermi dal Parlamento quando
mi dissociai dalla maggioranza e votai contro il governo Amato perché sapevo di che pasta è fatto quell’uomo. Nel mio intervento c’era scritto: esco dalla maggioranza di centrosinistra ed esco da questo
Parlamento. L’ultima frase non l’ho letta, che fesso sono stato!» (ad Antonello Caporale)
• Pensionato dall’età di 45 anni: «Era la legge di allora e non potevo certo rifiutare» • Il suo primo amore, tutto platonico, fu Anna: «Io ero ancora in seminario. Avevo 14 anni. E ho scoperto che non c’erano solo le tonache, c’erano anche le minigonne. Una delle ragioni per cui ho messo alle ortiche la
veste talare furono proprio quei due occhi scuri e quei capelli neri neri che
mi attiravano più del rosario». Nel 1973 sposò Isabella Ferrara, dalla quale ebbe il figlio Cristiano (Vasto, Chieti, 1
ottobre 1973), dal 2006 consigliere provinciale a Campobasso. Nel 1994 sposò l’avvocato Susanna Mazzoleni (Bergamo 1 settembre 1953), dalla quale aveva già avuto i figli Anna e Antonino: «Mi sono sposato la prima volta a 23 anni con una brava ragazza del mio paese e
non ha funzionato. Ma ho conosciuto la seconda moglie che non ero ancora
nessuno. Anche se avevo già 35 anni, è lei la compagna che mi ha aiutato a crescere»
• Chiacchierata la sua amicizia con Ela Weber, entrambi hanno smentito ogni
pettegolezzo. Nel 2008 uscite su Chi foto che lo ritraevano mentre saluta con
un bacio una donna alta e mora (il settimanale titolava Italia dei Calori): «Ma quale scandalo, ero fuori da un ristorante dove abbiamo festeggiato il
compleanno di Silvana Mura e bastava allargare l’obiettivo per riprendere altre venti persone intorno a me».
Critica «è il Roberto Baggio della politica: ha dribblato tanti ostacoli e, molto spesso,
la coerenza» (Enzo Biagi) • «Sono legioni quelli che, fatto un tratto di strada insieme, lo sfuggono come
cosa non grata. Dopo l’uscita di Tonino dal pool di Milano, il suo capo, Borrelli, precisò: “Mai andati oltre il lei”. Il suo responsabile legislativo ai Lavori pubblici nel 96, Mario Cicala,
magistrato anche lui, abbandonò l’incarico dopo appena due mesi. Scomparsi in massa gli illusi della prima ora che
credevano di combattere la battaglia della moralità: i Federico Orlando, i Willer Bordon, i Mirko Tremaglia. Nessuno ha mai detto
con chiarezza cosa li abbia delusi. Ma da un accenno di un ex fedelissimo, Elio
Veltri, si può arguire che a respingerli sia l’inveterata disinvoltura dell’autoproclamato moralizzatore. La stessa che da magistrato lo spinse ad accettare
l’indimenticata Mercedes (
auto che ebbe in regalo poco prima di lasciare la magistratura — ndr) e il prestito senza interessi di 120 milioni (ottenuto da imprenditori poi indagati — ndr)» (Giancarlo Perna) • «L’Idv è l’unico partito al mondo con un solo socio che convoca l’assemblea, cioè se stesso e davanti allo specchio decide di approvare il bilancio fatto di
soldi pubblici e magari cambiare lo statuto» (Elio Veltri) • «è bravo, intelligente, generoso, l’unico che ha aperto veramente alle liste civiche. Ne ha inserito i
rappresentanti dappertutto, dalla Lombardia alla Sicilia. Col tempo Di Pietro
ha affinato la sua arte politica ed è diventato molto più sensibile alle questioni sociali» (Pancho Pardi) • «Non è un caso che sia finito pastorello nel presepio. La sua faccia è così innervata negli umori sbrigativi dell’integerrimo che subito è diventata parte del paesaggio nazionale. Nel risultato di cui godiamo le gesta
troviamo la sceneggiatura di tutto un registro d’emozioni: guardingo e gigione al contempo, narciso e bisognoso di affetto,
tenero e ruspante», «uno che starebbe a destra un minuto dopo che da destra se ne fosse andato via
Berlusconi» (Pietrangelo Buttafuoco).
[atm]
Frasi «Bisogna migliorarsi dal primo all’ultimo giorno della vita» • «L’idea che ci sia un Dio è una cosa buona che non mi toglie nulla e mi dà tranquillità» (a Stefania Rossini) • «Io penso che sia più importante farsi capire che saper parlare. Non mi sento inferiore a nessuno».
Immobili Ha subito qualche attacco a causa della sua passione per gli investimenti
immobiliari. Possiede il 100% della AnToCri (dai nomi dei tre figli) e il 50%
della bulgara Suco-Varna. Attraverso queste società Di Pietro avrebbe portato a termine una lunga serie di affari, legali ma non
sempre limpidi. In particolare «concludendo una transazione con Marco Tronchetti Provera, ha lucrato sull’acquisto di un appartamento affittandolo al suo partito a un canone superiore
rispetto alle rate del mutuo acceso» (Il Giornale). Lo stesso tipo di operazione sarebbe stato concluso per un nove
vani a Milano e un dieci vani a Roma. «Il mio presunto patrimonio immobiliare è tutto verificato alla luce del sole. Qualcosa di quel patrimonio immobiliare è stato anche comprato grazie ai risarcimenti danni che Il Giornale ha pagato e
che continuerà a pagare anche questa volta. Quindi lo ringrazio perché ci faremo anche qualche altro appartamento».
Vizi «Parlo come mangio e la gente mi apprezza per questo» • In polizia praticò il judo (Silvio Di Francia: «Un torello che caricava a testa bassa, tutto fisico e poca tecnica») • Dopo cena fuma il sigaro.
Tifo Juventus: «Buffon. Un mito. Anch’io sono stato portiere, conosco il mestiere».