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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

DELL’UTRI

Marcello Palermo 11 settembre 1941. Politico. Nel 1996 fu eletto alla Camera, nel 2001,
2006 e 2008 al Senato (Forza Italia/PdL). Laurea in Giurisprudenza, dirigente d’azienda, presidente di Publitalia, consigliere delegato di Mediaset. Una
condanna a due anni, passata in giudicato, per frode fiscale e false fatture.
Ha impugnato in appello una sentenza a nove anni per mafia. Annullata dalla
Cassazione nell’aprile 2008 la condanna a due anni (primo e secondo grado) per tentata
estorsione nel 1992 ai danni di Vincenzo Garraffa, ex presidente della
Pallacanestro Trapani e poi senatore repubblicano (previsto un nuovo processo d’appello). «La mafia fa schifo ma l’antimafia, invece di combattere la mafia, combatte me»
• Amico di Silvio Berlusconi da quarant’anni, fu il suo primo assistente personale: «Per lui ha creato una macchina da soldi, Publitalia. Lo ha appoggiato contro
tutti nella decisione di fondare Forza Italia» (Claudio Sabelli Fioretti) • «L’anno è il 1974. Inizia lì l’irresistibile scalata di un oscuro impiegato di un’agenzia creditizia di Belmonte Mezzagno, uno dalle segrete frequentazioni che
diventerà prima amministratore delegato di Publitalia e poi sarà tra i fondatori di Forza Italia. E lì inizia anche la mafia story di Marcello Dell’Utri scritta dai procuratori di Palermo. C’è una data precisa — il 5 marzo — che segna l’origine di quello che sarà il suo processo, il primo atto d’indagine che porterà alla condanna per l’intesa con Cosa Nostra: è la sua lettera di dimissioni dalla Cassa di Risparmio. Meno di un mese dopo — il 2 aprile — è già a Milano all’Edilnord, segretario particolare del suo amico Silvio conosciuto negli anni dell’Università. Meno di quattro mesi dopo — il 7 luglio — arriva ad Arcore anche Vittorio Mangano, l’uomo d’onore che veste come un lord inglese ma che tutti chiamano “lo stalliere”. Va a vivere pure lui a Villa San Martino, ufficialmente fa il guardaspalle a
Berlusconi che teme sequestri per i suoi figli, è in contatto con la Cupola, quando la sua presenza comincia a farsi imbarazzante
(investigazioni della Criminalpol) lo “stalliere” lascia Arcore e si trasferisce all’hotel Duca di York dove dirige un traffico di eroina. è il primo incrocio pericoloso, una connection tra Palermo e Milano e al centro c’è lui, l’allenatore della Bacigalupo, squadra di calcio della borgata dell’Arenella» (Attilio Bolzoni)
• Nel 2008, a proposito di Mangano, morto di cancro nel 2000: «è stato ripetutamente invitato a fare dichiarazioni contro di me [...] Se lo
avesse fatto, lo avrebbero scarcerato con aiuti premio e si sarebbe salvato. è un eroe, a suo modo» (a Klaus Davi) • «Da una parte serve il fedele amico conosciuto alla Statale, dall’altra incontra nei ristoranti milanesi boss come Stefano Bontate. A volte, al
suo fianco, c’è pure Berlusconi. Ne parleranno 20 anni dopo i pentiti Antonino Calderone e
Francesco Di Carlo. Ma cosa ci fa Marcello Dell’Utri con quei “don”, cosa vogliono i “siciliani” dal segretario particolare di quel costruttore che sarebbe diventato famoso? “è l’ambasciatore di Cosa Nostra nel più importante gruppo imprenditoriale del nostro Paese”, accusano i magistrati di Palermo quando aprono ufficialmente l’inchiesta sulle sue collusioni mafiose. è la fine dell’inverno del 1993» (Bolzoni)
• «A Dell’Utri, che ha trascinato nelle casse Fininvest migliaia di miliardi,
guadagnandosi a buon titolo il posto d’onore nell’al di là di Arcore — gli è stato infatti assegnato un megaloculo nel Mausoleo brianzolo (sul “Mausoleo brianzolo” vedi BERLUSCONI Silvio) — Silvio Berlusconi deve molto di più di quanto dica in pubblico. E tra quel tanto, deve a lui Forza Italia. Se
esiste è perché l’ha voluta la mente di velluto e il doppiopetto grigio del dottore palermitano;
se è riuscito a metterla in pista in meno di quaranta giorni (e portarla a vincere
le elezioni!) è perché Dell’Utri ha messo a disposizione i migliori venditori di Publitalia. Al presidente
il signor Dell’Utri ha consegnato una squadra affiatata e aggressiva, giovane e rapace come un’aquila. Ai venditori commerciali ha affidato “il kit del presidente”, all’epoca perfino trendy: spille, coccarde, più un agile pamphlet. E poi molte foto e molti sogni. La forza, il ruolo che quest’uomo ha occupato nei giorni tribolati della discesa in campo non sono
lontanamente paragonabili ai meriti che altri consiglieri vantano oggi. Eppure
nel saliscendi di questi anni, il suo nome non è mai figurato tra gli undici titolari. Indispensabile, certo, ma in panchina.
Mente straordinaria ma porte sbarrate al governo. Organizzatore
irraggiungibile, ma niente partito» (Antonello Caporale).
[aso]


«Nel 1993 Berlusconi mi convocò ad Arcore e mi chiese: “Come si fa un partito?”.“ Che vuoi che ne sappia”, gli risposi io. Era preoccupato dall’avanzata di Occhetto. Aveva parlato con Martinazzoli e con Mariotto Segni, ma
quelli non avevano capito nulla. Del resto, uno che si chiama Mariotto cosa
vuoi che capisca. Nel 1996 mi sono subito candidato, altrimenti mi arrestavano
e andavo in galera. Se non mi avessero tartassato mi sarei occupato del
partito, invece devo occuparmi dei processi»
• «Avevo un’idea del partito da organizzare “more militari”, esattamente come non lo voleva Berlusconi ma come si era fatto invece per il
Pci e la vecchia Dc. Sono ancora convinto che sia questa la strada. Ero pronto,
solo che mi hanno azzoppato. Al principio non pensavo che sarei stato aggredito
perché mi accingevo ad organizzare il partito. Poi sono arrivate le bombe giudiziarie,
mi sono difeso. In Sicilia c’è un proverbio: se a ogni cane che abbaia gli tiri una pietra hai finito di
campare. Io lascio abbaiare, non tiro pietre»
• Bibliofilo. Da vent’anni animatore della “Mostra del libro antico”. Oliviero Diliberto: «Quando ho visto i libri di Dell’Utri a Milano ho provato l’odio sociale» • Dal 2007 sostiene di aver trovato i diari di Benito Mussolini (1935-1939). Gli
storici sostengono che sono un falso, anche piuttosto grossolano. Dell’Utri insiste: «Sono autentici, lo posso assicurare. In quei diari ci sono delle cose che non
cambiano la storia, ma che devono farla rivedere perché buttano un fascio di luce potente sui discorsi e sui fatti dell’epoca» • Grande scalpore per una sua dichiarazione alla vigilia delle elezioni del 2008:
«I libri di storia, ancora oggi condizionati dalla retorica della Resistenza,
saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni. Questo è un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione» • Dal 2003 presidente del Teatro Lirico di Milano • Grande appassionato di calcio: «Il mio vero sogno era fare l’allenatore. Ho preso il tesserino a Coverciano. Sono stato forse il più giovane allenatore dilettante d’Italia. Ho allenato anche l’Edilnord di Berlusconi». Sulla Bacigalupo: «Ci giocava anche Pietro Grasso, l’attuale capo dell’antimafia. Era bravo, giocava tecnicamente bene. Non gli piaceva sporcarsi di
fango. Era sempre pulito e pettinato» • «L’astinenza sessuale, se voluta, non è una cosa negativa. Rende più lucidi. Io l’ho praticata, anche da giovane. Adesso la esercito per questioni di età» (a Klaus Davi) • Sposato con Miranda Ratti, due figli.