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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

DELBONO

Pippo Varazze (Savona) 1 giugno 1959. Danzatore. Attore. Regista. Autore. Apre la
stagione 2008/2009 del Teatro Stabile di Torino alla Limone Fonderie, un’ex fabbrica, con La menzogna (ispirato alla tragedia della Thyssen). Da ultimo visto negli spettacoli Questo buio feroce (dal libro in cui l’americano Harold Brodkey descrive il proprio avvicinarsi alla morte per Aids), Obra Maestra (vita del rocker Frank Zappa, polemiche con il compositore Giovanni Mancuso che
l’accusava di aver stravolto musica e libretto) • «Ha cominciato quando aveva 5 anni e faceva Gesù Bambino nel teatrino della parrocchia. Ha vissuto on the road sulle strade d’Italia e del mondo, ha studiato teatro in Oriente, nel mitico Odin Teatret in
Danimarca, a Wuppertal con Pina Bausch. È “residente” nello Stabile di Emilia e Romagna. I suoi spettacoli si chiamano La Rabbia, Barboni, Il silenzio, Gente di plastica, L’Urlo. In Italia, dice Delbono, “sono passati quasi inosservati”. Ma riempiono le sale del mondo, soprattutto» (Cesare Martinetti) • «Madre insegnante, papà segretario d’ospedale (dopo aver deposto il violino, lui forse discendente di Paganini). Io
amavo il teatro. Ho lasciato Economia e commercio a quattro esami dalla laurea.
Ho condiviso arte, viaggi ed esperienze con un grande amico divenuto
tossicomane, stroncato giovane. Un trauma. Nell’89 mi sono scoperto affetto da una malattia grave, con conseguente esaurimento
nervoso. Pur figlio di madre cattolicissima, ho scelto un’altra spiritualità (lei mi diceva “Tutto passa perché Dio perdona” e andava a Lourdes). Ho avuto bisogno del teatro. Ho fatto pratica di nascosto,
sono stato un ribelle in un corso del polacco Ryszard Cieslak, ho incontrato
Pepe Robledo in un seminario, ho fatto un training all’Odin in Danimarca, da noi ho dato ripetizioni in una scuola per cuochi, ho
frequentato danza, a Farfa ho dato grande fiducia a due donne, la Bausch e la
Rasmussen, forti ma anche fragili. Gli uomini sono più chiusi, hanno paura di restare feriti, ma io amo il maestro che sa piangere,
come in
Madadayo di Kurosawa» (a Rodolfo Di Giammarco) • David di Donatello per il lungometraggio Guerra, nel 2006 presentò alla Festa del Cinema di Roma il lungometraggio Grido dove interpreta «la parte di un tizio che ha la mia storia e che un giorno, durante un
laboratorio nel manicomio di Aversa, ha conosciuto un piccolo uomo e sordomuto:
Bobò» (da allora membro stabile della sua compagnia) • «In Occidente È stato bandito il pensiero della morte. La morte rimane come paura, perdita, non
come coscienza lucida del vivere».