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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

DEGLI ESPOSTI

Piera Bologna 13 marzo 1939. Attrice. Nel 1992 premiata con l’Ubu per l’interpretazione di Madre coraggio di Brecht. Nel 2003 premiata col David di Donatello come attrice non
protagonista per L’ora di religione (regia di Marco Bellocchio). Da ultimo vista al cinema ne La sconosciuta di Tornatore (2006) e ne Il divo (Sorrentino, 2008), dove interpreta Vincenza Enea, celebre segretaria di Giulio
Andreotti • A teatro in Un’indimenticabile serata di Achille Campanile • «Io faccio l’attrice per consolare, non per pavoneggiarmi» • Nel 1979, dopo averla vista recitare in Molly, cara (tratto da Joyce), Eduardo De Filippo sentenziò: «Questa è ’o verbo nuovo». Respinta all’Accademia, esordì con Calenda, Proietti e Gazzolo al Teatro dei 101, si affermò come prima attrice al Teatro Stabile dell’Aquila ne La figlia di Jorio e in Antonio e Cleopatra • «Attrice creativa nel suo antinaturalismo, icona pluriennale delle avanguardie,
musa di cineasti e scrittori» (Leonetta Bentivoglio) • Con Dacia Maraini ha scritto Storia di Piera (adesso nella Bur), «libro con il quale ha messo a nudo la sua infanzia dolorosa, il suo legame
fortissimo con una madre fragile e splendente e un padre amatissimo e ancora più fragile. I suoi genitori soffrirono entrambi di disturbi nervosi che li
costrinsero a ricoveri lunghi e dolorosi. E Piera, ancora bambina, era lì: piccola sentinella di tanta sofferenza» (Federica Lamberti Zanardi). Marco Ferreri, nel 1983, ne trasse un film con
Marcello Mastroianni
• «Quand’ero una ragazzina avevo lavorato con Zampa, Pasolini, Renato Castellani, ma io
volevo prove atletiche, la recitazione “centimetrale” che mi offriva il cinema non era per me che avevo bisogno di fare salti lunghi.
Con l’età e la stanchezza mi pare di aver capito il piacere del cinema e di una
interpretazione più interiore» • «Mi sento un’artigiana. Studio tante ore, mi preparo con metodo, sono meticolosa. E dopo
tanto studio, ecco che spunta una vocina dentro di me che ha del miracoloso. La
vocina si adagia sullo studio compiuto e riporta a galla la mia parte bambina» • «Quando entro in una chiesa sono serena. Mi capitava anche da bambina. Appena
potevo entravo in chiesa. Poi mi giustificavo con mio padre, comunista, dicendo
che lì faceva fresco. Ma in realtà ci stavo bene. Come nel teatro. Per me è un tempio. E io mi sento un’abitante del tempio. Il teatro ha un carattere terapeutico. Per tutti. Dove c’è il teatro non c’è il delitto» • Ha avuto due compagni molto più giovani: Massimo, 18 anni meno di lei (insieme per 8 anni), e Alberto, 28 anni
meno, morto in un incidente stradale dopo una relazione di «12 o 14 anni». [asf]