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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

DE SICA

Christian Roma 5 gennaio 1951. Attore e regista. Figlio del grande Vittorio (1901-1974) e
di Maria Mercader. «Mio padre è De Chirico e io sono un pittore della domenica».


Ultime A fine 2006 enorme successo con Natale a New York, nel 2007 con Natale in crociera, cinepanettoni diretti da Neri Parenti. In teatro protagonista di Parlami di me, spettacolo firmato da Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime (si rompe il menisco
la sera della prima, per riprendere pochi giorni dopo). In tv è nella fiction Rai Lo zio d’America 2, con Lorella Cuccarini. Doppia l’elefantino protagonista del film d’animazione Ortone e il mondo di chi. [arv]


Vita «Non ho mai sentito il peso di questo nome. Mio padre, nonostante avesse due
famiglie, perché aveva una prima moglie e una figlia e poi me e mio fratello nati dal matrimonio
con mia madre, non aveva il coraggio di dircelo. Quando avevo diciotto anni, mi
chiamò mia sorella Emi, che è più grande di me e di Manuel, e mi disse: “Vogliamo conoscerci?”. Mio padre era un uomo semplice. Quando io sono nato aveva già cinquant’anni e i capelli bianchi e quindi non era un padre che con noi giocasse a
pallone. Voleva che mi laureassi in Storia dell’arte. Tra parentesi, io ero un bravo studente e prendevo molti trenta. Dato che
lavoravo, mi comperai una Rolls-Royce. Lui non ci salì mai perché si vergognava. Andava a rovinarsi ai tavoli verdi. Abbiamo spesso cercato di
interdirlo, ma non fu possibile»
• «A 12 anni pesavo 105 chili [...] è stato mio padre a rovinarmi, un uomo d’altri tempi, si mangiava tutti insieme e in tavola doveva esserci tanto cibo,
dall’antipasto al dolce» (Ok Salute) • «Avevo 23 anni quando è morto. So bene quello che pensavano di me: “Ma che vuole questo ciccione, che si è messo in testa?”. Da ragazzo ero grasso, ho sofferto moltissimo. Poi un giorno ho deciso che
dipendeva solo da me cambiare. Devo molto ad Aurelio De Laurentiis che mi ha
dato fiducia e a Carlo Vanzina, che mi ha scelto per Sapore di mare. Per il resto, devo tutto a me. Il pubblico l’ho sempre sentito vicino, anche nei momenti difficili, anche quando la critica
mi attaccava. Il cognome devi fartelo perdonare» (a Silvia Fumarola) • «Io non mi sono mai montato la testa. Sono sempre stato severo con me stesso. Ma
so di avere una notorietà molto forte in Italia. Molto più di tanti attori che credono di essere famosi. Dalle indagini di mercato risulta
che io sono secondo, come popolarità, dietro a Sofia Loren. Ho cercato ogni tanto di migliorare. Ho fatto film come
regista che mi hanno dato molte soddisfazioni, magari meno al botteghino. Uomini, uomini, uomini oppure Tre. Ho fatto per due anni teatro con un musical su George Gershwin. Di Vittorio De
Sica non ne nascono tantissimi. Papà ha vinto quattro Oscar. Come mi posso paragonare? Ho fatto quello che sapevo
fare. A 18 anni facevo il cantante, poi la comparsa, le feste di piazza, i
night, i Festival di Sanremo, la televisione. Non sono mai volgare. La
parolaccia che fa ridere non è volgare. In Tutti pazzi per Mary c’è Cameron Diaz che si pettina con lo sperma. Questo è “rinnovamento comico”. Woody Allen che fa fare un pompino a una banana. Questa è “arte”. Se lo facciamo io e Boldi è terrificante volgarità. Spesso si è spinto l’acceleratore sulla cosiddetta volgarità. Ma il Paese è così. Il Paese parla in questa maniera, i ragazzi, gli impiegati, la borghesia.
Tutti. E io ho sempre fatto dei personaggi che non mi appartengono, ricchi,
vigliacchi, prepotenti, arroganti. L’alta borghesia è la classe peggiore nel nostro Paese. I ricchi strafottenti sono tremendi. Farli
diventare simpatici è stata la mia impresa storica. Scalfari l’ho fatto piangere. A una cena gli cantai una canzone e lui si commosse fino alle
lacrime. A me l’intellighentia mi ha sempre fatto vomitare, come diceva Roberto Rossellini. Ma
molti intellettuali andavano a vedere i miei film e si divertivano moltissimo.
Quando andavo nel cinemino di Cortina d’Ampezzo ci trovavo un sacco di intellettuali a vedere i miei film. Sono contento
che una parte della critica si sia accorta che non siamo così cani. La maggior parte dei critici non capisce nulla di cinema. Ci sono dei
critici di una rivista terrificante, FilmTv, che fanno sempre “pollice verso” ai miei film. Ma anche a quelli di mio padre, compreso
Il giardino dei Finzi Contini. Il Mereghetti? Me ne hanno regalato uno una volta. C’era una serie incredibile di improperi. L’abbiamo aperto una sera con tanta gente di cinema, ricordo Abatantuono, e
ridevamo a crepapelle. Ci trattava malissimo tutti. Proprio tutti» (a Claudio Sabelli Fioretti) • Grande successo in coppia con Massimo Boldi (con cui ha rotto da qualche anno):
«Maurizio Porro sul Corriere della Sera ha scritto che abbiamo fatto incassare più di mille miliardi in venti anni. O il Paese è completamente idiota, oppure i due idioti De Sica e Boldi non sono tanto idioti» • è sposato con Silvia Verdone (sorella di Carlo). Due figli: Brando (vedi) e Maria
Rosa. Tre grandi amici: l’attore Paolo Conticini («era un giocatore di pallone del Pisa e aveva una palestra. Gli feci un provino e
capii che funzionava benissimo»); Antonio Gallo, «mio compagno di banco dal ’58 e ora direttore di produzione»; il cognato Carlo Verdone.


Critica «Come regista De Sica manca di ritmo e di idee; come sceneggiatore di coraggio,
come attore dimostra soprattutto una somiglianza col padre» (il Mereghetti recensendo Tre) • «è Walter Chiari, più bravo ed eclettico di lui, ma rimasto egualmente prigioniero del personaggio
del vitellone» (Il Giornale) • «Ormai maschera del moderno, molto riconoscibile cialtrone all’italiana con le sue storie di corna» (Maurizio Porro).



Frasi «Il film di Natale è uno dei più difficili da fare. Intanto perché se reciti l’Amleto ne vieni fuori anche se sei un attore modesto, perché dietro hai Shakespeare. Qui no: se c’è un cane, il film proprio non funziona» • «Ho una faccia padronale, da stronzone. Non a caso ho cominciato a lavorare con i
dialetti. Quando arriverò ai 60, e ormai non manca molto, mi resteranno, come diceva papà, solo due ruoli: il generale in pensione e il cardinale» • «Pensate che c’è perfino un Christian De Sica fan club alla Bocconi di Milano, non scherzo,
esiste davvero e ha 1.500 soci. Quando l’ho detto alla mamma, lei ha borbottato: saranno 1.500 deficienti» • Sui cinepanettoni: «Sono manifestazioni d’affetto che dal pubblico ho visto riservare solo a mio padre e a Totò» • «Massimo (Boldi — ndr) è la mia Mondaini e torneremo a lavorare assieme se ci vorranno ancora» • «Non so se sono un grande attore, però mi sento amato».



Vizi «Siccome ho le mani bucate io i soldi neanche li vedo e mia moglie mi dà la paghetta».


Tifo Laziale dai tempi di Vacanze in America, film diretto dai Vanzina nell’85 in cui interpretava don Buro, arbitro di un Roma-Juve in terra straniera, «imparzialissimo, so’ daa Lazio, ve odio a tutte e due»: «Quando il film uscì nelle sale, si convinsero tutti che fossi un tifoso laziale. In realtà a me del calcio importava poco, ma la cosa mi fece ridere e col passare degli
anni sono diventato un simpatizzante. Pure del Napoli, per colpa di De
Laurentiis». [arw]