Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
DE GREGORI
Francesco Roma 4 aprile 1951. Cantante. Autore. «Credo che la musica sia migliore del cinema o della letteratura attuali. Fra le
arti è quella che resiste meglio».
Ultime Nel 2007 ha pubblicato il cd live Left&right, allegato il dvd Takes & out takes (con un’intervista di Renato Nicolini). [aqy]
Vita Francesco De Gregori si chiamava uno dei fratelli maggiori di suo padre, «aveva pochi anni più di lui», partigiano della brigata Osoppo, «nulla a che vedere con Salò, faceva la guerra ai fascisti e ai tedeschi». Ma furono altri partigiani (gappisti) ad assassinarlo, a Porzus con il
fratello di Pasolini (cui ha dedicato una canzone) • Chitarrista di Caterina Bueno, poi al Folkstudio di Roma, nel 1972 il primo
album (Theorius Campus) con Antonello Venditti, nel 1973 Alice non lo sa (che sarebbe divenuta un classico) gli valse l’ultimo posto a Un disco per l’estate. Andò meglio con Francesco De Gregori (1974, con Niente da capire), poi Rimmel (1975, con Rimmel, Pablo, Buonanotte Fiorellino). Ispirato da Bob Dylan, contestato nel 1977 al Palalido di Milano dall’estrema sinistra, continuò a raccogliere successi (nel 1978 Generale e Ma come fanno i marinai), fece una trionfale tournée con Dalla e Ron (Banana Republic), nell’82 realizzò Titanic, secondo molti il suo capolavoro (con Titanic e La leva calcistica della classe ’68) ecc. • «Al liceo, il Virgilio, leggevo Paese Sera. Non L’Unità, che mi pareva troppo schierata. Non andavo ai cortei, solo un paio di volte,
mi imbarazzava il rituale, i pugni chiusi, il canto di Bandiera Rossa. Poi arrivò il Sessantotto e mi trovai scavalcato a sinistra da gran parte dei miei
coetanei. Alcuni mi avrebbero riscavalcato a destra negli anni a venire» • «Arrivai alla Sapienza nel 1969, a diciotto anni, e all’inizio finii in braccio a Marcuse. Sociologia. Ferrarotti, Statera. Si parlava
male degli storici, di chi studiava le differenze tra le rivoluzioni francese,
americana, russa; l’importante era studiare come la rivoluzione andasse fatta. Dopo un anno e mezzo
passai alla storia. E trovai De Felice. Diedi due esami con il suo assistente
Paolo Mieli, conobbi Giovanni Sabbatucci. Con De Felice preparai la tesi di
laurea, sulle biblioteche popolari del fascismo, un interesse che mi aveva
comunicato mio padre, bibliotecario»
• «La leva calcistica parla dell’adolescenza, per anni non sono riuscito a farla, adesso la canto volentieri» • «Rimmel fu un disco anomalo, c’era un suono, però poi sono tornato indietro. Mi concentravo troppo sulle parole, cantavo male» • Su De André: «Facemmo anche un disco insieme, Volume VIII. Lui dormiva di giorno, io di notte. Fabrizio stava sveglio sino all’alba, a leggere, bere, comporre musica. Prima di andare a letto mi svegliava, e
io proseguivo il lavoro dal punto in cui l’aveva interrotto». Su Venditti: «Convinti entrambi di essere dei geni, eravamo un po’ rivali, ma siamo sempre stati amici». Su Guccini: «Ho passato un bellissimo pomeriggio a casa sua, e poi basta». Su Dalla: «C’è stata una consuetudine che si è perduta, ma della tournée ancora si parla». Su Vasco Rossi: «Mi piace molto. è figlio della sua epoca, i primi Anni Ottanta, e pur essendo un uomo di sinistra
per comportamenti e dichiarazioni, i suoi testi esprimono suggestioni
individualiste, superomiste, futuriste; categorie considerate patrimonio della
cultura di destra. è una riprova che le canzoni non devono passare attraverso i filtri della
politica»
• Sposato con la compagna di liceo Alessandra Gobbi, due figli (Marco e Federico)
• A Spello (Perugia), sul monte Subasio, ha una tenuta di dieci ettari dove
produce olio e canzoni.
Critica «Il più austero dei nostri cantautori » (Gino Castaldo) • «Uno dei non molti cantautori italiani che ha adoperato la parola, fin dai
precoci inizi, con un rispetto e una cura perfettamente letterari. Anche se De
Gregori non accetta e anzi osteggia gli apparentamenti facili tra poesia e
canzone (e non perché valuti la seconda inferiore alla prima, ma perché difende, giustamente, la preziosa e fragile specificità della parola cantata), la sua scrittura sopravvive benissimo anche svestita
della musica» (Michele Serra)
• «Se mi chiedessero qual è per me la più bella canzone italiana degli ultimi 35 anni, sarei molto indeciso tra sei o
sette titoli, tutti suoi però» (Gianni Mura).
Frasi «Il mio modo di scrivere versi è legato al non detto, all’accenno, all’allusione piuttosto che al manifesto, alla canzone col dito puntato» • «Io sono perfettamente consapevole di fare cultura. Intendiamoci, così come la fa Gigi D’Alessio» • «Il ruolo dei musicisti in America è centrale, molto più importante che da noi, e non per colpa degli artisti italiani. Da noi c’è una specie di embargo da parte della cultura ufficiale, ed è una cosa che col passare del tempo trovo sempre più insopportabile. Il primo comicaccio che fa un libro diventa un intellettuale,
molto più di quelli come me che fanno canzoni». [aqz]
Politica «Non ho mai nascosto il mio essere consonante alla sinistra, se me lo chiedono in
un’intervista dirò sempre che Berlusconi mi fa schifo e che voto a sinistra, ma tradurre tutto
questo in una canzone è diverso» • «Quando ho suonato per una causa politica mi sono sempre pentito, perché alla fine ci si sente usati. Resiste un’attitudine togliattiana: l’artista viene percepito come utile idiota. Colui che si presta. Quando i
socialisti si appropriarono di Viva l’Italia per uno spot elettorale pregai un amico di farli smettere; però non avrei mai fatto causa al Psi. Avevo scritto una canzone su Craxi, L’uomo ragno, non mi piaceva la loro arroganza, ma era pur sempre il partito di Nenni,
Lombardi e Brodolini» (ad Aldo Cazzullo) • Amico di Walter Veltroni: «Gli voglio un bene dell’anima. Abbiamo pranzato, cenato, siamo andati insieme in vacanza, sono stato suo
testimone di nozze. Però non abbiamo mai parlato di politica». Quando Veltroni salì al vertice del Pd, si mostrò piuttosto critico («tutti parlano di modello Roma. Ma Roma mi pare sempre più una città che cerca di nascondere lo sporco sotto il tappeto») e annunciò di preferirgli Rosy Bindi.
Vizi «Ho un rapporto quasi da feticista con le chitarre. Sono fra i pochissimi
oggetti, io non amo gli oggetti, però le chitarre sì quindi ho questa collezione di chitarre. Poi magari le prendo in mano e capisco
che avrei dovuto imparare a suonare meglio e a rispettarle di più».
Tifo Romanista. Ha detto di essere buon amico di Capello («ha spiegato il fuorigioco a mia moglie»).